Paola Valentini
Angelo Abbondio, il capostipite dei gestori di Piazza Affari scomparso il 6 settembre all’età di 81 anni, aveva dichiarato a MF-Milano Finanza in occasione del lancio di alcuni fondi bilanciati nel 2004: «Ci sono sempre stati elementi esterni che impediscono alle borse di decollare, ma proprio allora è il momento buono per investire, perché prima o poi questi elementi passano». Il mercato in quell’anno non si era ancora ripreso dalle perdite causate dallo scoppio della bolla Internet dei primi anni 2000. Ma le parole di Abbondio appaiono più che mai attuali anche oggi. D’altra parte il gestore che creò il mitico Fondo Professionale agli inizi degli anni ‘80 è sempre stato un passo avanti agli altri (grazie a un talento che gli aveva attirato invidie e inimicizie), ritirandosi al momento giusto quando ormai aveva capito che la gestione del risparmio era diventata un business complesso perché richiedeva una visione internazionale («oggi i mercati funzionano come vasi comunicanti; bisogna guardare anche le società estere per poter investire in quelle italiane», aveva detto).

Anche oggi forse Abbondio guarderebbe oltre i timori di recessione che tengono sotto scacco l’Europa alle prese con la chiusura delle forniture russe di gas, mentre le banche centrali continuano ad aumentare i tassi per combattere l’inflazione. Insomma, un mix esplosivo che sta mettendo a dura prova le famiglie nella duplice veste di consumatrici e investitrici. Per ora però il comparto del risparmio gestito dà prova di resistenza. Come emerge dagli ultimi dati di raccolta pubblicati da Assogestioni, nei quali spicca l’andamento dei fondi comuni, che rappresenta il termometro dei comportamenti dei risparmiatori: da inizio anno a fine giugno il saldo totale dei flussi è positivo per 6,75 miliardi, di cui +11,92 miliardi nei fondi comuni, +2,86 miliardi nei chiusi e -8,03 miliardi nelle gestioni (tabella in pagina). Il dato che però segnala più di tutti che l’industria del risparmio gestito sta reggendo bene l’urto dei mercati è quello che arriva dai fondi comuni azionari, i quali sono positivi nonostante le difficoltà delle borse. Nel secondo trimestre hanno raccolto 6,37 miliardi dopo i 9,24 miliardi dei primi tre mesi per un totale da gennaio di 15,6 miliardi. A trainare il segmento sono gli azionari internazionali con flussi nel secondo trimestre per quasi 5 miliardi, seguiti dagli azionari America con 400 milioni. Assieme ai fondi bilanciati (1,69 miliardi per un totale di 6,94 miliardi nei sei mesi) gli azionari sono l’unica categoria in attivo nel periodo aprile-giugno (tabella). Per capire se la tendenza si è confermata anche nei mesi di luglio e agosto bisognerà attendere le statistiche aggiornate di Assogestioni.

Nel frattempo le difficoltà dell’Europa stanno facendo tornare l’appetito per le azioni di Wall Street. Secondo i dati di Refinitiv Lipper, gli investitori hanno aggiunto denaro ai fondi azionari e ai fondi comuni statunitensi per quattro delle ultime sei settimane, mentre hanno tolto denaro ai fondi azionari internazionali nelle ultime 20 settimane consecutive. Si tratta della serie più lunga dopo quella di deflussi per 22 settimane terminata nell’ottobre del 2019. In Italia segnali importanti della tenuta dei flussi nelle ultime settimane estive arrivano dalle reti quotate. Che in questa fase di incertezza sui mercati puntano sui piani di accumulo (Pac) che permettono di rimettere un piede in borsa approfittando dei ribassi dei mercati ma senza rischiare troppo alla luce dei timori di recessione.

E’ questa ad esempio la ricetta che ha permesso a Banca Mediolanum di chiudere agosto con una raccolta netta di 291 milioni euro, sempre positiva rispetto ai 745 milioni di luglio (nonostante scadenze fiscali dei clienti italiani che hanno generato nel mese pagamenti in uscita dai conti correnti per 300 milioni), portando il totale da inizio anno a 5,38 miliardi, poco sotto i 6 miliardi dello stesso periodo del 2021 (che era stato molto brillante per l’andamento delle azioni, al contrario di quest’anno). Secondo l’amministratore delegato Massimo Doris, «con il supporto dei servizi automatici di investimento di Banca Mediolanum i nostri clienti beneficiano anche questo mese dell’ingresso graduale nel mercato azionario, come dimostrano i 298 milioni di raccolta netta gestita e i 3,8 miliardi da inizio anno».

Anche la raccolta netta di risparmio gestito del gruppo Anima tiene la rotta. In agosto i flussi sono stati positivi per 28 milioni, dopo i 101 milioni di luglio, per un totale da inizio anno positivo per circa 1 miliardo (rispetto ai 2 miliardi dello stesso periodo 2021). «Ad agosto il nostro gruppo ha registrato un dato di raccolta netta positivo malgrado l’elevata volatilità dei mercati e la stagionalità debole del periodo estivo», commenta Alessandro Melzi d’Eril, amministratore delegato di Anima Holding. «La domanda in questo momento vede preferite le soluzioni a scadenza, che possono beneficiare del rialzo dei tassi sulle obbligazioni governative italiane e usano logiche di accumulo per la componente azionaria».

Tutto sommato il settore del risparmio gestito è quindi in salute con livelli della raccolta, come nel caso di Banca Generali, sui livelli pre-pandemia. Il gruppo guidato dall’amministratore delegato Gian Maria Mossa ha raccolto in agosto 206 milioni portando il saldo da gennaio a 3,8 miliardi (dai 5 miliardi dello stesso periodo da record del 2021). In Banca Generali, rete più private rispetto a Banca Mediolanum e Anima, il trend da luglio ha visto rallentare il gestito e accelerare le scelte di liquidità a fronte dell’incertezza che domina i mercati. Sugli strumenti Vita poi il rendimento dei Btp diventa un’alternativa.

Azimut ha registrato ad agosto una raccolta netta positiva per 322 milioni, raggiungendo 5,2 miliardi da inizio anno, in linea con l’obiettivo di 6-8 miliardi per il 2022. «Nonostante il rallentamento stagionale e il perdurare di un’elevata volatilità dei mercati, abbiamo registrato durante il mese di agosto una forte raccolta netta, in particolare nelle soluzioni di risparmio gestito», aggiunge Gabriele Blei, ceo del gruppo Azimut.

Segnali positivi arrivano anche da Arca Fondi sgr, che grazie alla capillarità dei suoi collocatori sul territorio italiano (78 banche con 8.840 filiali e oltre 6 mila consulenti di quattro reti) da sempre offre un buono spaccato delle dinamiche in atto. Nel primo semestre la sua raccolta è salita del 9% a 1,5 miliardi, di cui 1,2 miliardi sui fondi comuni (+10%). Una tendenza che trova ha trovato conferma anche a luglio e agosto, quando Arca ha raccolto altri 400 milioni circa, e in questa prima parte di settembre anche perché «c’è ancora moltissima liquidità sul mercato, visto che la Bce ha alzato i tassi ma non è intervenuta nel toglierla come invece ha fatto la Fed; in questo momento raccogliamo molto sui fondi Esg di tipo bilanciato e azionario e sui nuovi fondi obbligazionari che permettono di investire sul rialzo dei tassi», racconta Simone Bini Smaghi, vicedirettore generale della sgr. «Funzionano molto bene i piani di accumulo, ne abbiamo aperti migliaia quest’anno perché gli investitori hanno capito che sono uno strumento ideale quando i mercati scendono. Il quadro macro è incerto, ma siamo fiduciosi anche grazie a strumenti digitali, modelli di servizio e nuovi prodotti».

Quindi le parole d’ordine sono diversificazione e prudenza: le reti continuano a raccogliere ma sono in attesa di schiarite sui mercati. Tanto che i titoli delle quotate restano in profondo rosso da inizio anno (Anima -27%, Azimut -35%, Banca Generali -31%, Banca Mediolanum -25% e Fineco -27%) e gli analisti per ora non cambiano stime e prezzi obiettivo pur sottolineando che i dati di agosto sono resilienti in un contesto particolarmente complesso. (riproduzione riservata)
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