Andrea Pira
Dopo l’ultimo ritocco in ordine di tempo alla normativa sempre più stratificata del Superbonus, l’attesa è ora tutta su quali saranno le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate. Da più parti si auspicava arrivasse la modifica al regime di responsabilità per i cessionari dei crediti fiscali generati dai bonus edilizi inserita nel decreto Aiuti-bis, sbloccando un mercato inceppato dalla misure anti-frode introdotte a novembre dello scorso anno. «La modifica è stata frutto di un lavoro condiviso. Arrivare a un emendamento che sbloccasse la monetizzazione dei crediti è stata una fatica immane, ma è stata capita l’importanza dell’intervento per salvare imprese e famiglie che si trovano con lavori già avviati o metà», ha commentato la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. Adesso secondo le stime potrebbero essere sbloccati fino a 20 miliardi di euro in crediti. «Stiamo dialogando con le banche che si erano fermate negli acquisti affinché tornino a comprare i crediti. Gli istituti fanno già e continueranno a fare due diligence, hanno tutti gli strumenti per verificare la correttezza del credito, fatto importante per sbloccare a valle il mercato. Lo stesso deve contribuire a fare l’Agenzia delle entrate correggendo l’orientamento restrittivo della circolare numero 23 e consentendo finalmente la monetizzazione dei crediti».
Il credito fiscale è d’altronde la base su cui poggia l’intero meccanismo del Superbonus. In soldoni, fatte 100 le spese per interventi di isolamento termico, sostituzione di impianti di climatizzazione invernale e riduzione del rischio sismico, lo Stato ne restituisce 110. Ogni intervento ha limiti di spesa ammissibili a detrazione. Esiste inoltre la distinzione tra lavori trainanti, che devono essere eseguiti per ottenere l’agevolazione, ad esempio la sostituzione degli impianti, e altri interventi detti trainati, che contribuiscono miglioramento energetico dell’edificio, ma possono accedere alla detrazione soltanto se si accompagnano ai primi.
Il bonus può essere usufruito in dichiarazione dei redditi, spalmato su cinque anni: tramite sconto in fattura, quindi facendo anticipare dall’impresa che farà i lavori la spesa detraibile oppure con la cessione a terzi, come banche o Poste, avendo così le risorse per finanziare i lavori. È possibile scegliere la cessione per le spese fino al 2025.
Le cessioni. Per cedere il credito occorre rivolgersi a un Caf o a un professionista e chiedere un visto di conformità (la cui spesa è detraibile e che richiede un’ampia documentazione). Visto che non va richiesto se si presenta in autonomia la dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle entrate.
Chi rilascia il visto di conformità dovrà inviare tutto entro cinque giorni lavorativi dal rilascio delle ricevuta di avvenuta trasmissione delle asseverazioni del lavori fatta dall’Enea. Per le spese sostenute nel 2022, la scadenza per le comunicazioni è il 16 marzo 2023. Se entro cinque giorni dall’invio il Fisco rileva rischi di frode, può sospendere per 30 giorni gli effetti della cessione e fare controlli.
La detrazione vale per i lavori effettuati dal primo luglio 2020 e ha scadenze diverse. Non c’è più tempo per il cosiddetto «Super sismabonus acquisti», nonché per gli interventi delle associazioni sportive dilettantistiche, i cui termini sono scaduti lo scorso 30 giugno.
Ultimi fuochi per unifamiliari. Mancano invece pochi giorni al 30 settembre. È la data segnata sul calendario dai proprietari di villette unifamiliari che entro fine mese dovranno avere effettuato il 30% di tutti i lavori preventivati (anche quelli non oggetto di agevolazione) per avere diritto al Superbonus sulle spese fatte entro il 31 dicembre. La dichiarazione scritta spetta al direttore dei lavori e dovrà essere basata sulla documentazione in possesso con lo Stato di avanzamento dei lavori, le bolle, le fatture. A tutela di tutte le parti la relazione dovrà essere inviate sia al committente sia all’impresa che effettua i lavori.
Condomini. Di contro c’è tempo fino tutto dicembre del prossimo anno per ottenere il 110% su lavori condominiali. La detrazione scenderà poi gradualmente al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Le stesse scadenze valgono per le persone fisiche proprietarie di palazzine intere composte da 2 a 4 unità immobiliari.
La spesa detraibile per ogni condomino è fissata in base ai millesimi delle parte comuni di competenza. Il primo passo da compiere è però uno studio preliminare di fattibilità tecnica ed economica da portare a una prima assemblea. Il documento principale è il computo metrico estimativo ossia il documento per stimare quantità e costi di esecuzione di un’opera edile e che sarà allegato all’asseverazione del tecnico, ossia alla necessaria certificazione del diritto a godere dell’agevolazione, valutando se le spese sono congrue.
La seconda fase è l’assemblea deliberante, a valle della quale andrebbero intraprese colloqui tra amministratore e banca per la cessione del credito, inviando quindi all’istituto i documenti per censire il committente e aprire la pratica, nonché i preventivi e tutta la documentazione da portare in riunione di condominio. Per il finanziamento degli stessi o per la cessione del credito, sono sufficienti i voti che rappresentino la maggioranza degli intervenuti e almeno un terzo del valore dell’edificio. Poi i lavori.
Ex Iacp. Entro il 30 giugno del prossimo anno, dovranno invece essere effettuatli almeno il 60% dei lavori complessivi per ottenere i bonus che spettano agli interventi negli immobili dell’ex Istituto Autonomo Case Popolari e nelle cooperative edilizi, per le spese sostenute fino a tutto il 2023.
I costruttori edili guardano anche al possibile proseguimento della norma, pensata per favorire l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare italiano e per ridare slancio al settore dopo la crisi della pandemia. «Riteniamo che debba continuare, con una modulazione meno emergenziale, in modo da renderla strutturale. Si può ragionare sulla rimodulazione delle percentuali del credito d’imposta in base al raggiungimento di obiettivi o requisiti. È necessario che ci sia un aiuto importante perché i privati non possono farcela da soli», conclude la numero uno dell’Ance. (riproduzione riservata)
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