Vittoria Puledda
C he fosse un po’ il tallone d’Achille lo si sapeva da tempo: troppi prodotti strutturati, troppi asset difficili da valutare, soprattutto in mancanza di un chiaro mercato di riferimento, per segnare un prezzo. Da cui l’indicazione: ridurre e ove possibile cogliere tutte le opportunità per vendere ed alleggerire le posizioni. Con questa prescrizione si è conclusa la lettera con cui l’Ivass ha autorizzato, a fine luglio, la fusione tra Unipol assicurazioni e le compagnie ex Ligresti. Prodotti strutturati peraltro su cui non si è ancora concluso l’esame della Consob, a suo tempo sollecitato anche dalla Procura di Milano. Non è l’unico punto sollevato dall’Ivass e su cui l’altra autorità, la Consob, ha voluto che fosse data massima pubblicità, prima delle assemblee di fusione. Anche la governance del nuovo gruppo, con la distribuzione delle deleghe, è stata messa in primo piano, insieme alla massima attenzione alla politica di remunerazione dei soci, che dovrà tener conto degli indici di solvibilità del nuovo gruppo. Insomma, l’Ivass ha detto sì alla fusione ma ha anche fissato precisi paletti; starà alla nuova realtà congiunta dimostrare, conti alla mano, che l’intero è superiore alla somma delle parti. E che le osservazioni dell’Ivass sono incentivi a far meglio, non fattori di criticità.