Un lavoratore su dieci in Europa ha preso permessi per assentarsi dal lavoro a causa della depressione. La media è di 36 giornate perse per ogni episodio di depressione, per un totale superiore a 21mila giornate lavorative. Lo rivela l’indagine Idea (Impact of Depression in the Workplace in Europe Audit), promossa dalla European Depression Association (Eda), alleanza di organizzazioni, pazienti, ricercatori e professionisti della sanità di 17 Paesi, e presentata in anteprima in occasione della Giornata Europea sulla Depressione del primo ottobre, incentrata quest’anno proprio sul tema della depressione sul luogo di lavoro.
In Italia la percentuale più bassa. La ricerca, i cui risultati completi saranno pubblicati il prossimo anno, è stata condotta in tutta Europa tra il 30 agosto e il 19 settembre su un campione di 7.065 persone di età compresa fra i 16 e i 64 anni che sono lavoratori e dirigenti, o che lo sono stati negli ultimi 12 mesi, utilizzando il panel online Ipsos Mori. Ne è emerso che il 20% degli intervistati ha avuto una diagnosi di depressione, con la percentuale più alta registrata in Gran Bretagna (26%) e la più bassa in Italia (12%). Tra i lavoratori affetti da depressione, quelli residenti in Germania (61%), Danimarca (60%) e Gran Bretagna (58%) si assentano con maggiore frequenza dal lavoro, mentre i residenti in Turchia sono quelli che si assentano meno frequentemente (25%). Germania e Gran Bretagna condividono anche il poco invidiabile primato dei giorni di assenza dal lavoro dovuti alla depressione (41 per ogni episodio), quasi il doppio rispetto alla media di 23 giorni dell’Italia, che anche in questo caso ha fatto segnare il dato più basso.
Un problema da 92 miliardi di euro. I costi della depressione nei Paesi dell’Unione Europea sono stati stimati in 92 miliardi di euro nel 2010, con una perdita di produttività dovuta all’assenteismo (prendere permessi dal lavoro) e anche al cosiddetto “presenteismo”, ovvero l’essere presenti sul lavoro mentre si è malati. Nonostante gli alti tassi di assenteismo dovuti alla depressione, una persona su quattro tra quelle affette da depressione ha dichiarato di non aver comunicato il proprio problema al datore di lavoro. Tra queste, una su tre ha spiegato che farlo avrebbe potuto mettere a repentaglio il suo posto di lavoro nell’attuale scenario economico segnato dalla crisi.
I dirigenti senza sostegno e risorse. La depressione, sottolinea la ricerca, è il problema prevalente a livello di salute mentale tra le persone in età lavorativa, eppure quasi un dirigente su tre ha dichiarato di non avere alcun sostegno formale né risorse per affrontare il problema, mentre il 43% ha chiesto migliori politiche e una migliore legislazione per proteggere i lavoratori. Alla domanda su cosa fosse necessario fare per sostenere i dipendenti affetti da depressione sul posto di lavoro, i dirigenti spesso hanno citato maggiori servizi di consulenza, una migliore legislazione e migliori politiche governative. In Turchia, per esempio, i dirigenti hanno insistito soprattutto sulla necessità di una legislazione migliore (55%) e sulla formazione per tutti i dipendenti (63%), mentre i dirigenti tedeschi hanno detto di considerare prioritaria la formazione dei manager (53%).
Scarsa consapevolezza dei sintomi. I sintomi cognitivi della depressione, come la difficoltà di concentrazione, l’indecisione e la smemoratezza, causano problemi significativi nelle funzioni e nella produttività sul lavoro e sono presenti nel 94% dei casi di depressione. Dall’indagine Idea emerge tuttavia una scarsa consapevolezza di questi sintomi. Alla richiesta di identificare i segni della depressione, infatti, solo un terzo del campione ha indicato la smemoratezza, il 44% l’indecisione e il 57% le difficoltà di concentrazione. L’88% degli intervistati, invece, ha citato come sintomi il cattivo umore o la tristezza.
Fonte: INAIL