Le motivazioni dell’ordinanza, con cui il Tribunale del Riesame di Torino ha disposto lo scongelamento dei beni per 250 milioni, sequestrati lo scorso agosto a Fondiaria-Saie agli ex vertici della compagnia, tra cui Salvatore Ligresti e i suoi figli, rappresentano un buon punto di partenza per i legali della compagnia, oggi controllata da Unipol, che nell’ambito del procedimento penale cercheranno di disinnescare i possibili impatti sui conti del gruppo dell’applicazione della legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
Al di là dell’effetto concreto della decisione del riesame, che ha fatto tornare nella disponibilità dei Ligresti e degli altri ex amministratori indagati beni per circa 40 milioni (oltre ai cinque immobili dal valore di 210 milioni sequestrati alla compagnia), il fatto che il giudice non abbia condiviso la tesi della Procura sulla quantificazione del danno arrecato agli azionisti di minoranza di FonSai potrà essere usata dai legali della compagnia in caso di rinvio ai giudizio. Secondo il Riesame, infatti, il falso in bilancio, che secondo l’accusa sarebbe stato commesso dagli ex vertici diFondiaria-Sai, potrebbe sì avere alterato il valore delle azioni ma questo non ha incrementato il patrimonio della società e, quindi, non si può procedere alla confisca. In altre parole FonSai non si sarebbe avvantaggiata come società del danno arrecato ai suoi azionisti dal comportamento degli ex vertici. Il giudice ha comunque confermato la «gravità indiziaria» del quadro dipinto dagli inquirenti: «È agevole sostenere la sussistenza della società alla diffusione del bilancio contenente false informazioni». Ma «non condivide», è scritto, «il giudizio di equivalenza tra il valore del patrimonio della società e il valore delle azioni. Una volta che le azioni sono state immesse sul mercato, infatti, le oscillazioni delle quotazioni possono aumentare o diminuire unicamente il patrimonio degli azionisti». (riproduzione riservata)