di Andrea Di Biase
Le ultime tre assemblee di Fondiaria-Sai tenutesi nel corso del 2012 non si sono certo distinte per presenza di investitori istituzionali. Lo scorso 19 marzo, quando i soci di FonSai votarono per la prima volta sull’aumento di capitale da 1,1 miliardi, i fondi di investimento rappresentati dallo studio legale Trevisan contavano solo l’1,87% del capitale ordinario della compagnia. Una presenza cresciuta fino al 2% in occasione dell’assemblea di bilancio del 24 aprile e arrivata al 2,5% lo scorso 27 giugno, quando i soci hanno deliberato nuovamente in merito all’aumento di capitale (Sator e Palladio avevano infatti minacciato di impugnare la delibera del 19 marzo per un vizio di forma). In tutte e tre le assemblee i fondi rappresentati erano esclusivamente fondi esteri, prevalentemente anglosassoni, mentre non era presente nessun operatore italiano. Nel frattempo qualcosa deve essere successo se, come testimoniato dalla documentazione presentata in vista dell’assemblea del 29-30 ottobre, i fondi italiani hanno preso posizione sul titolo della compagnia ormai controllata da Unipol. Se era nota la partecipazione rilevante dei fondi gestiti da Anima Sgr (anche se l’1,39% indicato nei documenti per la presentazione della lista di minoranza è inferiore al 2,4% risultante dalle comunicazioni alla Consob), non si conoscevano invece quelle degli altri fondi gestiti dalle Sgr italiane e dalle loro emanazioni estere. Nel dettaglio, nella documentazione allegata alla lista predisposta sotto la supervisione di Assogestioni, che candida Gianpaolo Galli per l’unico posto riservato alle minoranze, emerge che i fondi gestiti da Arca Sgr detengono complessivamente lo 0,97%, quelli di Mediolanum circa l’1,25%, mentre quelli riferibili al gruppo Intesa Sanpaolo (Eurizon Capital e Fideuram Gestions) circa l’1%. Un altro 0,16% fa invece capo a i fondi gestiti da Pioneer, la società di gestione del risparmio di Unicredit, che detiene anche direttamente il 6,6% di FonSai. Complessivamente i fondi promotori della lista detengono il 4,82% della compagnia. Ma è molto probabile che la lista di minoranza riesca a raccogliere anche il voto dei fondi esteri. Ciononostante è pressoché scontato che la lista che otterrà il maggior numero di voti sarà quella presentata da Premafin, forte del 36% di Fon- Sai, cui si somma anche il 5% detenuto direttamente da Unipol. Lista guidata da Fabio Cerchiai, già indicato dai bolognesi come prossimo presidente di FonSai. Il nuovo cda dovrà definire il progetto per la fusione a quattro con Premafin, Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni. Lontano dai riflettori procede intanto il lavoro dei curatori fallimentari di Sinergia e Im.Co, le due società immobiliari della famiglia Ligresti dichiarate fallite lo scorso giugno. Sabato scorso si è chiuso il termine concesso ai creditori per insinuarsi al passivo della società (anche se la legge prevede insinuazione tardive). Secondo quanto appreso, il debito di Sinergia ammonterebbe a circa 100 milioni, di cui la quota maggiore farebbe capo alle banche. Il passivo maggiore sarebbe invece concentrato in Im.Co, visto che, dopo l’operazione di rifinanziamento del gruppo dell’estate 2011, sia il debito sia gli asset sono stati spostati prevalentemente su questo piano della catena societaria. Per ora verso Im.Co sarebbero emerse passività superiori ai 250 milioni, ma per le insinuazioni c’è ancora tempo qualche giorno, visto che la scadenza è prevista per la fine di questa settimana. Tra i creditori delle due società, oltre alle banche, figurano anche FonSai e Milano (e in misura minore anche Premafin) che stanno predisponendo le carte per avere ragione del proprio credito. (riproduzione riservata)