Sibilla Di Palma
P ensioni calcolate non sulla base dei contributi versati, ma in maniera proporzionale agli anni di esercizio. Funziona così, in maniera un po’ “comunista”, il sistema previdenziale dei notai, che a parità di anzianità percepiscono tutti lo stesso importo. Un’eccezione rispetto agli altri professionisti, eccezione che si regge su un principio di solidarietà tra colleghi. Anche se, tra fatturato in calo a causa della crisi e aumento della contribuzione, qualche scontento ha iniziato a destarsi nella categoria. «Il trattamento pensionistico erogato è di tipo uniforme, sganciato da qualsiasi proporzionalità con l’ammontare dei contributi versati e variabile solo in rapporto all’anzianità di esercizio, perché l’intento è essere di supporto all’attività notarile in un senso più ampio del termine», sottolinea Mario Mistretta, presidente della Cassa nazionale del notariato. L’idea è che il notaio, svolgendo una funzione pubblica che lo obbliga a risiedere in una determinata sede, «se ha guadagnato molto non ha necessità di percepire tanto anche in pensione, mentre se ha ottenuto meno profitti durante l’esercizio dell’attività in una sede meno agiata deve avere una pensione soddisfacente », spiega Gennaro Mariconda, notaio ed ex presidente del consiglio nazionale del notariato. Una cassa, insomma, con delle caratteristiche particolari rispetto a quelle degli altri professionisti. «Molte altre casse professionali sono impostate secondo il sistema contributivo, mentre il nostro sistema è misto, cioè in parte a ripartizione (la contribuzione corrente finanzia le prestazioni pensionistiche) e in parte a capitalizzazione (le rendite patrimoniali finanziano altre prestazioni, in particolare, le indennità di cessazione)», aggiunge Mistretta. Sulle pensioni qualche scossa è arrivata con la riforma Fornero che ha aumentato il contributo soggettivo dal 33 al 40% del repertorio notarile e ha allungato l’età pensionabile a 75 anni, o 67 con 30 anni di esercizio dell’attività. A metterci lo zampino è intervenuta anche la crisi economica e tra coloro che pagano di più e che percepiranno lo stesso importo di chi ha pagato meno, ha iniziato a scoppiare qualche mal di pancia. Un malessere che inizia a prendere piede anche in rapporto all’integrazione economica a favore dei professionisti che esercitano in località svantaggiate e che si inserisce sempre nel filone della solidarietà. «In questo caso, facciamo una media nazionale: se un notaio è al di sotto di un determinato parametro lo riportiamo a un certo valore per consentirgli di esercitare la sua funzione», spiega il presidente della Cassa nazionale del notariato. L’indennità ammonta al 40% del reddito repertoriale medio nazionale, cioè fino a un massimo di 20mila euro lordi all’anno e l’integrazione viene data ai notai che non raggiungono questa cifra. «In questo periodo di forte riduzione dei repertori dove la presenza del notaio è garantita anche nelle zone disagiate, l’integrazione è abbastanza frequente: nel 2012 circa 900 notai sui 5mila che esercitano la professione erano integrabili e di questi 900 circa 130 hanno richiesto e ricevuto questo supporto». Una solidarietà che inizia però a scricchiolare in tempi di recessione. «In questo momento, come tutti i professionisti, siamo in una situazione di difficoltà che crea un disagio nella categoria. La contribuzione previdenziale, infatti, inizia a essere impegnativa a fronte di una contrazione dell’attività del 50% dal 2008 a oggi, mentre guardando ai soli dati di settembre 2013 il calo è stato dell’8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno», osserva Mistretta. Insomma, chi versa di più non è affatto entusiasta, anche se «il sistema è per ora in equilibrio. Attualmente sono circa 5mila i notai attivi e circa 2.500 i pensionati, che percepiscono un importo medio mensile di 3.600 euro netti. Resta però l’incognita legata alla crisi perché i notai versano i contributi alla Cassa sulla base del lavoro che svolgono e il lavoro dei notai è la fotografia del Paese», conclude. A sinistra, i notai in Italia regione per regione Qui sopra, Mario Mistretta, presidente della Cassa del notariato