Da gennaio 2019 a luglio 2021 sono stati risarciti dalle aziende coinvolte nei procedimenti Antitrust 580 mila consumatori per un ammontare di 34 milioni di euro.
È quanto ha detto Antonio Rustichelli, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nel corso della Relazione annuale al mercato presentata al Senato.
“I dati relativi agli interventi a tutela dei consumatori – ha detto Rustichelli – evidenziano un sensibile e progressivo aumento degli impegni che prevedono, da parte delle imprese coinvolte, la volontaria adozione di specifiche misure risarcitorie e/o compensative a favore dei consumatori colpiti dalle condotte commerciali oggetto di istruttoria”.
I provvedimenti hanno riguardato diversi settori, “dai trasporti aerei e marittimi ai servizi bancari e finanziari, dai prodotti assicurativi alla fornitura di energia elettrica e gas”.
Rustichelli promuove la proposta UE sul digital market, nonostante le criticità.
Le criticità rilevate dall’Antitrust sul digital marker
“E’ apprezzabile l’iniziativa assunta dalla Commissione europea nel dicembre 2020 con le proposte del Digital Markets Act e del Digital Services Act. Di fronte a monopoli dai tratti così inediti e non sempre agevolmente contrastabili con i tradizionali strumenti antitrust,è positivo che si apra lo spazio della regolazione. Tuttavia l’attuale testo del Dma presenta ampi spazi di miglioramento e, a tal fine, l’Autorità ha ripetutamente evidenziato numerose criticità”.
Secondo il presidente dell’Authority le più evidenti sono due: “Innanzitutto, il digitale non è un settore ma una tecnologia che pervade tutta l’economia, per cui è discutibile un approccio “one size fits all”. Inoltre, la nuova disciplina privilegia un modello di enforcement centralistico, imperniato sulla competenza esclusiva della Commissione. Questo, voglio dirlo con chiarezza, è un grave errore. L’auspicio è che si possa approdare a una soluzione in grado di rafforzare realmente la competizione e l’equità nei mercati digitali, al contempo valorizzando l’esperienza accumulata dalle Autorità nazionali di concorrenza che, diversamente da quanto avvenuto oltreoceano, hanno per prime intuito e contrastato i comportamenti sleali delle piattaforme, cogliendone la pericolosità per il buon funzionamento del mercato e per i diritti dei consumatori”.
In apertura del suo intervento Rustichelli ha ricordato come fin dalla presentazione della sua prima relazione annuale nel luglio 2019, si fosse occupato della concorrenza fiscale sleale tra Stati membri, “che costituisce uno dei più gravi fattori di distorsione di quel level playing field, che è a fondamento di una competizione equa. Il danno arrecato agli Stati che producono valore dal dumping fiscale posto in essere da taluni Paesi europei, divenuti oggi dei veri e propri paradisi fiscali con l’euro, si è ancor più aggravato. Secondo un’analisi recente, sono 27 i miliardi realizzati nel 2018 in Italia dalle multinazionali e spostati nei paradisi fiscali europei; 40 quelli spostati dalla Francia; 71 i profitti sottratti alla tassazione in Germania. A beneficiarne quasi sempre sei Stati: Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Belgio, Cipro e Malta, mentre l’Europa è la principale vittima dell’elusione delle grandi società, con oltre il 35% dei profitti spostati dal Vecchio Continente, a fronte di meno del 25% dagli Stati Uniti”.
Rustichelli ha sottolineato come il persistere di tali fenomeni contrasti con il principio di solidarietà voluto dai Padri fondatori dell’Unione Europea e rischia di compromettere il progetto europeo. “Non può continuare ad esistere un sistema nel quale si consente alle multinazionali di operare sfruttando le infrastrutture e i servizi pagati dai cittadini, senza dare il proprio contributo attraverso il pagamento delle tasse nei paesi ove viene prodotto il valore.
Se l’obiettivo che ci attende è quello di costruire una Europa più forte, coesa e solidale, questo dipende anche dal modo con cui verrà affrontato il tema della concorrenza fiscale e contributiva sleale”.