di Elena Dal Maso
«Evergrande sembra la Lehman cinese», ha scritto in un tweet Uday Kotak, il fondatore della banca indiana Kotak Mahindra, con una fortuna personale di 16,5 miliardi di dollari. E qui si apre la domanda: fino a che punto si spingerà la Cina nel suo giro di vite sul settore immobiliare? Fino a lasciar fallire Evergrande, il maggior emittente di bond ad alto rendimento in Asia? Con i suoi 305 miliardi di dollari di debito sulle spalle, il più grande per un gruppo immobiliare sul pianeta, il futuro del colosso cinese è sul tavolo dei maggiori desk operativi al mondo. Anche perché gli analisti si stanno ormai chiedendo se il presidente Xi Jinping sia disposto a rischiare un deragliamento della crescita economica.
Lunedì i mercati mondiali hanno saggiato una sessione di selloff per paura di Evergrande, ieri hanno tentato il rimbalzo e lo stesso titolo ha chiuso la corsa sopra la parità. S&P Global Ratings ha scritto che «Pechino sarebbe costretta a intervenire solo se ci fosse un contagio di vasta portata che causasse il fallimento di molti dei principali sviluppatori e ponendo rischi sistemici per l’economia». Aggiungendo che «il fallimento di Evergrande da solo difficilmente si tradurrebbe in uno scenario del genere».
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