Secondo le analisi della Fondazione Gimbe sui dati del 2018, la mobilità sanitaria del nostro Paese vale 4.618,98 milioni di euro sulla base del valore certificato dalla Conferenza delle regioni.
Le Regioni più attrattive sono la Lombardia e l’Emilia-Romagna che insieme accolgono il 40% dei cittadini che si spostano per farsi curare in una Regione diversa da quella di appartenenza. Tra le regioni che esportano il maggior numero di pazienti troviamo Lazio (13%) e Campania (10,5%).
Entrando maggiormente nei dettagli, le regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni di euro sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni di euro al Centro-Sud.
Sulla base dei dati elaborati la Fondazione Gimbe ha provveduto a una suddivisione tra le diverse aree del Paese
- Tra le regioni che presentano un saldo positivo rilevante troviamo: Lombardia (739,6 milioni), Emilia-Romagna (324 milioni), Veneto (140,9 milioni) e Toscana (139,3 milioni).
- Con saldo positivo moderato: Molise (33,7 milioni)
- Tra le aree con saldo positivo minimo: Provincia Autonoma di Bolzano (2,1 milioni) e Provincia Autonoma di Trento (0,5 milioni).
- Saldo negativo minimo: Valle d’Aosta (-4,7 milioni), Friuli-Venezia Giulia (-6,8 milioni), Umbria (-10,4 milioni) e Piemonte (-13,5 milioni).
- Saldo negativo moderato: Marche (-34,4 milioni), Basilicata (-48,4 milioni), Liguria (-51,1 milioni), Sardegna (-90,4 milioni).
- Saldo negativo rilevante: Abruzzo (-100,8 milioni), Puglia (-206,4 milioni), Sicilia (-228,7 milioni), Lazio (-230,7 milioni), Calabria (-287,4 milioni), Campania (-350,7 milioni).
Il fenomeno della mobilità sanitaria ha coinvolto circa un milione di pazienti, più le loro famiglie e il 97,4% del saldo attivo è confluito nelle casse di Regioni del Nord – Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana cumulano 1,34 miliardi – mentre l’84,4% di quello passivo per complessivi 1,4 miliardi grava su Campania, Calabria, Lazio, Sicilia, Puglia e Abruzzo. “I dati disponibili – spiega il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta – confermano che l’impatto economico della mobilità sanitaria è molto più elevato di 4,6 miliardi: a questa cifra vanno sommati i costi sostenuti per gli spostamenti, quelli indiretti (assenze dal lavoro di familiari, permessi retribuiti) e quelli da mancata esigibilità delle prestazioni territoriali e socio-sanitarie”.
Cartabellotta spiega che con l’indicatore elaborato dalla Fondazione Gimbe “la classifica dei saldi si ricompone dimostrando che, al di là del valore economico, gli importi relativi alla mobilità sanitaria devono sempre essere interpretati in relazione alla popolazione residente”. In particolare: il Molise conquista il podio nella classifica per saldo pro-capite; le differenze tra Lombardia (74) ed Emilia-Romagna (73) di fatto si annullano; la Calabria precipita in ultima posizione con un saldo pro-capite negativo di 148, superiore alla somma del saldo pro-capite positivo di Lombardia ed Emilia-Romagna (147).
“I dati pubblicamente disponibili – conclude Cartabellotta – se da un lato dimostrano che il denaro scorre prevalentemente da Sud a Nord, dall’altro confermano che l’impatto economico della mobilità sanitaria è molto più elevato di 4,6 miliardi di euro. Infatti, se un lato è difficile quantificare i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti, dall’altro è impossibile effettuare stimare sia i costi indiretti (assenze dal lavoro di familiari, permessi retribuiti), sia quelli conseguenti alla mancata esigibilità delle prestazioni territoriali e socio-sanitarie, diritti che appartengono alla vita quotidiana delle persone e non alla occasionalità di una prestazione ospedaliera”.
Un sondaggio realizzato dal broker online con sede a Londra “Simply Business” rileva che circa una piccola impresa britannica su cinque, non crede di riuscire a sopravvivere a un nuovo periodo di lockdown.
Il 17% delle 500 piccole società intervistate pensa di dover chiudere la propria attività in caso di un nuovo blocco. Alan Thomas, Ceo di Simply Business, ha sottolineato come i piccoli imprenditori e i commercianti stiano vivendo con grande paura queste giornate in cui il virus sembra aver ripreso vigore, anche perché devono fare i conti con una realtà di per sé già molto pesante, come dimostra il 62% del campione decisamente pessimista sulle prospettive a lungo termine della propria azienda.