Scenari

Il mercato italiano negli ultimi anni mostra una crescita altalenante guidata prevalentemente dai rami vita, rami danni in stagnazione, redditività in calo, crisi dei mercati finanziari.
Per imprese e intermediari lo scenario non è tranquillizzante.
Solo un effettivo cambiamento del rapporto tra imprese e agenti
potrebbe dare nuovo impulso allo sviluppo dell’attività assicurativa

Autore:Fausto Panzeri
Assinews 224 – Ottobre 2011

Ma dove sta andando il mercato assicurativo italiano? Quella che, sino a pochi anni fa, pareva una domanda retorica, che veniva posta agli opinion leader del settore, sta diventando un quesito piuttosto angosciante che assilla l’esistenza di molti operatori.
ASSINEWS non ha certo la pretesa di formulare una risposta univoca, ma ritiene doverosa una analisi oggettiva e realistica di quelle che sono le tendenze in atto che, in assenza di significativi cambiamenti, stanno determinando lo scenario futuro. Uno scenario che, giova sottolinearlo, non pare certo tranquillizzante.
L’analisi storica sarà focalizzata sui dati relativi allo sviluppo e alla redditività delle imprese e sullo stato di salute del sistema distributivo con particolare attenzione al mondo agenziale.
Nella tabella 1 si evidenzia lo sviluppo della raccolta premi nei rami vita e danni a partire dal 1999. Depurando i premi dall’effetto inflattivo, per altro assai contenuto, emerge che il ramo vita negli undici anni presi in esame è cresciuto del 128%, mentre l’incremento dei danni è stato del 15% circa. Va tuttaviatabella_1
sottolineato che nel primo quinquennio la crescita è stata dell’80% circa nel vita e del 21% circa nei danni. Ciò significa che nei 6 anni successivi l’incremento in termini reali è stato del 27% (vita) e addirittura negativo per i danni.
Bisogna altresì rilevare che il ramo vita ha avuto un andamento estremamente ondivago, passando da tre esercizi in regresso (2006, 2007 e 2008) a un autentico boom nel 2009.
Per i danni invece sembra proprio il caso di parlare di encefalogramma piatto, poiché i tassi di incremento non hanno tenuto il passo dell’inflazione e sono apparsi condizionati in modo preponderante dal ramo auto.

Nella tabella 2 vengono evidenziati i risultati di bilancio verificatesi nel medesimo periodo. Da una prima lettura emerge la positiva progretabella_2ssione dei risultati che a partire dall’utile complessivo di 1.483 milioni nel 1999 sono arrivati ai 5.857 nel 2005. Nel biennio successivo vi è stata la conferma di questi buoni risultati, ma successivamente èiniziata la discesa che si è concretizzata nelle perdite del 2008 e del 2010.
Se si analizzano separatamente i risultati si può agevolmente rilevare come l’andamento del vita sia caratterizzato da notevoli oscillazioni, determinate in larga misura dall’andamento dei mercati finanziari. Il risultato dei danni invece appare assai meno sensibile a repentini mutamenti, ma da almeno un triennio evidenzia margini assai risicati.
Se integriamo questa analisi con i risultati del primo semestre 2011 le conclusioni di questa ricognizione sono davvero sconfortanti. Si può infatti constatare che il ramo vita esprime un elevato grado di sofferenza con una riduzione della raccolta premi di oltre il 20%, mentre i danni palesano un incremento del 3,3%, trainato in modo pressoché esclusivo dalla rc auto che cresce del 5%. Questo aumento è stato determinato dalle tariffe e non certo dal maggior numero di veicoli assicurati che, al contrario, dovrebbero essere in diminuzione.

Per quanto riguarda le aspettative sui conti economici si possono fare due considerazioni: la prima relativa all’andamento tecnico, la seconda riferita all’influenza dei mercati finanziari.
Per quanto riguarda i saldi tecnici ci si dovrebbe attendere un risultato assai modesto nel ramo vita e un discreto miglioramento nei danni. Il combined ratio, infatti, che nel 2010 si concretizzava in un 100,2%, al 30 giugno 2011 era migliorato di quasi 3 punti; un miglioramento che se confermato a fine anno potrebbe generare un beneficio economico superiore al miliardo di euro. Una cifra significativa che purtuttavia rappresenterebbe poco più di un terzo del risultato del 2005.
Pesano tuttavia come un macigno le aspettative sui risultati finanziari. Bisogna infatti ricordare che oltre il 60% degli attivi delle compagnie sono investiti in Titoli di Stato, tra i quali la parte del leone la svolgono quelli rappresentativi del debito pubblico italiano, mentre le azioni quotate rappresentano il 12% circa degli attivi. Alla luce di quanto è avvenuto a partire dal luglio scorso sino a oggi le perdite sui titoli, se allibrate ai valori di mercato, potrebbero assumere proporzioni assai rilevanti. Ne consegue che, salvo improbabili e prodigiosi recuperi di valori nell’ultimo trimestre dell’anno, le compagnie dovranno ringraziare solo il provvedimento salvagente reiterato dall’ISVAP se potranno non evidenziare integralmente queste perdite. Senza questo intervento, oltre al profondo rosso dell’esercizio si sarebbero verificate situazioni assai critiche per il corretto proseguimento dell’attività di alcune compagnie.
Con queste premesse parrebbe assai improbabile un miglioramento complessivo della redditività degli attori principali del sistema distributivo che nei rami danni sono certamente gli agenti e i broker.
A questo proposito ci sembra utile una analisi storica delle quote di mercato detenute da agenti e broker.tabella_3
Nella tabella 3 vengono presi in esame i dati relativi ai rami vita. Da questi dati emerge come il business sia in larga prevalenza di pertinenza degli sportelli bancari e postali. Questi dati non meritano ulteriori commenti perché sono ormai arcinoti agli addetti ai lavori.

Più interessante invece l’esame dell’andamento delle quote di mercato dei rami danni (tabella 4) nel medesimo arco temporale.
Come si può vedere agenti e broker mantengono il controllo pressoché integrale del mercato, ma le quote di loro pertinenza stanno subendo piccole, ma costanti erosioni, passando dal 95,1 del 1997 a 90,1 nel 2010.tabella_4 Queste erosioni, coniugate alla sostanziale stasi degli ultimi anni, fanno si che un numero crescente di intermediari sta faticando sempre più a mantenere l’equilibrio economico nei conti della loro attività.La situazione si fa ancora più complicata per le agenzie, poiché nell’ultimo quinquennio la crescita media dei broker è stata del 2% annuo, mentre gli agenti hanno evidenziato una media annuale negativa. Gli sportelli bancari e postali sono invece in crescita a un ritmo annuale vicino al 20%.

La redditività, ovviamente, ne ha risentito pesantemente come peraltro emerge da un sondaggio effettuato da ASSINEWS nel mese di giugno di quest’anno, i cui risultati sono esposti nella tabella 5.

Per entrare nel merito della domanda che ci eravamo posti all’inizio ci sentiamo di asserire che senza radicali mutamenti il mercato italiano sta andando verso una progressiva riduzione di redditività che porterà inevitabilmente alla chiusura di non poche imprese e un drastico ridimensionamento del numero delle agenzie.
I cambiamenti possono derivare da fattori esogeni o da variazioni significative nei comportamenti delle imprese e degli intermediari.
Il più importante dei fattori esogeni è rappresentato indubbiamente dal quadro normativo. È infatti evidente che se fra 12 mesi sarà davvero obbligatoria l’assicurazione di responsabilità civile per tutti i professionisti e se magari, in epoca successiva, diverrà obbligatoria l’assicurazione delle catastrofi naturali lo sviluppo della raccolta premi sarà ben più elevato di quello attuale. Se inoltre venissero varate norme fiscali che facilitassero la sottoscrizione di polizze integrative nel ramo malattie e in quello della previdenza integrativa, le compagnie potrebbero contare su ricavi decisamente superiori, così come crescerebbero, in modo proporzionale, i ricavi provvigionali degli intermediari.
Riteniamo tuttavia che un siffatto mutamento di scenario, peraltro assai improbabile, avrebbe anche l’effetto paragonabile a quello di un neurolettico che consentirebbe a molti manager di non affrontare con decisione le remore non indifferenti che stanno appesantendo il cammino di molte compagnie.
Riteniamo, pertanto, che la priorità più importante sia quella di affrontare un effettivo cambiamento nel rapporto tra imprese e reti agenziali per poter, con le proprie forze, dare un maggior impulso allo sviluppo dell’attività assicurativa.
Sulla effettiva esistenza dei bisogni assicurativi le opinioni sono prevalentemente concordi, ma sulla necessità di dare adeguate risposte a questi bisogni, peraltro latenti, ci si perde sovente in peregrinazioni socio-culturali che non si concretizzano quasi mai in azioni effettive.
La sfida assai ardua per molte impre­se è quella di effettuare, proprio in questi momenti di indubbia difficoltà, significativi investimenti nell’ambito della comunicazione e della forma­zione delle risorse umane.tabella_5
Quella degli agenti consiste nel dare maggior enfasi alla relazione con il cliente e all’incremento costante della fiducia che in parte già riscuotono da parte della clientela.
Un rinnovato impegno che passa da un deciso incremento della cultura professionale e dell’impegno quotidia­no. Alcuni gruppi assicurativi hanno già intrapreso questo percorso, così come l’ha già fatto il 20% circa degli agenti che, non casualmente, hanno aumentato la loro redditività anche in questo periodo. Se questi numeri non cresceranno significativamente vi saranno maggiori spazi per chi è già partito, così come gli sportelli bancari e postali diverranno ben più presenti anche nei rami danni.