di Roberta Castellarin e Paola Valentini

 

Fondi e sicav sempre più inscatolati. Con le nuove normative fiscali le polizze unit linked hanno un nuovo appeal perché all’interno della polizza si può passare da un fondo all’altro con le quote al lordo della tassazione. Si evita quindi sia il problema dell’applicazione dell’imposta sul capital gain in occasione di ogni switch sia quello dell’impossibilità di compensare le plusvalenze realizzate con l’investimento in fondi con minusvalenze sempre derivanti da fondi o sicav.

Sul mercato l’offerta non manca perché molte compagnie prevedono nella loro gamma questo tipo di prodotti. Ma prende sempre più piede anche la richiesta di soluzioni multi manager, che quindi danno la possibilità di investire in fondi o sicav di molte case d’investimento italiane o estere.

«Noi crediamo che in Italia i prodotti assicurativi che si appoggiano su una piattaforma multimanager hanno ancora ampio spazio per crescere», dice Enzo Furfaro, country manager di Skandia in Italia. Proprio Skandia (gruppo Old Mutual) è una realtà indipendente, specializzata nella creazione di polizze unit linked per distributori terzi, banche, reti di promotori, broker. In Italia Skandia Vita è operativa in Italia dal 1997 e con 1,4 miliardi di euro di premi raccolti nel 2010 dai distributori terzi detiene in Italia una quota di mercato pari all’11% nel solo segmento delle Unit Linked. In pratica la compagnia propone una piattaforma ad architettura aperta, in continua evoluzione che offre l’accesso ad una gamma di oltre 650 Fondi comuni e comparti di Sicav rappresentativi di tutte le asset class disponibili sul mercato, selezionati in seguito ad un’analisi di circa 30 mila fondi. Il consulente quindi può costruire insieme al cliente un prodotto ad hoc scegliendo tra i fondi proposti nella piattaforma. Skandia ha fatto conoscere in Italia nomi come Carmignac gestion o Financière de L’Echiquier inserendoli per prima nella gamma di fondi che potevano essere presenti nelle sue polizze. Dal punto di vista dei costi la presenza di una scatola assicurativa comporta una maggiore onerosità. «Noi teniamo molto alla trasparenza, quindi il cliente deve sapere nel dettaglio tutte le commissioni che sostiene. Ma crediamo che questo tipo di prodotto se utilizzato correttamente offra dei vantaggi che compensano i costi», dice Furfaro. Che aggiunge: «Ci rivolgiamo a una clientela affluent, quindi in termini di investimento unico il premio deve essere superiore ai 50 mila euro e in caso di piano di accumulo in media si tratta di versamenti sopra i 3.800 euro l’anno. Con somme di questo tipo il prodotto unit linked consente una diversificazione efficace». La crisi del 2008 ha portato anche a innovazioni nei servizi offerti. «Abbiamo previsto un programma di stop loss per affrontare con più serenità i momenti critici di mercato e offriamo anche un ribilanciamento automatico per chi vuole tenere sotto controllo la volatilità del portafoglio», dice Furfaro. In questi giorni poi la compagnia ha lanciato da poco sul mercato due innovative applicazioni scaricabili gratuitamente dall’App Store, una per i promotori finanziari Skandia, l’altra per i clienti, che consentono di consultare il proprio portafoglio su iPhone.

La crisi politica degli ultimi mesi sta anche cambiano l’approccio con il quale chi detiene grandi patrimoni si avvicina alle soluzioni di private insurance, ovvero alle polizze destinate ai Paperoni. «Le turbolenze politiche e finanziarie stanno creando una grande interesse per soluzioni che permettono di delocalizzare in forma ufficiale gli asset e lo strumento assicurativo è la formula giusta perché permette di comporre un mosaico in cui inserire le migliori banche depositarie e i migliori gestori presenti a livello internazionale», spiega Marco Caldana, amministratore delegato di Farad international, broker assicurativo specializzato nel private insurance. Non solo.

Una maggior richiesta di protezione viene richiesta anche allo stesso strumento assicurativo per cui si registra un ritorno al ruolo tradizionale di copertura di tutto il patrimonio, mentre pre-crisi lo strumento assicurativo era visto soprattutto come veicolo per investire in asset alternativi altrimenti non accessibili dall’Italia come gli hedge fund. Si tratta quindi di un ritorno alle origini. Come conferma lo stesso Caldana: «Si va verso la semplificazione dello strumento assicurativo che ritorna a essere visto come veicolo previdenziale e di passaggio generazionale quindi si torna a inserire tutto il proprio patrimonio dai titoli, ai liquidi, ad azioni e obbligazioni, con l’obiettivo di proteggerlo, mentre in passato si inseriva nella soluzione di private insurance solo una porzione del portafoglio. L’aspetto più interessante è proprio questo perché si torna a vedere la polizza come strumento per gestire e difendere il patrimonio e non per gli aspetti prettamente finanziari».

Ecco perché sta aumentando anche la richiesta di contro-assicurazioni caso morte. «Dopo la crisi del 2008-2011 il cliente è disposto ad affrontare un costo più elevato per avere maggiori certezze di passare la ricchezza agli eredi», dice Caldana. Si va da soluzioni che offrono una percentuale aggiuntiva rispetto al valore del patrimonio (nav) al momento dell’evento con garanzia del capitale, a coperture che danno il premio versato più un minimo garantito se maggiore del rendimento del fondo. I costi? Le contro-assicurazioni costano al massimo decina di punti base, ai quali, ovviamente, vanno aggiunte le commissioni della polizza. (riproduzione riservata)