di Francesco Ninfole
La Tobin Tax è inefficace: per frenare davvero la speculazione servirebbe piuttosto colpire l’high frequency trading. È questa l’opinione di Assosim, che nei prossimi giorni potrebbe pubblicare un manifesto per un’imposta sulle transazioni speculative. Gianluigi Gugliotta, segretario generale dell’associazione, spiega a MF-Milano Finanza le ragioni per cui, secondo l’associazione, i governi stanno andando nella direzione sbagliata: «L’Ue non sarebbe comunque in grado di raccogliere le cifre previste sulla Tobin Tax, poiché nei calcoli sul gettito si deve considerare anche l’impatto negativo sul pil, legato soprattutto ai costi aggiuntivi di finanziamento sui mercati primari per le imprese. La tassa, è vero, si applica sul secondario, ma i prezzi su questo mercato incidono poi sul rendimento che l’investitore chiede all’emittente in fase di collocamento». C’è da aspettarsi che i costi siano pagati dai clienti? «Questo è inevitabile », dice Gugliotta. «Non si tratta di una tassa sulle banche, ma sui clienti delle banche e sull’investitore finale». Quando il governo Berlusconi varò l’imposta sugli estratti conto, gli istituti tuttavia pagarono senza troppi problemi. «Stavolta è diverso», spiega Gugliotta. «Anche allora si trattava di un’imposta sui clienti, ma l’importo era esiguo. Oggi invece l’intermediario chiede in media commissioni di 1-2 punti base: non potrà farsi carico di un’imposta di 20 punti base, come quella francese, o di 10 punti base, come chiede Bruxelles». L’imposta sulle transazioni finanziarie definita in Francia, secondo il segretario generale di Assosim, coinvolge le banche in modo molto limitato: «Si applica sul saldo tra acquisti e vendite, quindi gli istituti non pagano nulla se chiudono la giornata a saldo zero, come succede per tutte le banche che non prendono rischi in conto proprio». Ma se l’Europa seguisse questa strada, non sarebbe comunque un modo utile per scoraggiare il proprietary trading? «Forse lo sarebbe, però gli 11 Paesi che hanno aderito alla cooperazione rafforzata dell’Ue non sono certo quelli dove gli istituti sono i più attivi nelle negoziazioni in conto proprio. La Commissione ha detto di voler punire le banche che hanno causato la crisi, ma la tassa non riguarderà le banche maggiormente responsabili, come quelle anglosassoni. Gli obiettivi di Bruxelles finora sono stati piuttosto confusi». Il modello basato sui saldi a fine giornata, secondo Gugliotta, ha l’ulteriore svantaggio di non colpire il trading speculativo ad alta frequenza: «Se un operatore trasmette una quantità enorme di ordini, e poi dopo pochi millisecondi li cancella, speculando su micro-variazioni dei prezzi, alla fine non paga nulla. Si colpisce invece il cliente retail o il fondo d’investimento o previdenziale, che vogliono davvero comprare o vendere: non cancellano gli ordini e a fine giornata hanno di solito un saldo positivo». Perciò Assosim pensa a una proposta che trasformi in un’imposta l’attuale penale che Borsa Italiana chiede per gli operatori che non eseguono neppure un ordine su 100 immessi. «Bisognerebbe trasformare la commissione di negoziazione di Borsa Italiana in una vera tassa sulle transazioni finanziarie speculative. Gli intermediari sarebbero disposti anche ad alzare il rapporto fino a dieci a uno». In sostanza, la tassa potrebbe colpire le operazioni non eseguite oltre la soglia di un ordine eseguito ogni dieci immessi (invece che 100). Quando si tassano le transazioni finanziarie si temono sempre fughe di capitali. È questo un rischio concreto per l’Europa? «Dipenderà da come verrà definita la tassa», dice Gugliotta. «Sarebbe più probabile secondo le norme della prima bozza Ue, rispetto alle norme francesi. La tassa di Hollande colpisce tutte le operazioni su un titolo francese, anche se sono effettuate tra soggetti americani a Hong Kong. Di fatto non c’è possibilità di elusione. Però oggi circa il 40% delle operazioni sono fatte da soggetti che non operano sulla base dei fondamentali: per questi soggetti è del tutto indifferente usare titoli francesi o di un’altra nazione non tassata. Le società francesi dovranno però promettere un tasso più alto sui bond, perché in prospettiva potrebbe costare di più scambiarli sul mercato ». Dieci punti base sono un valore davvero decisivo? «Sono tanti, significano perdita di competitività per l’industria e di posti di lavoro ». Perciò il suggerimento al Tesoro è quello di «colpire piuttosto l’high frequency trading». (riproduzione riservata)