di Andrea Di Biase

Si estende anche ai revisori il fronte degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla passata gestione di Fondiaria-Sai. Si tratta del responsabile della revisione, Ambrogio Virgilio, socio della Reconta Ernst & Young, e di Riccardo Ottaviani, attuario incaricato per il ramo Rc Auto.

L’accusa per entrambi è di concorso in falso in bilancio aggravato. Sale così a 20 il numero degli indagati (persone fisiche ed enti). Gli avvisi di garanzia e di contestuale conclusione delle indagini preliminari, spiccati dai magistrati Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, sono stati notificati ieri mattina dai finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria di Torino. L’ipotesi investigativa è quella di aver concorso alla falsificazione del bilancio diFondiaria-Sai del 2010, certificandone rispettivamente, sia la correttezza delle poste sia la congruità delle riserve, con l’aggravante di aver recato, a non meno di 12 mila risparmiatori, un danno pari a 251 milioni di euro. In ogni caso, i revisori non avrebbero impedito l’evento, esprimendo un giudizio di conformità del bilancio alle norme che ne disciplinano i criteri di redazione ed evidenziando, in particolare, che lo stesso rappresentava in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria, nonché il risultato economico di Fondiaria-Sai.

Sempre nel corso della giornata di ieri, sono stati notificati anche i provvedimenti di chiusura delle indagini nei confronti dei membri del collegio sindacale della compagnia assicurativa (Benito Giovanni Marino, Marco Spadacini e Antonino D’Ambrosio), raggiunti dagli avvisi di garanzia lo scorso 24 luglio. Nei giorni scorsi il giudice delle indagini preliminari, accogliendo la richiesta della Procura di Torino, ha deciso il giudizio immediato, fissato per il 4 dicembre, per Salvatore Ligresti e la figlia Jonella e per altri tre ex manager della FonSai: si tratta dell’ex vicepresidente Antonio Talarico, dell’ex ad Fausto Marchionni e del suo successore Emanuele Erbetta. Rito ordinario invece per l’altro figlio dell’ingegnere di Paternò, Paolo Ligresti, che si è sottratto alla giustizia italiana, essendo cittadino svizzero. L’altra figlia di Ligresti, Giulia, è invece uscita dal processo dopo aver patteggiato una condanna a due anni e otto mesi.

Sul fronte civile, riprenderà oggi, dopo la prima udienza del 6 agosto scorso, la causa sul sequestro conservativo da 245 milioni avanzata nei confronti di Salvatore, Jonella e Giulia Ligresti nonché di Marchionni e Talarico. Nella richiesta promossa (e votata in assemblea il 14 marzo scorso anche da Unipol) dal commissario ad acta nominato dall’Isvap, Matteo Caratozzolo, era stato indicato in almeno 130 milioni il danno causato a FonSai e in circa 115 milioni quello provocato a Milano Assicurazioni. Oggi i legali dovranno consegnare, come richiesto dal giudice del Tribunale civile di Milano, Angelo Mabriani, nuovi documenti e memorie per chiarire gli aspetti della vicenda. Il giudice dovrà valutare in primis se «il credito dei ricorrenti è verosimilmente esistente», quindi valutare il periculum in mora ossia se il sequestro dei beni è necessario per evitare di lasciare a bocca asciutta i creditori.

 

Una delle cose che dovrà essere considerata è quanto grande il «patrimonio del potenziale obbligato». Gli avvocati dei Ligresti punterà in primo luogo a far dichiarare inutile il sequestro alla luce della manleva civile concessa da Unipol con l’accordo del gennaio 2012, ma poi eliminata su richiesta della Consob. Allo stesso tempo i legali degli ex azionisti di riferimento di FonSai proveranno a convincere il giudice che nel patrimonio della famiglia figurerebbero anche i 45 milioni chiesti dai Ligresti come buonuscita e indicati nel papello siglato dall’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, cui la banca d’affari non riconosce alcun valore legale. (riproduzione riservata)