“Le imprese che operano in Italia subiscono una tassazione alta, troppo alta. L’aliquota nominale Ires (27,5%) continua ad essere più alta di quella applicabile negli altri Paesi europei. All’alto livello di tassazione, che di per sé riduce la competitività, si accompagna l’instabilità’ e l’incertezza del sistema per la molteplicità degli interventi emergenziali che vengono frequentemente effettuati per allargare la base imponibile o anticipare il gettito”.
Lo afferma nel corso di un’audizione alla Camera sulla riforma fiscale il direttore generale dell’Ania, Paolo Garonna, auspicando un “assestamento normativo su livelli di tassazione contenuti per consentire alle imprese di rilanciare la competitività e di programmare le proprie strategie imprenditoriali in un’ottica di medio-lungo periodo“.
Il d.g. dell’Ania invita a “rivedere alcune decisioni di politica fiscale che penalizzano il settore assicurativo. Anziché incoraggiare l’investimento in sicurezza e prevenzione -spiega Garonna- le assicurazioni italiane sono svantaggiate rispetto alle concorrenti estere perché, da noi, le imposte sul reddito delle imprese e quelle sui premi pagate dagli assicurati sono strutturalmente più elevate. Questo scoraggia gli investimenti. La situazione oltretutto -prosegue- è andata progressivamente peggiorando negli ultimi dieci anni. Le riserve vita e danni sono state assoggettate infatti a un prestito forzoso, che non ha eguale negli altri paesi. E’ stata introdotta una tassazione sull’incremento delle riserve vita. Con l’entrata in vigore delle norme sul federalismo, è aumentata in moltissime province l’imposta sui premi rc auto. L’aliquota Irap è stata aumentata di due punti percentuali rispetto a quella delle altre imprese”.