Stefano De Polis, Segretario Generale IVASS, è intervenuto martedì in occasione del convegno organizzato a Roma dallo SNA su L’Open insurance: le assicurazioni alla prova delle nuove tecnologie.

L’open insurance potrebbe secondo De Polis introdurre utili elementi di dinamicità nel mercato, cogliendo le opportunità offerte dall’innovazione digitale per accrescere la concorrenza, la trasparenza, l’inclusione finanziaria, l’efficienza.  Tuttavia occorre tenere presente anche i rischi e le sfide di questo nuovo contesto.

L’open banking introdotto con la PSD2 è stato in tutta Europa un motore di innovazione. È pertanto largamente condivisa l’opportunità di estendere l’esperienza a altri ambiti e settori finanziari. Da qui la proposta di Regolamento europeo in materia di open finance (Financial Data Access Regulation – FiDAR) presentato dalla Commissione Europea nel 2023, che mira ad estendere a tutti i settori finanziari una disciplina ispirata a quella dell’open banking per i servizi di pagamento, con gli opportuni adattamenti alle specificità di ciascun settore.

Il regolamento introdurrebbe l’obbligo per le compagnie e gli intermediari (data holder) di condividere, previo consenso dei clienti, i dati su prodotti e servizi che ricadono nell’applicazione di FiDAR con i “data user”, ovvero altre imprese assicurative o terze parti tecnologiche fornitrici di servizi di informazione finanziaria – FISP. La proposta prevede che sia il mercato a definire i sistemi e gli schemi di condivisione dei dati, incoraggiando lo sviluppo di interfacce tecniche secondo elevati standard qualitativi, in grado di soppiantare le attuali modalità poco sicure di raccolta dei dati (ad es. screen scraping).

Il negoziato – ricorda De Polis – si sta orientando a imporre alcuni vincoli alla condivisione dei dati assicurativi sia per esigenze di privacy sia per assicurare il principio di mutualità. La condivisione di dati assicurativi per particolari utilizzi (risk assessment e pricing di prodotti e servizi vita e danni, valutazione dell’esposizione ai rischi climatici) potrebbe essere regolata da più approfonditi standard tecnici e linee guida EIOPA.

Prevale inoltre tra gli Stati membri la volontà di adottare un approccio graduale nell’applicazione del regolamento, con la preferenza per un sistema di phasing-in, anche se sussistono differenti punti di vista sui tempi di attuazione per i diversi ambiti del mercato. I lavori per la definizione della FiDAR proseguono sotto la Presidenza di turno ungherese.

La regolamentazione si inserisce nell’attuale tendenza del mercato alla costituzione di ecosistemi digitali aperti, dove le Application Programming Interface (API) standardizzate facilitano lo scambio di dati tra diverse entità.

L’open insurance, in prima battuta, arricchisce i dati a disposizione e le possibilità di analisi strutturate, aggregando le informazioni disponibili presso più soggetti a vantaggio di una maggiore precisione nel definire i profili di rischio della clientela e nell’offerta di prodotti tailor-made, adeguati alle esigenze individuali. È un passo importante anche verso la necessaria maggiore inclusione finanziaria.

Riguardo al tema della tutela della proprietà intellettuale e degli investimenti in innovazione, De Polis ricorda che FiDAR fa riferimento allo scambio dei dati “elementari”, di piena proprietà del consumatore, e non di quelli “arricchiti”, cioè di quelli che incorporano valutazioni da parte delle imprese e degli intermediari. Si tratta quindi di una estensione del principio di portabilità già regolato da tempo dalle norme sulla privacy (GDPR).

Ma quali sono i rischi?

L’accesso ai dati e la loro interpretazione fornisce un grande potere e questa posizione privilegiata potrebbe essere sfruttata per ottenere vantaggi competitivi ingiusti. Si discute in particolar modo in merito all’accesso i dati finanziari e assicurativi da parte dei c.d. gatekeeper, le piattaforme che connettono imprese e consumatori offrendo servizi core quali intermediazione, ricerca, social network.

Inoltre, una personalizzazione estrema dei prodotti assicurativi, basata sull’analisi dettagliata dei dati individuali, potrebbe portare a una segmentazione così granulare del mercato da sfociare in una sorta di discriminazione algoritmica. Il settore assicurativo dovrà ricalibrare il bilanciamento tra mutualità e personalizzazione, tenendo conto dell’evoluzione tecnologica, dei cambiamenti sociali e delle nuove sfide globali.

Non va sottovalutata nemmeno, secondo De Polis, la complessità tecnologica, in particolare per le compagnie assicurative di dimensioni più contenute: i costi di implementazione della transizione potrebbero accentuare il divario tecnologico tra compagnie.

Nel mondo dell’intermediazione  già oggi assistiamo ad alcune iniziative di grandi operatori innovativi che stanno sviluppando piattaforme digitali in grado di offrire consulenza e prodotti e di integrare canali di vendita diretti e tradizionali. In questo senso dovrebbe anche svilupparsi maggiormente l’offerta transfrontaliera, specie se il quadro normativo europeo dell’open insurance sarà in grado di creare standard comuni e pratiche di vigilanza convergenti in tutta l’Unione.

De Polisi indica tre linee di azione importanti:

  • Investimento massiccio in sicurezza e formazione per costruire solide infrastrutture digitali, assicurando che ogni attore sia un guardiano vigile.
  • Efficace collaborazione tra industria e regolatori. È necessario un quadro normativo, che consenta di offrire nuovi prodotti e servizi e al contempo proteggere i consumatori e la loro privacy, in grado di orientare e assecondare l’innovazione senza soffocarla.
  • Impegno costante alla trasparenza e all’educazione dei consumatori. Gli operatori del settore assicurativo e i clienti devono essere partner consapevoli in questa trasformazione digitale, non semplici spettatori