di Pietro Rizzo
La commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario avvierà un’indagine sulle modalità di distribuzione dei prodotti finanziari allo sportello. E’ stata così accolta ieri la richiesta del sindacato Fabi, che sarà anche il primo ad essere convocato in audizione per verificare il rispetto, formale e sostanziale, della disciplina di settore. La presidente della commissione Carla Ruocco, dopo la richiesta del sindacato sul tema delle pressioni commerciali nelle banche ha detto che «occorre accendere un faro su modelli distributivi e pressioni commerciali inerenti la vendita dei prodotti finanziari. I modelli distributivi e le pressioni commerciali sulla vendita dei prodotti finanziari pongono rilevanti profili di criticità sia sulla tutela del risparmio sia sul corretto funzionamento del sistema bancario e finanziario». Ulteriori problematiche emergono poi in relazione alla fase di profilatura della clientela e all’applicazione delle conseguenti regole di condotta (valutazione di appropriatezza/adeguatezza) soprattutto nel caso delle cosiddette «cripofila strumentali» e delle operazioni «baciate». Ciò a discapito del perseguimento del miglior interesse del cliente che deve, invece, orientare il comportamento degli operatori professionali che prestano servizi di investimento.
Secondo il segretario Fabi Lando Maria Sileoni «in questi ultimi tre anni il settore bancario ha vissuto una vera e propria rivoluzione, legata a un cambiamento radicale, non solo di un nuovo modello di banca nel suo complesso, ma anche di un modello di agenzia bancaria. Sono radicalmente cambiati i rapporti con la clientela e la nostra recente ricerca ha certificato e portato alla luce il sorpasso, chiamiamolo così, dei ricavi, dei guadagni per le banche legati alla vendita di prodotti finanziari e assicurativi attraverso importanti guadagni di commissioni rispetto ai ricavi legati all’attività sui prestiti, che tradizionalmente erano i guadagni più consistenti per il settore. A livello di numeri la differenza in percentuale sembra minima: il 50,5% da commissione contro il 49,5% dai prestiti: vuol dire 39,4 miliardi contro 38,7 miliardi su un totale di 78,1 miliardi di euro. Le banche si sono trasformate – e si stanno trasformando sempre di più – in negozi finanziari: sono orientate maggiormente a vendere prodotti finanziari e assicurativi, perché alto è il guadagno in termini di commissioni e tendono meno ad assicurare prestiti a famiglie e imprese».
L’aspetto politico più rilevante per Fabi è che le banche puntano su «attività per loro poco rischiose, come la vendita di prodotti finanziarie e assicurativi, e tendono a erogare meno prestiti: un po’ per la pressione dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea che pretendono bilanci più leggeri e un po’ per una rinnovata – e ancora più radicale, rispetto al passato – competizione tra i gruppi bancari italiani. Quest’ultimo aspetto ci preoccupa molto. La nuova fase di ulteriori aggregazioni che vivremo fino a tutto il 2023 esaspererà, ancora di più, questa competizione. Tutto ciò con la prospettiva che, pur di mantenere e di arrivare al primato della redditività e dei ricavi, le banche accentueranno la vendita verso la clientela, attraverso i lavoratori bancari, che sono le vittime, di prodotti finanziari anche a rischio». (riproduzione riservata)
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