Una riforma dei consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) che ne valorizzi il ruolo e la funzione, garantendo i giusti compensi ai professionisti impegnati nelle attività con i tribunali. È l’appello lanciato dal tavolo delle libere professioni, composto da fondazione Inarcassa e da una serie di associazioni e di sindacati di ingegneri e architetti, che chiedono al governo interventi concreti per i Ctu (il tema è parte di uno dei decreti attuativi della riforma della giustizia).
Due gli aspetti, in particolare, sottolineati dal tavolo; il primo è la natura della prestazione svolta dai consulenti, verso la quale «ormai è stato chiarito che si tratta di incarico pubblico». Perciò, non può prescindere «dal possesso della partita Iva, dell’assicurazione obbligatoria professionale, dalla regolarità contributiva fiscale, previdenziale e dagli adempimenti previsti dagli ordini professionali», fanno sapere ancora dal tavolo. Il secondo aspetto riguarda invece i compensi «che ad oggi restano ancora determinati sulla base del decreto del ministero della Giustizia del 30 maggio 2002, dove la prima vacazione viene ricompensata con 14,68 € e le successive con 8,15 €. Occorre aggiornare il sistema tariffario, ipotizzando anche l’eliminazione dei tetti fissati agli articoli 11 e 13 del dm 30 giugno 2002», fanno sapere ancora dal tavolo. Parallelamente, viene richiesta anche una applicazione più flessibile del decreto in ragione delle attività rese, anche se non espressamente contemplate.
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