La popolazione residente in Italia potrebbe registrare un deciso calo nei prossimi anni, passando dalle 59,2 milioni di persone del 1° gennaio 2021 alle 57,9 nel 2030 (-1,3 milioni).
Ma non è tutto perché secondo le previsioni dell’Istat, il numero di residenti nel nostro Paese scenderebbe a 54,2 milioni (-5mln) nel 2050, per poi atterrare a 47,7 milioni (-11,5 mln) nel 2070.
L’Istat parla di “potenziale quadro di crisi” per il “futuro demografico del Paese” pubblicando le “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie”.
Secondo l’Istituto nazionale di statistica, sulla base dello scenario di previsione mediano, è attesa una decrescita della popolazione residente nel prossimo decennio, con un tasso di variazione medio annuo pari al -2,5%.
L’Istat spiega che “le previsioni demografiche sono per costruzione tanto più incerte quanto più prolungate nel tempo. L’evoluzione della popolazione totale rispecchia tale principio già dopo pochi anni di previsione. Nel 2050 il suo intervallo di confidenza al 90% (ovvero che il suo presunto valore cada tra due estremi con probabilità pari al 90%) oscilla tra 51,1 e 57,5 milioni. Venti anni dopo si è tra 41,2 e 55,1 milioni, ma ciò che risulta pressoché certo è che la popolazione andrà incontro a una diminuzione. Infatti, sebbene non sia esclusa l’eventualità che la dinamica demografica possa condurre a una popolazione nel 2070 più ampia di quella odierna, la probabilità empirica che ciò accada è minima, risultando pari all’1,0% (percentuale di casi favorevoli all’evento sul totale delle simulazioni condotte)”.
Cresce l’età media e si avvicina a 46 anni
In Italia si assiste a una “fase accentuata e prolungata di invecchiamento” con la popolazione over 65 che rappresenta il 23,5% del totale e un’età media (contro il 12,9% degli under 14 e il 63,6% della popolazione nella fascia 15-64 anni) che si è avvicinata a 46 anni. Entro il 2050, prevede l’Istituto Nazionale di Statistica, le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,9% del totale secondo lo scenario mediano, mentre l’intervallo di confidenza al 90% presenta un campo di variazione compreso tra un minimo del 33% a un massimo del 36,7%. Comunque vadano le cose, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani.
I giovani fino a 14 anni di età, sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in recupero – è la stima Istat – potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,7% del totale, registrando quindi una lieve flessione.
Sul piano dei rapporti intergenerazionali, tuttavia, si presenterebbe il tema di un rapporto a quel punto squilibrato tra ultrasessantacinquenni e ragazzi, in misura di circa tre a uno.