Un italiano su due (51%) non sa cosa sia la previdenza complementare e il 27% non sa che il TFR può essere versato nella propria soluzione pensionistica

Il futuro preoccupa gli italiani, che sono in particolare pessimisti riguardo al momento in cui andranno in pensione. Solo il 13%, infatti, pensa che riceverà un assegno che gli permetterà di mantenere un tenore di vita adeguato una volta uscito dal mondo del lavoro. La maggioranza (80%) si dice invece pessimista sulla possibilità di contare su una pensione di base adeguata e, di questi, il 34% teme che non avrà nemmeno una pensione o risparmi sufficienti cui attingere per integrarla.

Lo evidenzia l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni.

Le principali preoccupazioni legate alla quiescenza sono il rischio di non autosufficienza e l’impossibilità di sostenere le spese (44%), il dover gravare sulla famiglia (26%) per le proprie necessità economiche e il non riuscire ad aiutarla (25%) per carenza di risparmi. Ben uno su quattro (23%) teme poi di cadere in povertà.

L’indagine ha anche confermato una bassa conoscenza del tema previdenziale. Uno su due (51%), per esempio, non è in grado di definire che cosa sia la previdenza complementare, il 27% non sa che il TFR può essere versato nelle soluzioni previdenziali e il 32% non è a conoscenza dei vantaggi fiscali che queste offrono. L’84% poi non si informa sulle novità riguardanti le pensioni e la riforma del sistema previdenziale.

A fronte di questo, tuttavia, un italiano su tre (33%) si dice interessato a valutare opzioni per rendere più sicura la condizione economica della propria vecchiaia, e a pensarci, capendo come fare e a chi rivolgersi, sono in particolare i giovani della fascia 25-34 anni, dove la percentuale sale al 45%. Questi dati sono coerenti con la volontà espressa dagli intervistati (61%) di acquisire in futuro un maggior livello di cultura previdenziale e del risparmio e di rivolgersi a consulenti qualificati per le proprie decisioni di investimento.

Tra le soluzioni cui guarderebbero per integrare la pensione ci sono i piani individuali pensionistici assicurativi (28%), i conti deposito (23%) e i fondi pensioni aperti o negoziali (22%). Il 17% investirebbe sul mercato finanziario e il 14% in polizze vita.