Roma Ora che la crisi del debito pubblico italiano sembra, se non completamente rientrata, quantomeno sotto controllo, la preoccupazione di molti italiani facoltosi si sposta dalla tenuta del portafoglio di investimento a fisco e tasse. «Ci sono un po’ di timori per l’introduzione di un’imposta patrimoniale e per un possibile incremento delle imposte sulle successioni», racconta Paolo Ludovici, socio dello studio fiscale Maisto e Associati. Due temi delicati e ‘politici’, molto dipenderà di chi uscirà vincitore dalle prossime urne. Oggi l’aliquota dell’imposta sulle successioni è del 4%, ma sono in molti a pensare che difficilmente rimarrà su questi livelli nel lungo periodo. «Ci sono persone pronte a effettuare trasferimenti di patrimoni che consentano di prendere beneficio dell’attuale sistema: preferiscono, quindi, fare una donazione oggi, scontando un 4% che però dovrebbe mettere al riparo da successive modifiche alla normativa », spiega Ludovici. Quanto a un’eventuale imposta patrimoniale, l’unico modo, lecito, di evitarla, secondo l’esperto fiscale, è trasferire non solo la propria residenza all’estero, ma anche i diversi asset. Ma, come fa osservare un operatore del private banking, di fatto una mini-patrimoniale è stata già introdotta, almeno per i patrimoni mobiliari, ed è l’imposta di bollo sui depositi titoli che dal prossimo anno salirà allo 0,15%. Qui la possibilità di trasferire le proprie attività finanziarie all’estero potrà determinare effetti fortemente distorsivi: se a farlo, senza passare per un intermediario italiano, è una persona fisica, sarà comunque assoggettata a un’imposizione dello 0,15%; se il trasferimento lo effettua una società, non pagherà nulla. Molte società stanno pensando di spostare i loro conti all’estero per evitare l’imposta. «E’ una norma che di fatto va a scapito degli intermediari italiani e a favore di quelli esteri », commenta Ludovici. Con un ulteriore discriminazione: «Ci sono intermediari italiani che controllano realtà operative all’estero e intermediari che ne sono privi e questi», sottolinea Ludovici, «o perdono clienti e asset, oppure negoziano con i clienti, offrendo di pagare in loro vece l’imposta di bollo». Ma in che misura il timore di modifiche alle imposte di successione e l’introduzione di una patrimoniale turbano il sonno della clientela private? «Per la verità, non ho sentore di particolari preoccupazioni tra gli operatori o tra la clientela su questi temi», afferma Saverio Perissinotto, condirettore generale vicario di Intesa Sanpaolo Private Banking. Pur senza particolari allarmi, successioni e passaggio generazionale restano, comunque, temi di particolare rilevanza per la clientela private, non fosse altro perché, come fanno notare in Credem, il 30% della ricchezza finanziaria in Italia è riferibile a risparmiatori con più di 70 anni e almeno il 40% delle piccole aziende a conduzione familiare nei prossimi anni dovrà affrontare la complessità del passaggio generazionale. «In un contesto in cui la crisi economica ha reso le famiglie finanziariamente più fragili, le tematiche inerenti agli eventi successori e al passaggio generazionale stanno catalizzando le attenzioni di molti risparmiatori e imprenditori », osserva Giancarlo Caroli, responsabile private banking Credem. Per quanto riguarda le successioni, Perissinotto di Intesa Sanpaolo Private Banking ricorda come l’attuale normativa preveda una franchigia di un milione di euro per ogni erede diretto e che tutti i patrimoni investiti in titoli di Stato sono esenti da imposte di successione. «Le polizze vita restano lo strumento di trasmissione patrimoniale principe; c’è una sospensione di imposta fino al momento del riscatto o del decesso dell’assicurato, nel qual caso il patrimonio finanziario passa agli eredi in maniera trasparente e in totale esenzione di imposte di successione e di capital gain. Ma non c’è un unico prodotto, un’unica soluzione, bisogna capire quali sono le esigenze dei clienti, la situazione di partenza e in funzione di questi elementi ricercare la soluzione più efficiente ». Per le problematiche più complesse Intesa Sanpaolo Private Banking mette a disposizione del cliente il servizio di Wealth Management, con i suoi esperti legali e fiscali e il supporto di un team specializzato è offerto da molti altri intermediari. «L’analisi progettuale relativa alla tematica successoria coinvolge circa il 15% dei nostri clienti che rappresentano più di un quinto della raccolta della divisione private banking di Credem », conferma Caroli. «In particolare, con il nostro servizio di family planning effettuiamo una diagnosi approfondita del nucleo familiare e degli obiettivi di lungo periodo, per fornire supporto e pianificazione adeguata, con spiccata ottica intergenerazionale e di welfare familiare». In UBI Private Banking sono gli specialisti del Family Business Advisory ad assistere la clientela nelle fasi più delicate della vita delle famiglie, come la gestione del passaggio delle responsabilità tra i membri della famiglia e soggetti esterni a cui affidare il governo del patrimonio e dell’azienda. «Quando è la gestione dell’impresa familiare la principale esigenza del cliente», spiega Carletto Biolcati, responsabile del servizio Pro — Active Wealth Advisory, «si identificano soluzioni che garantiscono la continuità aziendale attraverso regole e meccanismi trasparenti e condivisi per identificare i membri della famiglia più adatti a ricoprire cariche aziendali e per assegnare i ruoli con soluzioni che stabiliscano equilibrio tra la gerarchia familiare e l’organizzazione dell’impresa stessa». (m. mang.)