Le compagnie di assicurazione chiedono cooperazione tra il settore pubblico e privato per l’avvio di un nuovo Welfare. L’occasione per iniziare a lavorare in questa direzione può essere la delega per la riforma fiscale e assistenziale, che dovrebbe riaprire il capitolo partendo magari dalla tassazione delle forme pensionistiche complementari e dei fondi sanitari.
Ad affermarlo è stato ieri il direttore generale dell’Ania Paolo Garonna nel corso dell’audizione in commissione Finanze della Camera. Il dg ha sottolineato la necessità di introdurre «riforme profonde, condivise e urgenti» e un ripensamento del ruolo dello Stato che dovrà coinvolgere sempre più il settore privato e il mercato nell’offerta dei servizi. «Non bisogna avere paura di fare queste riforme, che rappresentano veri e propri investimenti per il futuro», ha dichiarato Garonna. La riforma dovrebbe poi rimuovere alcune misure di politica fiscale «che penalizzano il settore assicurativo». In generale, secondo Garonna, le imprese che operano in Italia sono soggette a «un alto livello di tassazione che riduce la competitività» e che si accompagna «all’instabilità e all’incertezza del sistema per la molteplicità degli interventi emergenziali che vengono frequentemente effettuati per allargare la base imponibile o anticipare il gettito». Il settore assicurativo «è uno dei principali investitori istituzionali», ha ricordato il direttore generale. Il totale dell’attivo delle assicurazioni è pari a oltre 500 miliardi, gran parte dei quali investiti a sostegno delle imprese italiane; e circa 200 miliardi sono in titoli di Stato, di cui il 75% italiani. Secondo Garonna, occorre rendere operativa in tempi brevi la delega, anche per evitare che scatti la clausola di salvaguardia: «Auspichiamo che, con essa, siano sottoposte a revisione le norme che disciplinano sotto il profilo fiscale la contribuzione alle forme pensionistiche complementari e ai fondi sanitari integrativi». Sono provvedimenti che, secondo il dg, andrebbero «rinforzati a vantaggio dei cittadini e dei lavoratori: ogni disincentivo al ricorso a queste forme di previdenza e assistenza integrativa finirebbe inevitabilmente per esercitare forti pressioni sulla spesa pubblica».