Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

logoitalia oggi7

Cantieri edili off limits. È vietato operarvi, infatti, se non si ha la patente a crediti: imprese di ogni tipo e settore produttivo (non solo quelle qualificabili come edili) e lavoratori autonomi. Non c’è divieto invece, cioè non serve la patente a crediti, a chi deve effettuare attività di mere forniture o prestazioni di natura intellettuale (a esempio ingegneri, architetti, geometri) e alle imprese in possesso di attestazione di qualificazione SOA, pari o superiore alla III. La novità, prevista dall’art. 29 del decreto legge n. 19/2024 convertito in legge n. 56/2024, è operativa dal 1° ottobre, ma in versione non definitiva per quanto attiene alla procedura per la richiesta. Infatti, imprese e lavoratori autonomi devono fare due domande in due tempi diversi: una per ricevere una patente valida per il mese di ottobre; un’altra per ricevere la patente definitiva, con validità a partire dal 1° novembre.
La patente a crediti mette la toga indosso all’ispettore. Il quale, infatti, deve inventarsi giudice e verificare se, in un infortunio sul lavoro, ci sia stata “colpa grave” del datore di lavoro, del suo delegato o del dirigente per poter sospendere la patente, principale sanzione legata alle nuove regole per lavorare nei cantieri edili dal 1° ottobre. Come fare, lo spiega la circolare n. 4/2024 dell’Ispettorato nazionale del lavoro (si veda ItaliaOggi del 24 settembre), che illustra la nuova disciplina della patente a crediti.
Tra i vari regimi europei dedicati ai residenti non domiciliati (Rnd), quello italiano è considerato uno dei più appetibili. La flat tax da 200.000 euro, recentemente raddoppiata dal governo Meloni, “risulta più conveniente rispetto ad altri sistemi proporzionali adottati in Europa”, spiega Luigi Capitanio, senior partner di Deloitte Italia, a ItaliaOggi Sette durante la presentazione dell’analisi di Monitor Deloitte, realizzata in collaborazione con Thoughtlab. Lo studio confronta il mercato italiano del Wealth Management con le principali economie internazionali. “Inoltre, la durata del beneficio, che si estende per 15 anni, è superiore a quella offerta da altri paesi”. Un altro punto di forza è la possibilità di estendere l’imposta ridotta ai familiari, con una cifra fissa di 25.000 euro per ciascuno.
La rendicontazione di sostenibilità per i gruppi societari entra in una nuova fase. Con il recente decreto legislativo n. 125 del 6 settembre 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 settembre, l’Italia recepisce la direttiva europea Csrd (2022/2464), che impone regole più stringenti per la trasparenza e la responsabilità delle imprese, puntando a una rendicontazione Esg sempre più capillare e consolidata. Ma quali sono le principali novità che impatteranno la governance delle società madri? Ecco come i nuovi obblighi ridefiniscono l’approccio alla sostenibilità a livello di gruppo.
Sostenibilità fa rima con affidabilità, anche creditizia. Le Pmi virtuose dal punto di vista socio-ambientale hanno infatti un maggiore accesso al credito e minori rischi di insolvenza. In particolare nel 2023 si sono registrati tassi di default inferiori del 34% rispetto alla media e un tasso di erogazione dei finanziamenti più alto dell’11%. È quanto emerge dall’Esg Outlook di Crif, giunto alla sua seconda edizione, che analizza l’impatto dei fattori ambientali, sociali e di governance (environmental, social, governance – “Esg”) sulle imprese italiane e gli effetti delle norme Ue sul processo decisionale delle banche. Dai dati Crif risulta che il percorso verso la sostenibilità delle aziende italiane è ancora lungo e soprattutto diversificato: mentre, infatti, per le grandi aziende si è verificato un aumento di 22 punti percentuali nei livelli di adeguatezza ambientale, il 40% delle Pmi italiane ha ancora uno “score Esg” basso o molto basso.
Le richieste di risarcimento previste contrattualmente potranno essere attivate e pagate in automatico, al verificarsi di determinate circostanze, e l’irrogazione di penali potrà avvenire direttamente in seguito al mancato rispetto di una o più clausole contrattuali da parte del trasgressore, senza dover ricorrere al tribunale per far valere i della parte lesa. Sono alcuni dei vantaggi che possono offrire gli “smart contract” (contratti intelligenti), non ancora del tutto operativi in Italia, che automatizzano obbligazioni contrattuali e che sono generalmente utilizzabili per l’erogazione di servizi bancari, finanziari, assicurativi e immobiliari, come emerge da uno studio svolto recentemente dalla Banca d’Italia.
Il noleggio delle auto a lungo termine è in crescita. Si tratta di una formula che comincia a diffondersi anche tra i privati e che conviene soprattutto a chi fa tanti chilometri: il vantaggio principale è la possibilità di avere sempre sotto controllo tutti i costi, avendo una rata fissa e predeterminata per tutta la durata del noleggio che include la manutenzione, l’assicurazione e altri servizi, evitando spese extra inaspettate. Tra i fattori che influenzano la spesa su questo fronte sono la scelta di un veicolo nuovo o usato, l’anticipo che si versa e il modello.
A chi si applica, come e con quali scadenze il regolamento europeo sull’IA

aflogo_mini

 

Considerando il periodo dal 1° gennaio al 15 settembre di quest’anno, sono 1.899 gli eventi estremi che si sono abbattuti sull’Italia. Di questi, 212 tornado, 1.023 nubifragi, 664 grandinate con chicchi di grandi dimensioni. I dati sono dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche e arrivano proprioin concomitanza con la nuova, forte ondata di alluvioni e allagamenti che ha investito l’Emilia-Romagna prima e la Toscana poi. Eventi che non rappresentano un’eccezione, alla luce degli eventi naturali o atmosferici estremi con cui abbiamo dovuto fare i conti sempre più di frequente negli ultimi anni: non solo alluvioni, ma anche ondate anomale di calore prolungato, violente grandinate, trombe d’aria esiccità persistente. Tanto che, secondo uno studio di Ivass, il costo totale derivante da questifenomeni ha raggiunto solo lo scorso anno nel nostro Paese la cifra record di 16 miliardi di euro.  Complessivamente emerge che oltre l’80% delle abitazioni civili è esposto a un livello di rischio medio-alto per almeno uno degli eventi citati. Ciononostante, sottolinea Ania nel suo rapporto, le coperture contro le catastrofi naturali sono ancora molto poco diffuse nel nostro Paese e, proprio sulla scia dell’ultimo disastro in Emilia-Romagna, sono diventate terreno anche di scontro politico: solo il 6% dei 35,3 milioni di unità abitative esistenti è protetto contro questi eventi. Numeri non molto dissimili per le imprese: solo il 5% è dotato di polizza, con differenze notevoli in funzione delle dimensioni aziendali. Su un totale di circa 4,5 milioni di aziende è infatti assicurato contro le catastrofi naturali il 4% delle imprese micro, il 19% di quelle piccole, il 72% delle medie e il 97% delle grandi.
A distanza di poco più di un anno dall’ultima tremenda alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia- Romagna, una seconda ondata di violento maltempo è tornata ad abbattersi su diverse province della regione, con pesanti conseguenze: fiumi esondati, migliaia di persone evacuate e danni al territorio ancora non quantificati. Poi, pochi giorni più tardi, l’allarme si è spostato in Toscana. Disastri che hanno riacceso nuovamente i riflettori sul tema delle polizze assicurative contro gli eventi naturali, tornato di grande attualità in un Paese come l’Italia caratterizzato da un cronico fenomeno di sottoassicurazione.
Cresce la voglia di comprare un’auto a batteria a livello globale, ma il desiderio cala quando si guarda verso l’Italia. Un andamento registrato da EY con il suo ultimo EY Mobility Consumer Index 2024. Un dossier su 28 Paesi con circa 19 mila intervistati: il 57%, il 2% in più, rispetto alla scorsa edizione, di coloro che nel mondo intende comprare un veicolo ne acquisterebbe uno elettrico o ibrido. La ragione principale? Per il 37% degli intervistati la spinta deriva dai costi elevati del carburante. Meglio quindi sperimentare un’alimentazione alternativa che, però, ha problemi ancora da risolvere che rendono meno appetibile il passaggio: il 27% del campione considera la mancanza di stazioni di ricarica come il principale ostacolo alla possibilità di prendere una vettura con la spina.
Illuminazione? Resipiscenza? O mero caso? Difficile dire perché nel 2023 i sottoscrittori dei fondi negoziali (o chiusi o di categoria) abbiano avuto una crescita maggiore rispetto ai Pip, i piani d’investimento individuali venduti da banche e assicurazioni, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Covip il 16 settembre (che riprendono parte della Relazione di giugno). Le posizioni in essere dei fondi negoziali sono cresciute del 5,5% nel 2023 contro il solo 2,2% dei Pip. Si tratta di un recupero importante perché i “nuovi” Pip sono nati molti anni dopo i primi fondi chiusi ma nel corso del tempo avevano avuto uno sviluppo impetuoso, tale da far pensare che presto avrebbero potuto sorpassare i fondi chiusi.
Ci sono mutamenti che, se non compresi per tempo, sono in grado di far perdere opportunità alle aziende. Ecco che l’industria del wealth management, di recente, ha iniziato a interrogarsi sulle strategie da mettere in atto davanti al fenomeno della “femminilizzazione della ricchezza”. Se già un terzo del capitale finanziario del pianeta, pari a 255 mila miliardi di dollari, è in mano alle donne secondo stime di Bank of America, questi numeri sono destinati a migliorare nei prossimi anni. E i gestori di patrimoni non sembrano del tutto pronti alla nuova evoluzione. Da diverse indagini emerge come le possidenti del pianeta ricerchino qualcosa di diverso rispetto al consulente finanziario tradizionale, che nella stragrande maggioranza dei casi è uomo (il rapporto è di 1 a 5). Inoltre, quasi tutte, più di 9 su dieci, secondo una indagine Ellvest, sono convinte che il proprio potere finanziario sia sottovalutato. «Trascurarle è un rischio che non possiamo correre. Le investitrici chiedono meno trading, meno gergo, meno rischi inutili. Vogliono comprendere a fondo, cercano una maggiore educazione finanziaria, pianificazione e investimenti basati su obiettivi. Mettersi in ascolto di questi nuovi bisogni, tutti al femminile, è essenziale », avverte Alessandra Losito, country head Italia di Pictet Wealth Management, gruppo svizzero fondato nel 1805, con un patrimonio gestito e amministrato che ammonta a circa 721 miliardi di euro a giugno 2024.

La blitzkrieg di Kaiser Andrea ha colpito l’obiettivo e ora la marcia di avvicinamento di Unicredit a Commerzbank potrebbe trasformarsi in una prolungata battaglia di posizione, dove ancora tutto è possibile. Le tre mosse che hanno reso indimenticabile questo settembre in Germania, hanno portato la banca italiana a ridosso del 21 per cento nel capitale della concorrente tedesca. Vale la pena di ricordarle. Inizialmente Unicredit ha acquistato una quota vicina al 4,5 per cento di Commerzbank direttamente dalle mani del governo tedesco, allora al 16 per cento del capitale e impegnato a scendere nella partecipazione, un po’ come sta facendo il governo italiano con il Monte dei Paschi di Siena. Era il 3 settembre quando Berlino ha aperto le trattative, l’11 quando Unicredit ha raggiunto l’accordo in cambio di 702 milioni di euro. Acquistata in una procedura pubblica, concordata e trasparente la quota del governo, Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha raddoppiato la partecipazione acquistando titoli sul mercato e portandosi al 9 per cento del capitale. Una posizione che ha richiesto un investimento di circa 1,5 miliardi di euro.
il costo iniziale di acquisto rimane lo scoglio principale che blocca lo sviluppo dell’auto elettrica in Europa e soprattutto in Italia. A dirlo è l’ottava edizione dello Smart Mobility Report di Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, che sarà presentato mercoledì. E mentre nel resto del mondo la crescita continua, con 17 milioni di nuovi veicoli elettrici su strada secondo le previsioni della Iea, in Europa quest’anno si è invertita la tendenza. In Italia, poi, l’auto elettrica non è mai decollata, tanto che rimane l’ultimo dei grandi mercati europei in termini di incidenza dell’elettrico sulle nuove immatricolazioni. «Gli alti costi d’acquisto iniziali, pur con gli incentivi, una percezione ancora limitata dei benefici a lungo termine della mobilità elettrica e una politica di sostegni economici discontinua, rallentano le immatricolazioni e rendono incerto il mercato», commenta Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy.