Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Gravi difetti costruttivi dell’immobile: responsabilità dell’impresa a maglie larghe. Il termine per la denuncia di cui all’art. 1669 c.c. decorre dal momento in cui il condominio non solo ha avuto cognizione della sussistenza del vizio, ma ha anche potuto comprenderne le cause. Solo da questo momento scatta il termine annuale di decadenza entro il quale il committente delle opere o il suo avente causa deve effettuare la denuncia del difetto costruttivo all’appaltatore, dalla quale decorre l’ulteriore termine annuale di prescrizione dell’azione. Lo ha ribadito la seconda sezione civile della Corte di cassazione con la recente ordinanza n. 19713, pubblicata lo scorso 17 luglio 2024.
Crescono preoccupazione e timori tra le partita Iva italiane, ossia tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi. Oltre la metà si pente di aver intrapreso la strada del lavoro autonomo e non la consiglierebbe ad altri. Tra i più delusi i commercianti, tre su quattro, che, se tornassero indietro, non riaprirebbero la partita Iva. In cima alle criticità, l’eccessivo carico fiscale e i numerosi adempimenti burocratici. È il quadro che emerge dal report realizzato da Swg e Positivo Com & Mktg per Csapitalia – Centro studi autonomi e partita Iva che intercetta gli umori e le esigenze del diversificato mondo dei lavoratori autonomi e partite Iva italiani. L’indagine quantitativa è stata condotta all’interno di un campione di 550 soggetti lavoratori autonomi e partite Iva con fatturato fino a 350 mila euro. Il campione è stratificato per zona di residenza e tipologia di professione.
In Italia continua a registrarsi, da almeno vent’anni, l’incidenza maggiore di lavoratori autonomi, rispetto al totale degli occupati, in confronto alle principali economie dell’Ue (Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi), anche se il trend appare in discesa. I lavoratori autonomi nel 2022 erano 4.765.400, pari al 20,6% del totale degli occupati in Italia. È quanto emerge dal report “Lavoratori autonomi e imprese individuali nell’economia italiana” nell’ambito del progetto di ricerca condotto da Sda Bocconi School of management e commissionato da Csapitalia secondo cui, similmente con quanto accade anche negli altri principali paesi europei, crescono in Italia gli autonomi con età uguale o superiore a 65 anni mentre diminuiscono quelli con età uguale o inferiore a 29 anni, dato demografico comunque in linea con quello relativo a tutta l’occupazione.
Non devono necessariamente essere rivelati all’interessato (ad esempio un cliente, un fornitore o un ex dipendente) che, ai sensi dell’articolo 15 Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679), chiede all’impresa la copia dei dati personali e/o informazioni sul trattamento degli stessi. È quanto stabilito dal Garante per la protezione dei dati, nell’ingiunzione n. 380 del 20 giugno 2024, solo ora resa nota, nella quale si considera rilevante e, a certe condizioni, prevalente l’interesse delle imprese a proteggere le proprie informazioni coperte da segreto e riservatezza aziendale.
Il turismo italiano presenta una rischiosità maggiore rispetto ad altri settori. Il tasso di default delle società di capitali del settore turistico si attesta, infatti, al 4,1% a fine 2023, dato superiore rispetto alla media degli altri comparti economici, pari al 2,6%. Seppur stabile rispetto al 2022, si stima una crescita di tale tasso per la fine del 2024 pari a +1,2/1,3 punti percentuali. Ciò anche in quanto nel primo trimestre del 2024 gli importi dei finanziamenti erogati alle società di capitali del settore sono in lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-1,4%) mentre rispetto al dato medio italiano sui pagamenti commerciali le imprese del comparto registrano meno pagatori puntuali (20%) e un maggior numero di pagatori con grave ritardo (17,4%). È quanto emerge dalla lettura dei dati contenuti nello studio condotto da Crif che, grazie al proprio ecosistema di dati aggregati, ha fotografato le caratteristiche del settore turistico italiano, analizzando in particolare l’andamento del credito in termini di erogazioni e rischiosità e le performance delle imprese dal punto di vista dei pagamenti commerciali.

Professionisti in attesa di risposte dal governo

La «tela» delle istanze dei liberi professionisti continua, da un arco temporale (più, o meno) lungo, ad essere intessuta di «nodi»: si va dall’auspicato allargamento del perimetro dei soggetti tenuti ad applicare la legge sull’equo compenso per le prestazioni degli autonomi iscritti ad Ordini, Collegi e associazioni (49/2023) al mancato (finora) abbassamento dal 26% attuale della tassazione sui rendimenti finanziari delle Casse di previdenza private, come previsto dalla delega fiscale (111/2023). E, intanto, nei ministeri vigilanti del comparto, «in primis» in quello del Lavoro, è aperto il «dossier» sulla paventata revisione dei criteri di ingresso nel mondo dell’occupazione indipendente, giacché, in taluni segmenti, fra cui quello della medicina, si arriva a operare concretamente alla soglia dei trent’anni, con inevitabili ripercussioni (negative) sulla posizione pensionistica di migliaia di giovani.

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“Il Sistema sanitario italiano resta un’eccellenza del nostro Paese, ma affinché l’innovazione arrivi ai pazienti occorre un quadro normativo stabile e a sostegno della ricerca». È la convinzione di Frederico da Silva, amministratore delegato di Gilead Sciences Italia, multinazionale della farmaceutica attiva con oltre 30 terapie, prevalentemente nell’area dell’infettivologia e dell’oncologia, con un fatturato che lo scorso anno ha superato i 27 miliardi di dollari e 18 mila collaboratori. Dunque una visione di difesa del modello italiano, che dal 1978 garantisce un accesso universalistico alle cure, ma anche la proposta di cambiare ciò che non funziona in modo da favorire una collaborazione virtuosa tra industria ed enti regolatori

L’invecchiamento della popolazione contribuisce significativamente all’aumento del tasso di dipendenza degli anziani (l’indice di dipendenza crescerà dal 34,4% nel 2019 al 59,2% nel 2070) e la bassa fertilità ha prodotto una diminuzione degli individui che contribuiscono ai sistemi di welfare. Come rendere sostenibile nel medio-lungo periodo il sistema sanitario nazionale per garantire un accesso equo ai servizi sanitari? Un punto di partenza è la presa d’atto che la pressione maggiore sulla spesa sanitaria arriverà dai servizi legati alla non-autosufficienza (Long Term Care, LTC). La componente LTC vale oggi più di 33 miliardi di euro, pari a circa il 25% della spesa sanitaria complessiva. Secondo le previsioni del Working Group on Ageing, al 2050, a fronte di una previsione di crescita del 10% della spesa per le attività principali del servizio sanitario (SSN core), quella per LTC è invece prevista in aumento del 50 per cento. L’andamento è comune in tutti i paesi Ocse, rispetto ai quali, l’Italia si posiziona, però, all’ultimo posto per spesa per LTC.
C’è un esercito di circa 455 mila liberi professionisti senza obbligo specifico di appartenenza ad un ordine o albo professionale, da tempo in attesa di maggiori tutele. Sono il segmento di gran lunga più dinamico dell’occupazione, cresciuto del 96% dal 2008 al 2020. Per rappresentare questo universo multiforme, che comprende amministratori di condominio e designer, wedding planner e influencer, professionisti del benessere e consulenti di management, guide turistiche, interpreti di conferenza e optometristi, opera dal 2018 Confcommercio Professioni, federazione di settore di Confcommercio-Imprese, guidata da Annarita Fioroni, avvocata, già senatrice.
Ricomincia la scuola. Le lezioni in classe e anche la sessione di esami che, a settembre, completa l’anno accademico. Per genitori e nonni, non c’è forse momento migliore per pianificare risparmi e investimenti, pensando al futuro dei propri figli e nipoti. È l’ambizione di molti: mettere da parte una somma da destinare all’università, all’avvio di una piccola attività professionale o imprenditoriale, o come cuscinetto di sicurezza, cui gli eredi potranno attingere un domani, fino a integrare la loro (lontanissima) pensione. Del resto, guardare agli investimenti con il binocolo mette anche al riparo dai patemi dovuti alla volatilità dei mercati, tornata a infiammarsi sotto il sole d’agosto. Ecco allora tre idee, disegnate da L’Economia del Corriere con l’aiuto di Smileconomy, società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale: un piano per accantonare una somma di 30mila o 50mila euro, tramite versamenti mensili. Il riscatto degli anni di laurea per un figlio già 30enne. Oppure, terza ipotesi, una pensione di scorta, che funga anche da serbatoio di risparmi, da intestare a un figlio minore a carico, sfruttando alcuni benefici fiscali. L’idea, qui, è avviare un investimento previdenziale che l’erede potrà portare avanti in prima persona, una volta diventato grande. Con risultati sorprendenti, vista la lunga distanza.
Iniziare a investire oggi per la pensione di un bambino che ha solo pochi mesi o anni di vita può sembrare assurdo, ma non lo è, per diverse ragioni. La prima: il fondo pensione può essere considerato come un serbatoio, in cui confluiranno paghette e regali finanziari di genitori, zii e nonni, e a cui l’intestatario potrà attingere ben prima di aver maturato i requisiti per la pensione. I risparmi destinati alla previdenza complementare, infatti, restano congelati solo per i primi otto dall’iscrizione al fondo: dopodiché si può ottenere un anticipo fino al 30% del montante (capitale accumulato più rendimenti), senza vincolo di destinazione. E per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa, si può prelevare fino al 75% di quanto maturato. È anche una forma di auto-tutela: il riscatto anticipato può arrivare al 50% del montante in caso di disoccupazione, se la condizione di inattività si protrae per oltre 12 mesi, o fino al 100% se supera i quattro anni.
Meglio riscattare gli anni di laurea o investire in un fondo pensione? Si tratta di un dilemma frequente, qualche anno dopo il completamento degli studi universitari. E la soluzione non è banale. Prendiamo il caso di un 30enne, lavoratore dipendente, intento a valutare l’opportunità o meno del riscatto di cinque anni di corso. Il costo dell’operazione, per ogni anno — se si è dipendenti — è pari al 33% del reddito lordo annuo maturato nei 12 mesi precedenti la richiesta, ma si può optare anche per il regime agevolato, pagando un forfait per ogni anno di corso, pari a 6.076,95 euro (per il 2024, ogni anno la cifra cambia). È l’ipotesi presa in considerazione da Smileconomy in questa simulazione.
Avere in mente un obiettivo e un orizzonte temporale il più possibile nitidi aiuta a rendere efficiente una altrimenti generica attitudine al risparmio. Esempio concreto: come accantonare una somma di 50mila euro da destinare a figlio (o nipote) entro il raggiungimento della maggiore età, per finanziare le spese dell’università o l’avvio di un’attività professionale? Dipende prima di tutto dalla sua età anagrafica e quindi, dal tempo che rimane prima di vederlo spegnere la 18esima candelina. Se il bambino è appena nato, restano 18 anni e si può sfruttare a pieno il meccanismo di capitalizzazione composta degli interessi (vedi articolo nella pagina a fianco). A conti fatti, calcola Andrea Carbone (Smileconomy) servono 143 euro al mese investiti in un fondo azionario tramite piano di accumulo per raggiungere il traguardo.