MEDIOBANCA DOMANI SCADE L’ULTIMA OPZIONE PER SALIRE AL 4,95% DELLA MERCHANT
di Luca Gualtieri
Che conseguenze avrà la battaglia di Generali su Mediobanca? La domanda ricorre ormai da mesi nella city milanese, ma l’escalation degli ultimi giorni, prima con l’annuncio del patto parasociale tra Francesco Gaetano Caltagirone (salito ancora al 6,13%) e Leonardo Del Vecchio e poi con la spaccatura del cda del Leone nella votazione di martedì 14, ha ulteriormente surriscaldato il clima nella Galassia del Nord. Domani nel frattempo scadrà il termine per l’esercizio dei contratti di opzione che a luglio Caltagirone ha siglato sulle azioni Mediobanca. Dopo lo shopping di febbraio e dell’estate l’imprenditore romano ha oggi in mano il 3,003% del capitale della merchant, una quota vicina a quella di azionisti storici come la famiglia Doris (3,28%). La struttura finanziaria dell’operazione prevedeva finestre di acquisto tra agosto e settembre, l’ultima delle quali per l’appunto si chiuderà domani. Quale che sia la scelta di Caltagirone, comunque, gli assetti di controllo di Mediobanca si confermano in profonda trasformazione.
In quest’ottica l’assemblea dell’istituto del prossimo 28 ottobre sarà una scadenza di grande interesse per il mercato. Anche se all’ordine del giorno non ci sono punti particolarmente rilevanti, non si può escludere che i nuovi inquilini della merchant (oltre a Caltagirone c’è Leonardo Del Vecchio, attestato oggi al 19%) approfittino dell’appuntamento per lanciare messaggi al management o al mercato. Per ora è difficile fare previsioni: se Del Vecchio e il suo entourage mantengono massimo riserbo sul tema, Caltagirone ha sinora lasciato intendere di non voler giocare un ruolo attivo nella governance di Mediobanca. Vero è però che il termine per presentare eventuali integrazioni all’ordine del giorno è fissato per il prossimo 8 ottobre, una decina di giorni dopo il decisivo board di Generali convocato per il 27 settembre. Nel caso in cui la spaccatura tra gli azionisti venisse confermata – suggerisce qualche osservatore – lo scontro potrebbe produrre qualche effetto concreto anche in Piazzetta Cuccia.
Non però senza qualche complicazione. Come noto, infatti, l’anno scorso la Bce ha concesso a Del Vecchio l’autorizzazione a superare il 10% solo in qualità di investitore finanziario, estraneo alla governance e alla strategia dell’istituto. Coerentemente con questa scelta all’assemblea di rinnovo del cda del 2020 Delfin ha appoggiato la lista di Assogestioni astenendosi da operazioni di disturbo nei confronti del vertice. Eventuali cambi di rotta andrebbero gestiti con cautela.
In attesa di conoscere le mosse dei nuovi inquilini di Mediobanca, giovedì 30 si riuniranno i pattisti di Piazzetta Cuccia che dal 2018 sono riuniti nel nuovo accordo di consultazione. Con l’uscita di Fininvest oggi il patto si attesta al 10,6% ed è incardinato sui Doris che hanno in mano circa il 3% del capitale e che, così come i Benetton, non sembrano intenzionati a vendere. Tra gli altri aderenti rimangono i Gavio (0,66%), i Ferrero (0,64%), i Pecci (0,52%), gli Angelini (0,45%), i Lucchini (0,38%), i Seragnoli (0,22%), gli Acutis (0,14%) e Romano Minozzi (0,1%). A fine anno però l’accordo arriverà a scadenza e la sua sopravvivenza sarà con ogni probabilità funzione dei futuri equilibri nella compagine azionaria dell’istituto. Di certo il suo peso non è più quello di un tempo e il futuro di Mediobanca dipende ormai da altri azionisti. (riproduzione riservata)
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