Tofanelli (Assoreti), spazio alla consulenza

Insomma, ora più che mai c’è bisogno di far percepire ai risparmiatori il valore aggiunto della consulenza che viene offerta dalle reti «che da tempo riempiono di contenuto vero questo servizio a valore aggiunto per il cliente, come la gestione». Il fatto è che quando la consulenza è stata regolarizzata in Italia, con la Mifid, le autorità di controllo spinsero affinché il mercato la preferisse al puro collocamento, svilendone un po’ la portata innovativa. «La consulenza è stata vista finora come una fattispecie di conformità alla normativa», continua Tofanelli, anche se «le reti che si avvalgono di promotori fanno chiaramente consulenza, personalizzando i prodotti e i servizi sul singolo risparmiatore, offrendo piattaforme tecnologiche aperte ed evolute e verificando puntualmente la situazione dei propri clienti». L’85% dei clienti delle reti di promotori finanziari ricevono un servizio di consulenza, la gran parte di queste prevedendo che il promotore riceva retrocessioni dalle società, ma c’è anche chi ha scelto di affiancare a questo servizio quello di consulenza pura, in cui l’unica remunerazione al promotore arriva dal cliente. «Sono modelli che possono coesistere», osserva Tofanelli, «negli Stati Uniti le diverse offerte vengono segmentate in funzione della clientela» e non si tratta di modelli necessariamente in concorrenza tra loro. Del resto, allo studio c’è il passaggio dei consulenti indipendenti fee only all’interno dell’Apf, l’organismo di tenuta dell’albo dei promotori. «L’importante è che al cliente sia ben chiaro qual è il servizio che riceve», conclude Tofanelli. (riproduzione riservata)