L’ISTAT CONFERMA LA RILEVAZIONE PRELIMINARE SULLA CRESCITA NEL SECONDO TRIMESTRE
di Rossella Savojardo
L’Italia conferma un forte recupero dell’attività produttiva nel secondo trimestre dell’anno, con il prodotto interno lordo in progresso del 2,7% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno quando però si era ancora in parte in lockdown. A ribadirlo sono gli ultimi dati diffusi dall’Istat che ha sottolineato come la rilevazione preliminare del pil, divulgata il 30 luglio 2021, aveva già registrato variazioni analoghe sia in termini congiunturali che tendenziali. La variazione acquisita per il 2021 è pari a +4,7%, mentre per quest’anno le stime del Tesoro indicano una crescita del pil pari o superiore al 5%, dopo il -8,9% registrato nel 2020. Inoltre, secondo le previsioni d’estate pubblicate dalla Commissione Europea i primi di luglio i pil dell’Unione Europea e dell’Eurozona si espanderanno del 4,8% quest’anno e del 4,5% nel 2022, mentre quello dell’Italia registrerà un +5% quest’anno (contro +4,6% delle previsioni di primavera) e un +4,2% l’anno prossimo (contro 4,4% stimato a maggio).

In relazione agli ultimi dati, in dettaglio rispetto al trimestre precedente tutti i principali aggregati della domanda interna hanno registrato un’espansione, con un aumento del 3,4% dei consumi finali nazionali e del 2,4% degli investimenti fissi lordi, mentre le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 2,3% e del 3,2%. La domanda nazionale, al netto delle scorte, ha fornito un contribuito positivo di 3,1 punti percentuali alla crescita del pil: +2,8 punti i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private, +0,5 punti gli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle amministrazioni pubbliche. Al contrario, la variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,8 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato positivo nella misura di 0,3 punti percentuali. Andamenti congiunturali positivi anche per il valore aggiunto di industria e servizi, aumentati rispettivamente dell’1,6% e del 2,9%. «Il forte recupero dell’attività produttiva riflette un aumento marcato del valore aggiunto sia nell’industria, sia nel terziario», ha spiegato l’istituto di statistica. A commentare i dati anche la Coldiretti, la cui analisi evidenzia che la crescita del pil è spinta dal risultato storico raggiunto grazie alle esportazioni agroalimentari Made in Italy che hanno registrato un aumento record del +23,1% a giugno con una proiezione in valore su base annuale stimata in 50 miliardi nel 2021. «L’Italia può ripartire dai suoi punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi e con un ruolo di traino per l’occupazione e l’intera economia», ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che «con l’emergenza Covid il cibo è diventato la prima ricchezza del Paese per un valore pari al 25% del pil con 538 miliardi di euro lungo l’intera filiera agroalimentare».

A crescere, in riferimento al solo mese di agosto, anche l’inflazione che in Italia balza al livello più alto da otto anni. Secondo le stime preliminari, infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è aumentato dello 0,5% su base mensile e del 2,1% su base annua (dal +1,9% del mese precedente), portandosi a un livello che non si registrava da gennaio 2013, quando toccò il 2,2%. Inoltre, guardando all’inflazione acquisita per il 2021 questa è pari a +1,8% per l’indice generale e a +0,9% per la componente di fondo. L’Istat ha sottolineato che l’accelerazione tendenziale dell’inflazione si deve prevalentemente a quella dei prezzi dei beni energetici (da +18,6% di luglio a +19,8%) e in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +11,2% a +12,8%), mentre i prezzi della componente regolamentata continuano a registrare una crescita molto ampia (e in lieve accelerazione da +34,2% a +34,4%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +0,6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +0,4% a +0,6%. L’aumento congiunturale dell’indice generale è invece dovuto da una parte a fattori stagionali che influenzano la crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,8%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7%) e, dall’altra, ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (+1,7%) e degli alimentari sia lavorati (+0,6%) sia non lavorati (+0,4%). L’aumento dei prezzi ad agosto preoccupa le associazioni dei consumatori, mentre secondo alcuni analisti il rialzo dell’inflazione non dovrebbe destare grandi preoccupazioni proprio alla luce del dato sul pil. (riproduzione riservata)

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