Infortuni sul lavoro in calo per i circa 28mila occupati nel settore della pesca, uno fra i più rischiosi in assoluto. E sette incidenti su dieci si verificano non durante la navigazione, bensì a terra, nel corso delle operazioni di carico e scarico merce. A rivelarlo è un rapporto dell’Inail presentato a Civitavecchia, relativo al periodo 2004-2008, che evidenzia però come buona parte degli operatori (circa il 60%) lamenti patologie muscolo-scheletriche, sia per una «degenerazione dell’apparato», sia in virtù di stress fisici ripetuti, come la movimentazione di materiale pesante. L’istituto specifica che le informazioni arrivano quasi esclusivamente dall’Inail e dall’ex Ipsema, che fino all’entrata in vigore della legge 122/2010 che li ha fusi, avevano ambiti di copertura distinti: il primo si dedicava al personale che pratica la piccola pesca in acque interne (lavoratori autonomi o cooperative con natanti fino a 10 tonnellate di stazza lorda) e a chi svolgeva attività di vallicoltura, miticoltura e ostricoltura, mentre il secondo si occupava di chi cattura prodotti ittici in mare aperto, a bordo di mezzi di stazza lorda superiore alle 10 tonnellate e, in generale, dei lavoratori dipendenti. Per i «piccoli marittimi», a fronte del già annunciato calo del 3%, si rileva una contrazione consistente degli incidenti denunciati, che sfiora l’8%: dai 405 del 2004 ai 374 del 2008, dei quali 17 sono stati mortali; il documento mette in luce che le cadute dall’alto, tra le cause più comuni di sinistri fatali, sono ancora più frequenti a bordo dei pescherecci. Inoltre, la scarsa numerosità dei casi di infortunio di lavoratori autonomi, ai quali si riferisce soltanto il 5% delle denunce, pur rappresentando circa il 14% del complesso degli assicurati, fa supporre che, come in altri comparti produttivi, una quantità di episodi, magari di lieve impatto sulla salute, non venga, purtroppo, segnalata dalla stessa vittima, pur di non interrompere l’attività lavorativa.
In mare aperto, invece, fra il 2004 e il 2008, la diminuzione degli incidenti è stata del 32% (da 253 a 172 denunce, 35 dei quali letali), tuttavia la scarsità dei numeri a disposizione, nonché il peso che possono assumere le oscillazioni casuali del fenomeno suggeriscono di considerare la flessione con cautela; difatti, se al periodo preso in esame dal rapporto si aggiunge il biennio 2009-2010, la diminuzione è molto meno incoraggiante: -18,6%.