Coface ha assegnato agli Emirati Arabi Uniti (EAU) la valutazione A31 e prevede una crescita di circa il 5% per il 2014. E’ stato valutato A3 anche il contesto imprenditoriale, che tiene conto di fattori come la trasparenza finanziaria delle imprese, l’affidabilità e l’efficacia del sistema giuridico. Dopo una contrazione di circa il 5% del 2009, l’economia degli Emirati ha progressivamente recuperato sino a registrare un tasso di crescita elevato, che ha toccato il 5,2% nel 2013.

« L’economia degli Emirati Arabi Uniti resta solida, supportata sia dal settore degli idrocarburi, che dall’attività non petrolifera. La politica di diversificazione è un importante fattore per la crescita economica del paese, nella misura in cui riduce la dipendenza dal settore petrolifero e sostiene l’economia reale. Il contesto imprenditoriale migliora e le azioni intraprese per incrementare la trasparenza sono di importanza cruciale nella riduzione del rischio imprenditoriale », sostiene Seltem Iyigun, economista Coface per l’area Medio Oriente e Nord Africa.

A inizio anno, Dubai ha gestito, con il sostegno di Abu Dhabi e della Banca centrale degli EAU, il rifinanziamento a condizioni favorevoli del suo debito di circa 20 milioni di dollari, che era in scadenza. Tuttavia il peso del debito del settore pubblico di Dubai resta elevato, con un importo che aumenterà nei prossimi cinque anni, arrivando a circa 40 miliardi di dollari, nel periodo tra il 2015 e il 2017.

L’economia del paese dovrebbe essere avvantaggiata anche dall’introduzione da parte delle autorità di misure atte ad evitare un’altra bolla immobiliare. Inoltre, l’entrata in vigore di una nuova legge che riforma gradualmente la gestione d’impresa è vista come un ulteriore progresso. In ogni caso c’è ancora margine di miglioramento, ad esempio i conti finanziari delle imprese sono raramente disponibili, fatta eccezione per quelli dei grandi gruppi internazionali.

Idrocarburi: motore chiave della crescita

Gli EAU producono il 3,5% del petrolio grezzo mondiale, e detengono il 7% delle riserve note, classificandosi al settimo posto tra i paesi del mondo e al quarto tra i paesi OPEC. Nel 2013, il settore degli idrocarburi contribuisce a un terzo del PIL e le esportazioni di petrolio rappresentano circa un terzo del totale delle esportazioni. Le finanze pubbliche degli Emirati restano particolarmente dipendenti dall’andamento di questo settore, nonostante la politica di diversificazione dell’economia in atto. Il petrolio ha assicurato circa l’ 80% delle entrate del 2013. Il rischio principale di questo settore è la dipendenza del rendimento delle imprese dagli aiuti pubblici e il bilanciamento tra domanda e offerta di petrolio nel paese. Possono inoltre

costituire una fonte di rischio anche i conflitti regionali.

Agroalimentare: forte dipendenza dalle importazioni

Negli EAU sta acquisendo sempre più importanza il settore alimentare, contestualmente alla crescita della popolazione e del reddito pro capite. Il paese, che rappresenta il 20% del consumo alimentare totale dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), è il secondo maggiore consumatore dopo l’Arabia Saudita. E’ inoltre il secondo produttore di alimentari del CCG. Tuttavia i territori arabi sono limitati e il clima non è particolarmente favorevole alle attività agricole. Il governo sostiene il settore agricolo e l’industria di trasformazione dei prodotti alimentari. La forte dipendenza dalle importazioni di prodotti

alimentari è un rischio per il paese in caso si verificasse una carenza degli approvvigionamenti.

Il controllo da parte del governo sui prezzi dei prodotti alimentari rischia inoltre di avere ripercussioni negative sui margini d’impresa.

Commercio al dettaglio: un contesto favorevole alla crescita, rischi limitati

Il commercio al dettaglio è uno dei settori a crescita più rapida negli Emirati, grazie all’aumento della ricchezza, alla sostenibilità economica e al forte consumo domestico. Gli Emirati Arabi sono divenuti una destinazione turistica più popolare dato che non sono stati toccati dall’agitazione politica che ha scosso i paesi arabi, e ciò ha contribuito alla crescita del commercio al dettaglio. La crescita della concorrenza e il concomitante aumento dei prezzi, dei prodotti alimentari, dei trasporti, dei servizi per l’educazione e degli affitti possono essere considerati come maggiori rischi che pesano sull’attività del commercio al dettaglio, anche se questi rischi restano comunque limitati.

« Il nostro studio conferma che l’economia dell’area si è sviluppata significativamente nel corso dei tre anni precedenti, posizionandosi come una delle prime aree commerciali sul piano mondiale. Il commercio non petrolifero, che al primo trimestre 2014 si attesta a 256 miliardi di Dirham degli EAU, mostra un continuo dinamismo, trainato dalle transazioni estere non petrolifere di tutti i settori economici, come riportato dall’Autorità Federale delle Dogane degli Emirati. Gli Emirati Arabi rappresentano un luogo di delocalizzazione ideale per le imprese e un’isola sicura nel Medio Oriente», dichiara Massimo Falcioni, Head of the Middle East region per Coface.