L’impegno in materia di politiche ambientali tra i Paesi in via di sviluppo è più forte tra quelli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici e con i governi più efficienti, mentre è più debole tra quelli che dipendono dagli introiti dei combustibili fossili. È quanto emerge da una nuova analisi di Oxford Analytica e WTW.
Tra i 62 Paesi e territori valutati nel WTW Political Risk Index, i governi di Bangladesh, Malesia, Filippine, Cile e Senegal si sono rivelati quelli che danno maggiore priorità al contrasto dei cambiamenti climatici quando sviluppano le proprie politiche statali. Ciascuno di questi ha totalizzato quattro punti su cinque sull’indice, mentre al contrario Libia, Turkmenistan e Myanmar ne hanno ottenuto uno solo, che corrisponde a un peso minimo o nullo assegnato agli obiettivi climatici. Tutti gli altri ne hanno ottenuti due o tre, che corrispondono a una pari importanza assegnata alla tutela dell’ambiente e ad altri obiettivi nell’ambito dell’azione governativa.
“Il clima è sempre stato un fattore di rischio politico e in casi estremi l’accesso al cibo e all’acqua vengono utilizzati come armi per ragioni politiche”, commenta in una nota, Roberto Curridori, head of credit & surety di WTW. “Comprendere la vulnerabilità di un Paese agli shock climatici sarà sempre più importante per gli investitori. In Mali, Niger e Burkina Faso, per esempio, il clima sempre meno prevedibile e l’aumento dei prezzi alimentari globali stanno contribuendo all’insicurezza alimentare in regioni già inclini alla violenza”.
L’indagine statistica di WTW ha identificato tre fattori che caratterizzano le diverse valutazioni assegnate:
- Vulnerabilità. I governi dei paesi in via di sviluppo con una maggiore vulnerabilità agli impatti del cambiamento climatico sembrano mostrare un maggiore impegno nelle politiche di riduzione delle emissioni.
- Forza dello Stato. I paesi con un apparato pubblico più efficiente sembrano mostrare un maggiore impegno nelle politiche ambientali.
- Introiti da petrolio e gas. I paesi che guadagnano di più dai combustibili fossili sembrano mostrare un impegno minore nei confronti della tutela del clima.
Esaminando le diverse regioni del mondo, i governi dei paesi in via di sviluppo di Africa e Asia sono in testa per quanto riguarda l’impegno sul clima. Molti Paesi asiatici hanno governi relativamente forti ed efficaci e tendono ad avere politiche ben strutturate e apparati burocratici capaci di metterle in pratica. Due esempi sono la Malesia e la Cina, che hanno ottenuto un punteggio elevato in virtù dei loro piani di transizione ecologica ben sviluppati.
Le valutazioni degli esperti per molti paesi africani, tra cui Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Marocco, Mozambico, Uganda e il Senegal, che ha ottenuto il massimo punteggio, sono state superiori alle previsioni statistiche.