di Claudia Cervini
Due buone notizie per Carige. Da una parte la banca ligure è riuscita a cedere il polo assicurativo Carige Vita Nuova e Carige Assicurazioni al fondo americano Apollo Management per 310 milioni di euro (ieri la firma) e dall’altra il socio francese Bpce (secondo azionista della banca col 10%), secondo quanto riportato dall’Ansa, sarebbe pronto a sottoscrivere pro-quota l’aumento di capitale e anche ad accrescere la sua presenza nell’istituto. Mentre la Fondazione si preparerebbe a diluirsi dall’attuale 19% fino al 5%. L’accordo raggiunto con Apollo, al termine di una serrata trattativa, ha dato respiro al titolo Carige, che ieri, dopo la seduta nera di lunedì (-17%), ha chiuso con un timido rialzo dello 0,91% a 0,0778 euro, non confermando il balzo del 4,8% in apertura. La cessione del 100% del polo assicurativo (la cui ufficializzazione è avvenuta nella mattinata di ieri prima dell’apertura dei mercati) si è chiusa dopo una lunga trattativa, complicata dall’esito degli stress test. La pagella Bce aveva infatti portato il fondo a chiedere garanzie sul perimetro della rete commerciale del gruppo, visto che l’intesa per il passaggio di mano di Carige Assicurazioni e Carige VitaNuova va di pari passo con un accordo per la distribuzione delle polizze dei rami Vita e Danni negli sportelli del gruppo bancario. Garanzie che l’istituto guidato dall’ad Piero Montani è evidentemente riuscito a fornire. La banca genovese è riuscita a tenere ferma la barra sul prezzo della cessione, che non è sceso rispetto a quanto precedentemente pattuito, ma va sottolineato che già comportava una minusvalenza: al 31 dicembre 2013 le partecipazioni assicurative erano infatti iscritte in bilancio al valore di 383,9 milioni (dopo le svalutazioni). Il closing dell’operazione, per via delle necessarie autorizzazioni, avverrà nel primo trimestre 2015. Chiusa la partita delle assicurazioni, ora Carige deve giocare due nuove round: la cessione delle attività di private banking (l’istituto controlla Banca Cesare Ponti) e del credito al consumo (Credits Servizi Finanziari). Ma quanto vale oggi la Cesare Ponti? Nel bilancio 2013 la controllata di Carige (2,464 miliardi di euro di attività intermediate, sette sportelli e 77 dipendenti) era valutata 27,5 milioni dopo una svalutazione di 18,6 milioni. Non è affatto scontato che la cessione potrà avvenire senza comportare una minusvalenza. La redditività infatti non è delle migliori, se si pensa che il 2013 della Cesare Ponti si è chiuso con una perdita di 29,6 milioni rispetto all’utile di 6,5 registrato nell’anno precedente, mentre il margine d’intermediazione è sceso da 25,8 a 3,1 milioni. Migliore è la redditività di Creditis Servizi Finanziari (40 milioni di valore di bilancio 2013), l’altro asset messo in vendita da Carige per colmare lo shortfall Bce. La società guidata da Giorgio Orioli e presieduta da Antonio Rosina ha chiuso il 2013 con un utile di 8,8 milioni, in lieve calo rispetto ai 9 milioni del 2012, mentre il margine di interesse è salito da 24,9 a 30 milioni. Se insomma i vertici di Carige riusciranno a vendere i due asset senza subire minusvalenze, la banca porterebbe a casa poco più di 67 milioni di euro. Ieri Fidentiis ha confermato sul titolo la raccomandazione buy e il range di valutazione a 0,2-0,21 euro evidenziando le indiscrezioni secondo cui la banca dopo il fallimento dell’Aqr e dello stress test potrebbe essere preda di altri istituti. Le ipotesi degli analisti spaziano da una possibile unione con Intesa Sanpaolo e Unicredit (anche se a questo proposito vanno ricordate le parole di Federico Ghizzoni che proprio lunedì ha affermato di non essere interessato a eventuali asset di Carige e Monte dei Paschi di Siena) fino a quelle con Ubi Banca e col Banco Popolare. Ma l’apertura di Bpce cambia le carte in tavola, senza considerare il fatto che potrebbe tornare alla finestra anche Andrea Bonomi. Rimane comunque incertezza su come la banca affronterà il percorso di rafforzamento patrimoniale dopo che il cda – per ovviare a un deficit di capitale di 814 milioni – domenica 26 ha deliberato un piano che prevede un aumento di capitale da almeno 500 milioni, da offrirsi in opzione agli azionisti (la banca ha anche acquisito l’impegno di Mediobanca a pregarantire, in qualità di global coordinator e bookrunner, fino a 650 milioni). Per saperne di più su come si muoverà la Fondazione in questa delicata partita bisognerà attendere i consigli di indirizzo e di amministrazione previsti per venerdì. (riproduzione riservata)