Marcia indietro totale sulla proroga dell’obbligo per le imprese di assicurarsi contro le catastrofi naturali: mentre in Emilia-Romagna si fa la conta dei danni dell’ultima alluvione, la maggioranza ha deciso il ritiro dell’emendamento che prevedeva lo slittamento dell’obbligo al 2026. Ad anticipare la decisione era stato il sottosegretario Mef Federico Freni. E nelle stesse ore il ministro del Made in Italy Adolfo Urso illustrava alle categorie produttive il decreto interministeriale che integrerà il ddl Ricostruzione. «Un passo importante verso la messa in sicurezza del sistema produttivo – ha dichiarato – in un contesto caratterizzato da catastrofi sempre più frequenti».
Bisogna «anticipare al 2025 la revisione del Green Deal», il cui testo prevede limiti crescenti alle emissioni di Co2 fino al divieto di vendita di auto con motore endotermico dal 2035, e «coniugare politica industriale e politica ambientale» in Europa. Lo impone la «crisi evidente in atto con il crollo del mercato elettrico e le difficoltà che incontrano le multinazionali dell’auto». È la sfida lanciata ufficialmente all’Ue dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che lunedì 23 settembre ha presentato alle associazioni di impresa e ai sindacati il piano italiano per rispondere alla crisi che sta attraversando il settore.
In arrivo un decreto Mimit – Mineconomia sull’obbligo per le imprese di stipulare polizze assicurative per danni derivanti da eventi catastrofali. Ieri il ministero delle imprese e del made in Italy ne ha illustrato i contenuti ai tecnici delle associazioni di categoria. L’obbligo assicurativo, introdotto dalla Manovra 2024 (art. 1, commi 101 e ss. della legge 213/2023), entrerà in vigore il primo gennaio e interesserà tutte le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, relativamente ai danni da calamità naturali ed eventi catastrofali a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio. Il dm implementerà quanto previsto dal ddl ‘Ricostruzione’, ora all’esame del parlamento, che introduce l’obbligo per le aziende assicurative di corrispondere un anticipo del 30% del danno per i sinistri legati a eventi catastrofali.
Stop della patente a discrezione dell’ispettore. Infatti, in ogni caso d’infortunio, mortali o meno dei lavoratori, decide sempre l’ispettorato territoriale competente se sospendere la patente a crediti del datore di lavoro, che sia ritenuto responsabile almeno di colpa grave dell’infortunio (o al delegato dal datore di lavoro o al dirigente). Lo precisa l’Inl nella circolare n. 4/2024, che illustra il dm n. 132/2024, in GU n. 221/2024, con il regolamento della patente a crediti nei cantieri temporanei o mobili dell’edilizia, al via dal prossimo 1° ottobre.
Solo una «rifinitura» e niente di più. Il Psb, Piano strutturale di bilancio, già esaminato in via preliminare il 17 settembre dal governo e che dovrebbe tornare questa settimana in Consiglio dei ministri, non conterrà modifiche sostanziali in vista della manovra 2025, nonostante ieri l’Istat abbia corretto in meglio i dati sulla crescita del Pil nel 2021 e nel 2022 (ma abbassato il +0,9% del 2023 al +0,7%) e il deficit e debito pubblico in rapporto al Pil del 2023. Le nuove basi di partenza renderanno meno difficile mantenere l’impegno di ridurre il deficit sotto il 3% entro il 2026, già annunciato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, così come quello di instradare il debito su un sentiero discendente. Ma non cambiano i due vincoli introdotti dalle nuove regole europee che più preoccupano lo stesso Giorgetti: la necessità di coprire la manovra per il 2025, per la quale servono circa 25 miliardi, senza fare nuovo deficit e quella di tenere sotto controllo la crescita reale della spesa pubblica primaria fino al 2032, che per l’Italia si traduce nella possibilità di farla aumentare, in termini nominali, non più dell’1,5% l’anno.
L’obbligo per le imprese di stipulare polizze contro le catastrofi e le calamità scatterà senza ritardi il 1° gennaio 2025. Lo hanno ribadito i dirigenti del ministero delle Imprese e dell’Economia incontrando le associazioni di categoria, cui hanno presentato a grandi linee il decreto che verrà varato. Prima dell’incontro il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, aveva già avvertito che con le polizze «c’è un rischio di desertificazione industriale », mentre gli artigiani chiedono una proroga per un provvedimento tanto complesso. Il governo però al momento tira dritto e dopo il ritiro dell’emendamento che era stato presentato da FdI proprio per concedere una deroga di un anno, conferma che l’obbligo scatterà da inizio 2025 e riguarderà, fa sapere il ministero delle Imprese, «tutte le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia», per i danni «causati da calamità naturali ed eventi catastrofali a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio». Sono invece escluse le imprese agricole. Il decreto definisce quali imprese sono soggette all’obbligo, l’oggetto della copertura e le calamità da assicurare, ovvero «alluvioni, inondazioni, esondazioni, terremoti e frane», fa sapere sempre il Mimit, sottolineando che «i premi saranno proporzionali al rischio, tenendo conto delle caratteristiche del territorio e della vulnerabilità dei beni assicurati », ma anche che le compagnie «entro i limiti della propria tolleranza al rischio, e in coerenza con il fabbisogno di solvibilità globale, non potranno rifiutarsi di stipulare polizze con le imprese». «È un passo importante verso la messa in sicurezza del nostro sistema produttivo», dice il ministro Adolfo Urso.
C’è un altro obbligo di assicurazione contro le calamità naturali che pende, non sulle imprese, ma sui cittadini. A introdurlo, anche in questo caso, a poche settimane di distanza dall’altro, è stato il Governo Meloni con il decreto n. 212/2023, alla fine dello scorso anno. Questo obbligo riguarda tutti i territori colpiti da eventi sismici a partire da aprile del 2009: per renderlo operativo manca ancora un decreto attuativo del ministero dell’Economia e di quello delle Imprese e del made in Italy. Potrebbe, però, avere un impatto molto pesante, perché prevede che in questi territori chiunque incassi il superbonus 110% riservato, fino alla fine del 2025, alla ricostruzione sia poi vincolato a sottoscrivere una polizza. La previsione si applica a chi incassa le detrazioni «in relazione a spese per interventi avviati successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto». Quindi, a tutti i lavori con Cilas rilasciata dal 31 dicembre 2023 in avanti. I territori coinvolti sono collocati in Abruzzo, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Campania (in particolare Ischia) e Molise. La norma riguarda solo quelle zone dove sia stato esplicitamente dichiarato lo stato di emergenza. E soltanto le situazioni nelle quali venga richiesto il superbonus. Altre forme di contributo per la ricostruzione non generano alcun obbligo di sottoscrivere un’assicurazione.
Marzo 2022, conferenza stampa internazionale ultra-esclusiva di un costruttore giapponese che informa i media, in via confidenziale, su strategie e prodotti futuri. Inevitabilmente si parla di elettrico, di transizione, di ibrido e di e-fuel. ma anche di idrogeno visto che siamo a ridosso della storica, discussa e discutibile, decisione del parlamento europeo di mettere al bando le termiche. Il presidente della casa automobilistica fa una confidenza: «Tutte le volte che siamo andati in commissione Ue a chiedere neutralità e pluralità tecnologica per ridurre le emissioni climalteranti, non ci stavano a sentire, come se parlassimo ai muri. Avevano già deciso: l’auto sostenibile del futuro doveva essere una sola: elettrica a batteria (Bev, battery elettric vehicle) quella prediletta da lobby ambientaliste e da alcuni gruppi come Volkswagen. Al commissario Ue e al suo staff non interessava un approccio well-to-wheel, per calcolare le emissioni nell’intero ciclo». Oggi come allora, le parole del presidente giapponese pesano come un macigno.
La vigilanza bancaria unica europea Bce/Ssm pubblicherà per fine novembre o inizio dicembre un volumetto contenente le linee guida per le banche su come gestire al meglio il rischio climatico e ambientale, tra rischio fisico e rischio di transizione, relativamente al mercato immobiliare residenziale e commerciale. Queste linee guida, che saranno in formato “leggero” assicurano fonti bene informate, si concentreranno sulle migliori pratiche già in vigore, a conferma dei progressi che l’industria bancaria su questo fronte ha già fatto: come raccogliere e archiviare in via digitale i dati; come evitare l’ostacolo della “privacy” dietro il quale si trincerano le persone fisiche sul consumo energetico; come soppesare i rischi tra i flussi sui nuovi mutui, che hanno più dati, e lo stock, le consistenze dei vecchi prestiti con meno dati; come trovare fonti alternative quando manca la documentazione per gli immobili, soprattutto quelli costruiti prima del 1990.
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