Il blocco del gasdotto Nord Stream 1 per mano del gigante energetico russo Gazprom riduce ulteriormente il già ridotto margine necessario a bilanciare il mercato del gas della UE nel prossimo inverno.
Tuttavia, secondo un report di Fitch Ratings lo stop aumenta ulteriormente la probabilità di una recessione nell’eurozona, anche perché è arrivato ben “quattro mesi prima di quanto avevamo ipotizzato nella nostra precedente analisi”. Secondo Fitch il piano della Ue, sostenuto dall’aumento delle forniture di gas alternativo, in particolare dalle importazioni record di gas naturale liquefatto e dalla riduzione del consumo di gas del 15% nel 2023 rispetto al 2021, dovrebbe comunque riuscire a evitare situazioni di grave carenza.
L’analisi della società di rating parte dal presupposto che non ci saranno flussi di gas russo fra settembre e dicembre e questo potrebbe spingere i rischi al ribasso sebbene questo fatto sia parzialmente compensato dal fatto che la Germania ha raggiunto oltre l’85% dello stoccaggio di gas.
Va comunque detto che le incertezze sulle temperature del prossimo inverno (un inverno freddo potrebbe aumentare la domanda del 5%), la tempestività delle consegne di Gnl, la capacità degli Stati membri della UE di coordinare gli sforzi per superare i colli di bottiglia delle infrastrutture e l’evoluzione della guerra in Ucraina, sono tutti fattori che potrebbero incidere sull’approvvigionamento di gas e domanda nella regione.
L’esposizione all’arresto del gas russo varia tra i diversi paesi UE. Quelli con un’elevata dipendenza dalle forniture del Nord Stream 1 e poche opzioni immediate per diversificare le fonti di gas, come la Germania, hanno uno spazio di manovra limitato.
Tuttavia, la stessa Germania ha già ottenuto una riduzione del 13% della domanda di gas nei primi 5 mesi del 2022, vicino alla riduzione del 15% prevista per il 2023 rispetto ai valori 2021. Fitch commenta: “La nostra attuale valutazione è che uno stop totale alle forniture di gas ridurrebbe il livello del Pil della zona euro nel 2023 di 1,5-2 punti percentuali rispetto alle nostre previsioni del Global Economic Outlook pubblicate a giugno, con una riduzione di circa 3 punti percentuali in Germania e 2,5 punti percentuali in Italia. E’ quindi sempre più probabile che una recessione dell’eurozona inizi nella seconda metà del 2022”.