Il presidente IVASS Luigi Federico Signorini, è intervenuto lo scorso venerdì nell’ambito della conferenza ANIA “Disaster risk financing: the role of insurance for new public
private partnerships”.
Il tema del cambiamento climatico è ormai argomento quotidiano, tanto si palesa ogni giorno con più evidenza la crescita della frequenza e dell’intensità di inondazioni fluviali e costiere, frane, siccità e incendi boschivi in tutto il mondo.
Il Rapporto europeo sullo stato del clima 2023 – ricorda Signorini – stima che i danni diretti alle proprietà generati nel 2023 da alluvioni, inondazioni e incendi (senza considerare, cioè, gli effetti indiretti) ammontino a più di 13 miliardi di euro e il tributo umano a 151 morti. 151 morti. Negli ultimi anni, inoltre, si è registrata una crescente attenzione internazionale alle catastrofi naturali come potenziale fonte di rischio sistemico per la stabilità finanziaria.
E’ anche evidente orami che un approccio puramente ex-post alla riparazione dei danni e alla compensazione delle perdite non sia sostenibile. Auspicabili invece sono sia la mitigazione del rischio ex ante che la prevenzione e la limitazione dei danni.
La natura del rischio di catastrofe richiede un’interazione appropriata tra interventi di soccorso pubblico e schemi assicurativi privati.
Alcuni principi utili per i responsabili delle politiche sono stati recentemente riassunti in un “decalogo” per le catastrofi naturali redatto dall’OCSE e dalla IAIS, l’Associazione Internazionale delle Autorità di Vigilanza Assicurativa, sotto gli auspici della Presidenza italiana del G7, che appunto sottolinea che un meccanismo efficace di protezione contro le catastrofi naturali richiede la cooperazione di molti attori, sia pubblici che privati.
Ripercorrendo quanto già esposto lo scorso anno, Signorini ha riassunto i pro e dei contro di due modi di condividere i costi di un evento catastrofico: l’intervento pubblico e l’assicurazione privata. L’intervento pubblico sarà sempre necessario in una certa misura, perché non tutti i rischi sono effettivamente assicurabili e perché, nel caso di eventi veramente catastrofici, è indispensabile una forma di coordinamento della ricostruzione e del suo finanziamento. I suoi svantaggi sono, in primo luogo, che quando si verifica un evento, c’è incertezza sulla possibilità di ottenere un indennizzo e in che misura, su chi ne avrà diritto e a quali condizioni; in secondo luogo, l’esperienza ci dice che l’attuazione delle misure di soccorso spesso arriva molto tardi dopo l’evento; in terzo luogo, che la distribuzione dell’onere fiscale, essendo naturalmente basata sulla pura discrezionale di mutualizzazione ex-post, difficilmente può essere concepita in modo da creare i giusti incentivi per la prevenzione dei rischi ex-ante o la mitigazione del rischio.
I contratti di assicurazione privata sfruttano le opportunità della diversificazione tra rischi non correlati e possono basarsi su tecniche di trasferimento del rischio e di pooling, con benefici condivisi in ultima istanza tra l’assicuratore e l’assicuratore. i benefici sono in ultima analisi condivisi tra l’assicuratore e l’assicurato. Se ben concepito e attuato, il risarcimento è certo, rapido e direttamente commisurato al danno individuale subito; può fornire potenti incentivi alla prevenzione. Tuttavia, se non ci sono disposizioni per la copertura obbligatoria, è soggetta alla selezione avversa. Inoltre, non può raggiungere gli obiettivi di redistribuzione che l’intervento pubblico potrebbe invece perseguire.
L’Italia, nonostante sia particolarmente esposta al rischio sismico e idrogeologico, mostra in Europa il più alto gap di protezione. Dal 1980 al 2022, circa il 97% delle perdite subite a causa di terremoti e inondazioni non sono state assicurate, il più alto livello di sottoassicurazione (così misurato) per questo tipo di rischio nel contesto europeo.
A spiegare la riluttanza del pubblico ad assicurarsi vi è da una parte una scarsa consapevolezza del rischio e/o della disponibilità di prodotti assicurativi; dall’altra una difficoltà di comprensione di polizze complesse (per quanto riguarda, ad esempio, garanzie, benefici, esclusioni), oltre che una questione di prezzi elevati.
Anche dalla parte dell’offerta le difficoltà sono elevate. La modellizzazione del rischio è difficile, soprattutto perché i cambiamenti climatici potrebbero modificare la distribuzione di probabilità degli eventi catastrofici legati al clima in modo difficilmente prevedibile. Ciò rende l’offerta assicurativa tecnicamente difficile e induce le compagnie assicurative ad aumentare significativamente il prezzo. Lo stesso problema si pone per la riassicurazione: infatti, man mano che gli effetti del cambiamento climatico diventano evidenti, le compagnie di assicurazione hanno sempre più difficoltà a riassicurarsi sul mercato.
Queste caratteristiche peculiari del rischio catastrofale richiedono misure oculate volte a migliorare il quadro dell’assicurazione Nat-Cat e fornire una forma di coassicurazione pubblica, lasciando che il mercato svolga i suoi compiti di allocazione nel modo più efficiente possibile.
IVASS ha accolto con favore l’introduzione di un sistema di assicurazione Nat-Cat obbligatorio per le imprese, insieme a una serie di strumenti di supporto alle politiche, con la legge di bilancio 2024. La legge potrebbe avvicinare l’Italia ad altri Paesi europei (tra cui Francia e Spagna) ed extraeuropei (tra cui Stati Uniti e Giappone) che hanno già previsto modelli obbligatori o semi-obbligatori di assicurazione contro le catastrofi naturali.
I dettagli tecnici devono essere definiti da un decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Resta da vedere se l’obbligo assicurativo slitti ulteriormente oppure entri effettivamente in vigore con il 2025.
Signorini sottolinea che lo schema deve essere tecnicamente sostenibile per gli assicuratori e conveniente per gli assicurati, in modo da raggiungere senza problemi la copertura universale. I rimborsi devono essere percepiti come rapidi e prevedibili. L’estensione della copertura offerta (e richiesta) deve essere adeguata. Il decreto attuativo specificherà una serie di dettagli importanti, tra cui gli eventi da coprire e i criteri di esclusione.
A questo proposito, nel numero di ottobre che sta per andare in stampa, ASSINEWS commenterà la bozza di decreto circolante, rilevandone i punti critici che testimoniano quanto il legislatore sia distante dal business.
Signorini ha concludo dicendo che, in generale, ci sono altri due ingredienti chiave per ridurre il gap di protezione assicurativa dell’Italia: una maggiore consapevolezza del rischio (e degli strumenti di protezione del rischio disponibili) da parte del pubblico; il costante miglioramento della chiarezza e della trasparenza da parte dell’industria.
“I cittadini e le imprese ben informati sui rischi saranno probabilmente disposti a cercare una maggiore protezione e ad adottare misure di mitigazione che riducono il rischio di perdita e allo stesso tempo migliorano le condizioni in cui l’assicurazione può essere fornita. Gli assicuratori, da parte loro, dovrebbero impegnarsi costantemente per migliorare la struttura e il linguaggio dei contratti, nonché tutti gli aspetti della distribuzione delle polizze. Garantire che i contratti siano il più possibile chiari, semplici e leggibili, e che i potenziali clienti siano nella posizione migliore per comprendere il prezzo, l’estensione della copertura e le altre condizioni, è importante non solo in nome dell’equità, ma anche per garantire il buon funzionamento della concorrenza di mercato. Assicurazione educazione e trasparenza: l’Ivass si impegna a contribuire a questi due obiettivi, nell’ambito del proprio mandato, nel modo migliore possibile”.
Tra gli altri relatori il direttore generale Mef Riccardo Barbieri Hermitte ha confermato che l’assicurazione obbligatoria contro i danni catastrofali per le imprese è il primo step per poi arrivare ad un sistema che possa coprire anche le famiglie e le infrastrutture, con costi sostenibili.
Carmine Di Noia, direttore affari finanziari dell’Ocse, ha citato il documento quadro messo a punto dal G7 finanze di Stresa, con il contributo anche dell’Ocse e dell’Iais, che analizza gli aspetti di domanda e offerta, da un lato la consapevolezza e dall’altro gli strumenti, le polizze. Questo servirà per un approccio coordinato, indispensabile per far nascere le partnership pubblico-privato.
Queste partnership possono contribuire mitigare i rischi in casi di catastrofi naturali e allo stesso tempo a ridurre le conseguenze negative sul Pil di un Paese colpito da un disastro naturale, secondo Fausto Parente, direttore Eiopa.
Florence Lustman, presidente di France Assureurs, ha portato l’esempio del sistema in Francia, dove è attivo un sistema di copertura NatCat da 42 anni e copre sia aziende, che privati e enti locali. La garanzia – inserita automaticamente in tutti i contratti assicurativi danni – viene così spalmata in 45 milioni di contratti, garantendo un livello di mutualizzazione molto alto. Il costo medio si aggira intorno ai 25 euro a persona, anche se sono previsti incrementi fino a circa 40 euro. Perché scatti la copertura serve che venga emanato un decreto che riconosca la catastrofe, ci deve essere un danno diretto relativo ad una data precisa.