Sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di lasciare gli angusti uffici per lavorare da casa, tuttavia i programmi di risk management rischiano di non essere adeguati e di non prendere in considerazione le mutate condizioni nel momento in cui un lavoratore opera da casa.
“Molte imprese sono in attesa”, ha commentato Richard Lenkov, presidente della National Workers’ Compensation Coalition di Chicago. “La condizione di lavoratore da casa espone la persona a molti nuovi rischi, ma non sono al momento disponibili piani di risk management specifici per affrontare la questione”.
Il trend non è nuovo. Basti pensare che il termine “telelavoro” fu coniato negli anni Settanta. Oggi, il 20% della forza lavoro opera in remoto o da casa, secondo i dati dell’indagine curata da World at Work “2011 Survey on Workplace Flexibility”. E la forza lavoro che opera da casa crescerà assieme alle aziende, fintanto che queste non potranno più ignorare i rischi connessi al lavoro in remoto, secondo Sharon McDougall, direttrice e fondatrice di Corona Del Mar, consulente californiano specializzato in lavoro a distanza.
Un libro bianco redatto dalla think tank Disability Management Employer Coalition di San Diego ha rilevato che i motivi per cui un’azienda decide di far lavorare i propri dipendenti da casa va oltre il mero risparmio in termini di affitto e bollette dell’ufficio. Le imprese adottano sempre di più il telelavoro perché è una soluzione attraente in fase di assunzione, aumenta la produttività, riduce l’assenteismo e lo stress e garantisce la continuità del lavoro in caso di calamità naturale, si legge nel documento, “Virtual workforce: the changing face of absence and productivity in the technological age”.
Nonostante questo, i programmi di risk management non hanno tenuto conto del cambiamento sociale. Come spesso accade i sistemi vengono allertati solo quando si verifica un problema, e nel caso del telelavoro sono pervenute ancora poche denunce.
Gli esperti di telelavoro consigliano innanzitutto di scegliere con attenzione i candidati ai quali concedere questa modalità di lavoro. I lavoratori che vengono pagati all’ora, più soggetti a fare straordinari, non sono i più adatti al telelavoro, in quanto potrebbero denunciare orari prolungati, facendo così incorrere i datori di lavoro in sanzioni.
Nemmeno i nuovi impiegati sono fra i soggetti migliori per il telelavoro. Con loro l’azienda non ha ancora instaurato quella relazione di fiducia che la mette al riparo da eventuali frodi.
Quando si ricorre al telelavoro è opportuno verificare che gli spazi di lavoro siano adeguati alle esigenze. Le aziende dovrebbero mandare a casa dei dipendenti esperti atti ad esaminare l’ambiente domestico (sedie, scrivanie, spazi di archiviazione), in modo tale da renderlo il più ergonomico e sicuro possibile. I costi, secondo le stime del consulente Remote Workforce Consultants, possono variare fra i 2 mila e i 5 mila $. Ma si tratterebbe di una spesa una tantum finalizzata a ridurre i costi futuri. Le imprese con budget minori possono comunque contribuire in tal senso inviando materiale informativo e stimolando la partecipazione dei telelavoratori a seminari, ha aggiunto Judy Sehnal, manager tecnico della divisione ergonomia di Hartford Financial Services Group.
Per quanto riguarda invece gli orari, i datori di lavoro possono chiedere ai propri dipendenti di utilizzare computer dotati di sistemi in grado di registrare il tempo di permanenza, in modo da verificare se un incidente è accaduto o meno durante l’orario di lavoro pattuito. Nel caso del telelavoro, essere una piccola azienda può essere un vantaggio. È infatti più semplice avere sotto controllo i propri teledipendenti. Inoltre, “più grande è l’azienda, maggiore è l’esposizione al rischio”, ha detto Richard Sabetta, direttore cofondatore di Risk Navigation Group.
“Noi in genere suggeriamo ai telelavoratori di mantenere l’ambiente domestico separato dallo spazio ad uso ufficio”, ha concluso Sehnal. La presenza di fili, prese, scatoloni possono costituire rischi di incidenti per i telelavoratori.
Una questione che peserà nella scelta delle aziende di ricorrere o meno al telelavoro è proprio la distinzione fra spazio domestico e spazio di lavoro, che nel caso del lavoro a distanza diventa labile. “Dobbiamo dire alle persone che cosa fare nelle proprie case”, ha precisato Sehnal. “Questione che potrebbe sfociare in un’aula di tribunale in futuro. Sarebbe peggio, però” , ha aggiunto Sehnal, “se le aziende non si ponessero affatto il problema della sicurezza dei propri lavoratori a distanza”.
Fonte: Business Insurance