Entrata ma subito depennata una norma contro Confindustria Nella bozza inviata alle parti sociali non si parla di concordato fiscale, che pure è un tema sul tappeto. Per Tremonti così non va 

di Antonio Satta

Gelida che più non si potrebbe. La stretta di mano tra Silvio Berlusconi ed Emma Marcegaglia alla cerimonia per la consegna delle onorificenze ai Cavalieri del lavoro, tenuta ieri al Quirinale, non ha fatto altro che rendere palese la distanza tra l’esecutivo e l’associazione degli imprenditori.

 

E la presidente di Confindustria non sapeva ancora che cosa era scritto, nella bozza di decreto sviluppo, chiusa nella notte di lunedì 17 ottobre. All’articolo 49 era sancito il divorzio tra le imprese pubbliche e Viale dell’Astronomia: le spa controllate dalla mano pubblica non avrebbero dovuto più versare contributi alle associazioni di categoria. Una dichiarazione di guerra così esplicita che alla fine non ha passato il vaglio del vertice di maggioranza tenutosi ieri alla presenza del premier, ma anche con la partecipazione del ministro dell’Economia, Giulio Andreotti, che tagliato fuori dal coordinamento del decreto, tiene ben stretti i cordoni della borsa. Così ieri, durante la riunione, ha bocciato gran parte delle misure ipotizzate. In attesa di una nuova riunione, questa volta a Via XX Settembre, la norma anti Confindustria è saltata, come tante altre inserite nella bozza di lunedì, tanto che il documento che al termine del vertice è stato inviato per conoscenza agli altri ministeri e alle parti sociali, sembra un provvedimento completamente diverso. Sono sparite, per esempio, una serie di norme invise ai notai, o altre che avrebbero penalizzato le compagnie di assicurazioni nel mercato Rc Auto. Del resto ieri mattina, sconsolato, Berlusconi ha addossato la colpa di tante difficoltà all’architettura istituzionale «che non ci dà alcun potere salvo quello di suggerire dei provvedimenti: ma è inutile suggerire cose che non avrebbero alcuna ricezione, quindi bisogna prima interpellare tutti, forze sociali, imprese e sindacati».

Nell’articolato spedito in consultazione, però, non c’è neanche una misura come quella del concordato fiscale, che emerge ogni tanto nel dibattito del centro-destra e che per ammissione dello stesso Berlusconi, è fra quelle ancora in discussione. C’è, invece, una miriade di microinterventi a costo zero, alcuni dei quali impattano sulla vita delle società quotate, come quella sugli aumenti di capitale che porta i termini per l’esercizio del diritto di opzione da 15 a 10 giorni dalla pubblicazione dell’offerta. Cambiano anche i tempi per offrire al mercato i diritti non esercitati: le cinque riunioni di Borsa aperta, che prima erano il periodo minimo diventano quello massimo, ma sarà più semplice anche il percorso. (riproduzione riservata)