I fenomeni meteorologici estremi aumentano e diventano più costosi. Secondo il climatologo del più grande riassicuratore in futuro non tutti potranno permettersi di assicurare la propria casa
Alcune catastrofi naturali causano perdite così ingenti da sovraccaricare le compagnie assicurative. Per questo motivo fanno ricorso ai riassicuratori. Ernst Rauch, capo climatologo presso Munich Re, è stato intervistato dal portale tedesco Zeit online.
Dopo aver parlato della situazione in Germania e dell’evento più costoso tra quelli causati dalle catastrofi naturali, l’alluvione nella valle dell’Ahr, costata al settore assicurativo circa otto miliardi di euro, Rauch ha spiegato che in passato, i maggiori eventi di perdita per i riassicuratori erano principalmente i terremoti. Oggi si tratta di catastrofi legate alle condizioni atmosferiche e i dati mostrano una forte tendenza all’aumento in alcune regioni per alcuni pericoli e per l’ammontare delle perdite associate, in particolare per i forti temporali, ma anche per i cicloni tropicali.
I costi legati ai grandi sinistri da catastrofe naturale sono in aumento a causa dell’inflazione. E in generale, ovviamente, aumentano a causa del benessere. I nuovi edifici, ad esempio, sono di qualità superiore, più grandi e l’arredamento è più costoso. Ciò comporta un aumento delle perdite. Ma questi fattori socio-economici da soli non spiegano l’aumento. Le condizioni meteorologiche estreme sono sempre più frequenti.
In Germania, per i cosiddetti rischi naturali – cioè inondazioni, terremoti, pressione della neve, valanghe – il premio assicurativo annuale per una casa unifamiliare in una zona non ad alto rischio di inondazione è compreso tra 100 e 300 euro all’anno. Sulla costa della Florida, questo valore è da dieci a venti volte superiore, cioè diverse migliaia di dollari all’anno, spiega Rauch.
Rauch sottolinea che è importante concentrarsi sulla vulnerabilità. Bisogna intervenire per rallentare l’aumento quasi incontrollato delle perdite degli ultimi anni. Perché gli altri due parametri puntano verso l’alto. Quindi, se non contrastiamo la crescente vulnerabilità con metodi di costruzione adeguati ed edifici più stabili, i premi di rischio continueranno a salire.
Zeit on line chiede a Rauch se si possa arrivare ad un punto in cui non sarà più conveniente per Munich Re assicurare questi sinistri. “Non è tanto una questione di offerta, quanto di domanda. Continueremo ad assicurare. Ma dobbiamo trasferire il rischio ai nostri clienti, gli assicuratori. E questi ultimi, a loro volta, di solito trasferiscono questi costi aggiuntivi ai loro clienti finali. Per un’azienda industriale, ad esempio, diventa sempre più una questione economica se abbia ancora senso pagare questi premi assicurativi o se preferisca assumersi il rischio in prima persona”, risponde.
Nel caso dei privati i proprietari di case negli Stati Uniti devono chiedersi: posso permettermi un’assicurazione? Il modo in cui il mondo assicurativo si sviluppa sotto l’intensificarsi della crisi climatica è quindi una dimensione sociale che dobbiamo mettere tenere sotto osservazione.
“Un riassicuratore come Munich Re deve realizzare un profitto, altrimenti questi rischi non possono essere sostenuti. E devo tornare alla funzione della società nel suo complesso: Se non dovessimo assumere questi rischi perché non è possibile per noi realizzare un profitto, allora la domanda è: chi riempirebbe il vuoto? Il nostro modello di business è un contributo alla protezione delle economie e, in ultima analisi, anche dei privati. Inoltre, i disastri naturali rappresentano solo una parte della nostra attività, circa il 10%”, replica Rauch alla domanda provocatoria del giornalista, che lo mette davanti ad una “questione morale” dato che Munich Re guadagna sull’incertezza associata al cambiamento climatico.