Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Pasquale Laera sul Decreto Sviluppo approvato dal Consiglio dei Ministri il 4 ottobre.
Le reazioni diametralmente opposte dell’ Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici e i le rappresentanze sindacali degli agenti sono sintomatiche di una distanza che non sembra più di interessi ma ideologica.
Se infatti proviamo ad analizzare i passaggi salienti del testo del decreto legge “Sviluppo” riguardanti il settore assicurativo e le relative letture che, di primo acchito, ne hanno dato ANIA e Sindacati degli agenti, osserviamo che il tema di maggiore interesse sembra quello dell’apertura alla collaborazione tra intermediari iscritti a sezioni diverse .
Da un lato l’ANIA riduce la sua visione all’ammucchiata del tutti con tutti, giungla senza regole, con danno alle Imprese e lievitazione di costi. Costi che, naturalmente, verrebbero addebitati ai clienti-consumatori .
Dall’altro lato i Sindacati (Sna e Unapass) si rincorrono nell’accreditarsi una vittoria epocale, con i toni trionfalistici di chi ha vinto una battaglia di civiltà .
Sacrosanta è semmai da valutare la soluzione sul contrasto alle frodi, mentre giudico problematico il divieto del “tacito rinnovo”. Altrettanto valido e rafforzato il tema della formazione; giusto il riallineamento dei termini prescrizionali sulle polizze vita dormienti ed infine, dulcis in fundo, abbiamo il “contratto base” RCA sul quale il divertimento è garantito (scusate l’eufemismo) .
Scarso valore sembra annettersi, invece, al tema dell’innovazione cui il testo del decreto fa ripetuti riferimenti .
A noi pare, però che se ANIA e rappresentanze degli agenti facessero entrambe “mea culpa” sull’approccio con cui si sono misurate fino ad oggi, il tema dell’innovazione potrebbe essere il fulcro su cui sviluppare un possibile e finalmente ritrovato confronto.
L’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici sconta anni di ritardo sulla presa di coscienza che:
1. senza l’attivazione di investimenti industriali sui modelli di gestione dei carichi amministrativi progressivamente, e comodamente, scaricati negli anni sulle agenzie,
2. senza la ricerca di modalità nuove e condivise dell’attività di distribuzione,
3. senza l’approfondimento di processi e prodotti adeguati alle incalzanti modalità di approccio dei consumatori ad un mondo digitale
è sicuro che non si creeranno i presupposti per assicurare sviluppo e prosperità alle compagnie stesse.
Le rappresentanze degli agenti italiani, invece, concentrati sulla ricerca di riscatto dalle compagnie affamanti, talvolta con toni fantozziani, scontano il ritardo nella consapevolezza, consolidata dai “decreti Bersani”, del riconoscimento ( forzato ) delle reti agenziali come “asset rilevante” su cui si fonda, per ora, il valore di una compagnia di assicurazioni, hanno finito per perdere di vista la funzione di stimolo e di confronto non demagogico, facendosi percepire dal grande pubblico (e anche dalle istituzioni) sempre e solo come controparti .
Una occasione persa, il post-Bersani, per elaborare progetti fondati sulla convergenza di interessi e non sulle pregiudiziali ideologiche .
Inutile, quindi, denunciare (come fa l’ANIA) o esultare ( come fanno i rappresentanti degli agenti) se non si condivide l’urgenza di attivare, senza ulteriori ritardi, un’analisi comune sulla necessità di approfittare degli strumenti che la tecnologia offre a chi voglia adeguare il proprio business e consolidarlo per il futuro, secondo modelli aggiornati.
Serve un rinnovato patto tra le compagnie , che abbiano alla guida manager illuminati e dotate di strutture adeguate, e gli agenti. Questi ultimi capaci di affidarsi a rappresentanti effettivamente concentrati su interessi e visioni imprenditoriali.
Vogliamo compagnie che mostrino volontà di investire in tecnologie e nell’offerta di know-how a agenti predisposti a valorizzare il proprio patrimonio relazionale, mettendo a disposizione competenze, capacità organizzativa ed imprenditoriale .
Coniugare gli interessi in funzione del ritardo del mercato italiano nella spesa assicurativa pro-capite in funzione delle potenzialità in vari settori del “non auto” a causa del venir meno del welfare e delle esigenze di sicurezza di cittadini ed imprese, credo, giustifichi ampiamente uno sforzo comune tra compagnie ed Intermediari .
In questa ottica pro-attiva, le novità apportate dal decreto forse, possono dare un impulso forte all’esigenza di rilanciare nel segno dell’innovazione l’industria delle assicurazioni in Italia. Nella misura in cui si vorrà vivere come un’occasione preziosa l’inedita indicazione a tutte le parti coinvolte, di compartecipare, con la nuova Authority Ivass, alla regolamentazione delle linee guida stabilite dal Governo.
L’alternativa torna ad essere lo scontro, spesso pregiudiziale, la recriminazione su vicende passate e la divisione di interessi che, invece, potrebbero proficuamente coincidere.