Il mondo sta vivendo eventi meteorologici sempre più frequenti ed estremi, che il consenso scientifico collega agli effetti fisici del cambiamento climatico.
Mentre i riassicuratori hanno aumentato i loro sforzi per incorporare il cambiamento climatico nel loro processo decisionale, molte compagnie stanno affrontando difficoltà nell’implementare in modo robusto queste considerazioni, e l’analisi di scenario di S&P Global Ratings suggerisce che le stime dei riassicuratori sulla loro esposizione al rischio di catastrofi naturali potrebbero essere sottostimate del 33%-50%.
“I rischi non modellati e le difficoltà intrinseche nell’attribuire gli eventi estremi al cambiamento climatico creano il rischio che il cambiamento climatico possa non essere pienamente riflesso nella modellazione delle catastrofi dei riassicuratori, in particolare nel breve termine“, ha dichiarato Dennis P. Sugrue, analista del credito di S&P Global Ratings. “Crediamo che le compagnie che adottano un approccio più proattivo per comprendere e adattare la loro esposizione al rischio climatico saranno meglio protette dal capitale futuro e dalla volatilità degli utili legata alle perdite legate al clima“.
Lo stress test sulla potenziale esposizione al rischio del cambiamento climatico
I risultati di uno stress test sviluppato da S&P Global Ratings, volto ad illuminare la potenziale esposizione al rischio del cambiamento climatico a livello di settore, indicano che le stime dei riassicuratori sulla loro esposizione al rischio di catastrofi naturali – e quindi al rischio climatico fisico – potrebbero essere sottostimate del 33%-50%, ovvero il 91% del buffer del settore sopra il requisito patrimoniale ‘AA’. Anche se non è il nostro caso base, questo scenario illustra il potenziale significativo di volatilità dei guadagni e del capitale.
Il 71% dei riassicuratori che hanno risposto all’indagine considera il cambiamento climatico nelle loro ipotesi di prezzo, ma solo il 35% include una componente specifica del prezzo assegnata al cambiamento climatico. Questa varia tra lo 0% e il 10% della tariffa applicata in media e non sembra essere un fattore significativo nella determinazione dei prezzi di mercato.
I riassicuratori possono ritenere che gli effetti del cambiamento climatico non si faranno sentire per un po’ di tempo e che, al momento, la capacità di rivalutare annualmente la maggior parte delle polizze immobiliari fornisce loro un certo isolamento. Tuttavia, c’è un chiaro consenso scientifico sul fatto che il cambiamento climatico sta già influenzando la frequenza e l’intensità del tempo estremo – e quindi (se non adeguatamente mitigato), le perdite assicurate – oggi. Un confronto tra i movimenti storici dei tassi di premio per l’assicurazione contro le catastrofi globali e l’ammontare degli aumenti dei tassi stimati necessari per tenere conto delle perdite future causate dal clima dimostra perché il repricing annuale non è una soluzione su cui i riassicuratori dovrebbero fare troppo affidamento.
S&P considera l’esposizione ai rischi fisici del cambiamento climatico come un fattore chiave nelle valutazioni su 19 dei 21 principali riassicuratori classificati, principalmente attraverso le valutazioni dell’esposizione al rischio.