di Francesco Ninfole
La Tobin tax è da ieri un progetto concreto per undici Paesi Ue. Tra questi c’è anche l’Italia. Il no del Regno Unito aveva bloccato per lungo tempo ogni discussione sulla materia. Ma alcuni Stati hanno comunque deciso di andare avanti attraverso la cooperazione rafforzata, che permette a un gruppo di Paesi (almeno 9 su 27) di procedere da soli, anche senza un accordo tra tutti. Fino a lunedì erano sette i Paesi a favore: oltre a Francia e Germania, i maggiori sostenitori della tassa, avevano già detto sì anche Austria, Belgio, Slovenia, Portogallo, Grecia. A questo elenco si sono aggiunti ieri anche Italia, Spagna, Estonia e Slovacchia: queste ultime adesioni hanno dunque reso possibile la cooperazione rafforzata. L’ok di Italia e Spagna, arrivato in extremis, ha fatto pensare a un via libera legato anche alle negoziazioni in corso sull’unione bancaria e sugli aiuti del fondo Esm. Fonti ufficiali hanno fatto riferimento soltanto a dubbi legati all’introduzione della Tobin Tax in un numero di Stati limitato: «Non è stata una decisione facile, avremmo preferito che ci fossero stati più Paesi, ma sosteniamo l’intenzione della Commissione e manderemo una lettera formale nei prossimi giorni. Speriamo che altri governi si aggiungano», ha detto l’ambasciatore presso la Ue Ferdinando Nelli Feroci, che ieri era all’Ecofin al posto del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. L’adesione di un ampio numero di Paesi è decisiva per l’efficacia della tassa: in caso contrario, diventa alto il rischio che i capitali si spostino nelle aree non tassate. Lo sa bene il premier Monti, che è stato allievo di James Tobin, l’economista premio Nobel che ha dato il nome all’imposta. La nuova proposta per la tassa sulle transazioni finanziarie sarà presentata quasi sicuramente all’Ecofin del 13 novembre, secondo quanto anticipato ieri dal commissario Ue per la Fiscalità, Algirdas Semeta. Il testo aggiornato della Commissione sarà basato in linea di massima su quello presentato nel settembre 2011, ma subirà alcune variazioni. Per il momento la proposta Ue prevede una tassa dello 0,1% su tutte le transazioni relative ad azioni e titoli e dello 0,01% sulle transazioni sui derivati. Secondo i calcoli di Bruxelles, la Tobin tax frutterebbe circa 57 miliardi di euro l’anno, considerando però tutti i 27 Paesi. «L’obiettivo è far pagare la giusta quota della crisi al settore finanziario, che ha ricevuto dai governi europei aiuti per 4.600 miliardi», aveva detto il presidente, Josè Manuel Barroso. Per minimizzare i rischi di delocalizzazione, la tassa si applicherebbe a qualunque transazione che riguardi almeno un’istituzione finanziaria con sede nei Paesi coinvolti. Dopo il raggiungimento del quorum per la cooperazione rafforzata, il prossimo passo è la trasmissione della decisione alla Commissione, che informerà il Consiglio, il quale deve dare l’ok a maggioranza qualificata. Le principali novità potrebbero riguardare il calcolo della tassa, ma anche la destinazione del gettito. Finora Bruxelles voleva utilizzare la somma incassata per il bilancio Ue. Grilli, però, ieri ha fatto riferimento all’impiego della Tobin tax per coprire il fabbisogno del ddl stabilità. Perciò le entrate, almeno in parte, potrebbero essere indirizzate direttamente alle casse degli Stati. Il ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos, ha detto che l’accordo di ieri porterà a «una buona fonte di entrate», mentre il ministro tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha frenato sui tempi di introduzione: «Siamo ancora lontani». Gran Bretagna, Svezia e Olanda hanno confermato l’opposizione. I ministri delle Finanze svedese e olandese hanno detto che la tassa sarebbe pericolosa per l’economia. Il cancelliere dello scacchiere George Osborne ha assicurato che Londra «non aderirà alla Tobin tax europea» e che (come era facile prevedere) «non metterà i bastoni tra le ruote ai Paesi che vorranno introdurla». Il sì dell’Italia è stato accolto positivamente da Pd, Sel e Idv. Critica Assosim, che considera la tassa «distorsiva e inefficace». L’Abi aveva già messo al lavoro una task force per studiare le ricadute operative delle norme sulle transazioni finanziarie proposte da François Hollande in Francia. L’Ecofin intanto ieri ha discusso anche dell’introduzione di Basilea 3 in Europa: restano nodi da sciogliere nelle negoziazioni con l’Europarlamento, ma si prevede comunque un via libera definitivo «entro fine anno». (riproduzione riservata)