di Claudia Cervini
Il calo del titolo a Piazza Affari, -2,5% a 0,0883 euro, lascia presagire un weekend impegnativo per Banca Carige. Non solo perché domenica 26 arriveranno i temuti risultati del comprehensive assessment della Bce, ma anche perché alla fine di questa settimana scade l’esclusiva concessa al fondo americano Apollo Management, già prorogata due volte, per la cessione dei rami assicurativi Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova.
Secondo alcuni rumor il cda avrebbe già dato via libera alla cessione del polo assicurativo a un prezzo di 300 milioni. Se così fosse la vendita non sarebbe troppo conveniente per la banca ligure, visto che al 31 dicembre 2013 le partecipazioni erano iscritte a bilancio al valore di 383,9 milioni (dopo le svalutazioni). In ogni caso la firma ancora non c’è – l’ufficializzazione dovrebbe arrivare al momento del signing – e la banca presieduta da Cesare Castelbarco Albani continua a guardare avanti (cioè al di là di stress test e cessioni) tanto da aver completato il pool di nomine alle posizioni chiave del gruppo. Anche l’ultima casella mancante sarebbe stata riempita, e il nuovo General counsel di Carige dovrebbe entrare in carica a partire dai primi di novembre. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza si tratterebbe, salvo ribaltoni dell’ultimo minuto, di Riccardo Quagliana, in uscita dal Monte dei Paschi di Siena e docente universitario presso la Luiss Business School.
Con l’ingresso di Quagliana si completerebbe la rosa dei nuovi top manager della banca. A oggi sono cinque i dirigenti «strappati» ad altri istituti e saliti in posizioni apicali: il direttore finanziario Massimo Perona (ex Generali), il direttore commerciale Claudio Gargiullo (con un passato in Mps), Pietro Ripa, a capo della divisione dedicata alle relazioni con gli investitori (anch’egli proveniente da Mps), il capo del personale Massimo Calvi (con un passato in Banca Popolare di Milano) e Gianluca Caniato promosso all’interno della direzione finanziaria (ex di Banca Akros). La nuova prima linea, insieme all’ad Piero Luigi Montani, dovrà ora tener fede al piano industriale 2014-2018 e occuparsi dei dossier caldi aperti, ma anche completare il riassetto della rete commerciale: il piano prevede la chiusura di 89-90 filiali, per scendere dalle 678 attive a dicembre 2013 alle 580-590 previste per il 2018. La principale preoccupazione, ora, rimane quella degli stress test e dell’asset quality review. Sulle quali è inutile fare previsioni, che lascerebbero spazio a inutili speculazioni, visto che nelle ultime settimane sono apparsi report contrastanti. (riproduzione riservata)