Barclays si compra Ing Direct Uk. Non sorprende che questa sia la prima operazione firmata dal nuovo chief executive dell’istituto britannico (ha sostituito quel Bob Diamond trascinato nel fango dallo scandalo sulla manipolazione dei tassi interbancari, per cui Barclays ha patteggiato una cospicua uscita), Antony Jenkins che prima di salire al timone guidava le operazioni di Barclays nel retail banking. E acquistare il business britannico di Ing Groep in risparmi e prestiti (con 1,5 milioni di clienti) significa tornare ad accelerare proprio sul retail, cercando di cancellare gli anni in cui Barclays come molti altri colossi del credito aveva puntato tutto sull’investment. La stessa parabola che, per esempio, ha seguito Deutsche Bank, tornata a sposare il vecchio caro sportello, dopo essersi scottata con i subprime.
Ing aveva annunciato in agosto l’intenzione di uscire dal mercato britannico, all’interno del piano di dismissioni previsto dal salvataggio organizzato dallo Stato olandese. Anche se in realtà la vendita non rientra in quelle richieste dai regolatori, ma riflette la decisione di Ing di focalizzarsi sui mercati in cui ha business più solidi (gli olandesi continuano a operare in diversi Paesi europei, Italia compresa). In agosto, Ing ha venduto anche le attività in Canada a Scotia Bank per 3,1 miliardi di dollari (pari a poco meno di 2,5 miliardi di euro). Di fatto in questo caso il gruppo di Amsterdam paga Barclays per prendersi Ing Direct UK, compresi 750 dipendenti, 10,9 miliardi di sterline (13,5 miliardi di euro) di depositi e 5,6 miliardi (pari a poco meno di sette miliardi di euro) in mutui. Barclays pagherà i prestiti con uno sconto del 3% rispetto al face value, il che procurerà a Ing una perdita di 320 milioni di euro (i depositi saranno invece acquistati al loro valore effettivo).
Secondo gli analisti di Mediobanca l’acquisizione ridurrà il rapporto prestiti-depositi dal 108 al 103% per la banca britannica. «È una mossa positiva per entrambe le banche – spiegano – visto che Ing continua a ridurre la leva come programmato. Mentre per Barclays la transazione non solo aiuta ad avvicinarsi agli obiettivi di rapporto loan-to-deposit ma mostra anche che la banca si è lasciata alle spalle i problemi estivi ed è impegnata nell’espansione del suo business». Il mercato è stato tutto sommato freddo nei confronti della notizia: Barclays ha chiuso ieri in flessione di uno 0,36% comunque migliore dello 0,54% perso dal Ftse 100 nel suo complesso, mentre Ing Groep è stato tra i peggiori titoli dell’indice delle blue chip di Amsterdam, limitando comunque la perdita all’1,19% nella seduta.
«Visto che questo deal segnala la volontà di modificare la strategia da parte del nuovo chief executive Jenkins, riducendo la dipendanza dall’investment banking, lo consideriamo come positivo», ha sottolineato Vivek Raja, analista di Oriel Securities. La scorsa settimana Barclays ha annunciato un rimescolamento delle sue attività di investment per tagliare costi e preparararsi alle nuove regole per il settore e ha promosso due dei suoi massimi dirigenti del consumer banking. La banca ha sottolineato che l’acquisizione degli asset di Ing si integra bene con il suo business nel retail britannico in cui ha circa 15 milioni di clienti. Ing Direct era stata lanciata in Gran Bretagna nel 2003 ed era una delle più aggressive nuove banche, utilizzando il suo riconoscibile marchio del leone color arancio e rivoluzionando il mercato del risparmio nel Paese offrendo tassi elevati su conti prevalentemente online.