Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Le case automobilistiche perdono in media circa 5.400 euro per ogni auto elettrica venduta al prezzo di 45.000 euro, al netto dei crediti fiscali. Le aziende che producono queste auto per migliorare la reddittività devono dunque ridurre i costi di produzione, e in particolare quelli legati alla batteria che incide attualmente per il 30- 35% sul costo totale del veicolo elettrico. Nel 2022, il costo medio delle batterie è stato di circa 140 dollari per kWh. Questo potrebbe però scendere, secondo il report realizzato da Boston consulting group, a 75-100 dollari per kWh entro il 2030 a seconda della chimica delle celle, della geografia e delle innovazioni tecnologiche. Insomma, sono diverse le incognite che potrebbero non far avverare queste previsioni.
L’Ocse conferma sostanzialmente le stime di crescita dell’economia globale al 3,2% nel 2024 e nel 2025, con l’Eurozona che avanza piano e il Pil italiano allo 0,8% quest’anno e all’1,1% il prossimo. Nell’aggiornamento delle proprie previsioni, l’organizzazione vede passi avanti nel percorso disinflazionistico, con salari reali in crescita e domanda sostenuta dall’allentamento delle politiche monetarie, che dovrebbe continuare. «Tempistica ed entità» dei tagli dovranno, però, essere attentamente valutate, per evitare ritorni di fiamma sui prezzi. Negli Stati Uniti e nell’Eurozona, i tassi sono visti in discesa rispettivamente «di altri 1,5 e 1,25 punti percentuali, entro la fine del 2025, verso livelli neutrali».
Un primo passo, chiave, per dare spinta “interna” al comparto assicurativo. UniCredit ha annunciato ieri di aver avviato le procedure per internalizzare il business della bancassurance in Italia. La convinta spinta al business delle polizze, supportata anche da un quadro regolatorio più favorevole, ha portato alla decisione di disdettare gli accordi in essere con Cnp Assurances e Allianz. In virtù di questo UniCredit ha esercitato i diritti per
acquistare il 51% di Cnp UniCredit Vita detenuta da Cnp Assurances e il 50% di UniCredit Allianz Vita detenuta da Allianz. Due realtà, va detto, di particolare rilievo sul panorama
italiano: nel 2023 Unicredit Allianz Vita aveva 4,7 miliardi di euro di premi e Cnp Unicredit Vita 2,8 miliardi. Somme rilevanti ma che, potenzialmente, con una gestione diretta del ramo potrebbero crescere ulteriormente. Al perfezionamento dell’operazione – previsto nel
corso del 2025 – la banca deterrà il 100% di entrambe le realtà.
Ormai tutte le principali banche italiane vogliono gestire in proprio il business delle polizze vita e fare concorrenza diretta in questo segmento di attività alle compagnie assicurative. L’ultimo annuncio di “internalizzazione” è quello arrivato ieri da UniCredit – che ha posto fine alle partnership bancassicurative a partire da quella con i tedeschi di Allianz, storico alleato e azionista fin dai tempi della privatizzazione dell’allora Credito Italiano. Una svolta annunciata, che fa seguito all’analoga scelta effettuata anni fa da Intesa Sanpaolo che ha fatto da apripista nell’ingresso diretto delle banche nell’arena assicurativa (non solo nel comparto Vita ma anche nel danni, escluso le polizze auto). Anche il Credem ha da tempo
proprie fabbriche prodotto nel comparto e pure BancoBpm ha sciolto le partnership nel Vita
per gestire internamente il business delle polizze vita. E Mps, stando alle cronache, ha
trattative in corso per sciogliere in anticipo rispetto alla scadenza gli accordi con la compagnia francese Axa.
Tra scioperi e proteste, il settore automobilistico europeo attraversa una crisi con pochi precedenti, segnata da una ambiziosa transizione energetica e da una pericolosa concorrenza dall’estero. Mentre case produttrici e paesi membri si interrogano se e come cambiare l’attuale legislazione ambientale, se e come sussidiare il settore, il dibattito sta mettendo in luce tensioni non solo tra i governi, ma anche fra le stesse società dell’auto, impegnate in una agguerrita concorrenza. In questi giorni, i temi sul tavolo sono emersi chiaramente. La prima scadenza inserita nella legislazione europea è quella del 2025. Le case automobilistiche hanno avvertito che a livello di flotta i livelli di emissione imposti dalla legge europea rischiano di essere superati, anche per via di un netto calo delle vendite di auto elettriche. Scatterebbero multe milionarie per le società. I produttori chiedono quindi «aiuti urgenti» alla mano pubblica.
Patrimonio netto in crescita a 639 milioni di euro, Solvency ratio al 224% con uno sviluppo premi dell’8,5% e utili netti per 13,6 milioni di euro. Sono i cardini dei conti del primo semestre 2024 approvati ieri dal consiglio di amministrazione di Itas Mutua. «I risultati dimostrano l’efficacia della nostra strategia che ha impresso una crescita dinamica e sostenibile, pur in uno scenario geopolitico ed economico che continua a destare preoccupazioni, a cui si aggiunge l’elevata frequenza degli eventi naturali intensi che vanno ad impattare in maniera significativa su tutto il mercato assicurativo – ha detto l’amministratore delegato e direttore generale Alessandro Molinari -. Per questi risultati vorrei ringraziare innanzitutto il management e il personale di Itas che hanno dimostrato come sempre grande dedizione, attenzione e competenza. Un grande ringraziamento va a tutta la straordinaria rete agenziale capace di calare con efficacia sui territori le linee strategiche della compagnia, mettendo in campo la consueta e ormai comprovata professionalità consulenziale. Una rete su cui, nell’immediato futuro, andremo ad investire per potenziarla e renderla ancora più capillare a beneficio dei nostri oltre 900 mila soci assicurati in tutta Italia».