Durante la sesta edizione del Fleet Motor Day, l’evento annuale dedicato ai gestori delle flotte aziendali promosso presso l’autodromo di Vallelunga da Sumo Publishing e patrocinato, tra gli altri, da Aniasa (l’associazione nazionale dell’industria dell’autonoleggio) è stato presentato lo studio “Le Flotte non si sono fermate”, che ha tracciato le coordinate della situazione post-lockdown. Una nuova normalità fatta di meno trasferte per i dipendenti, proroghe dei contratti di noleggio in essere piuttosto che rinnovi dei veicoli in flotta, adozione di soluzioni di micromobilità, sanificazione e igienizzazione dei veicoli, smart working destinato a proseguire anche nei prossimi mesi. E, ancora, la presenza già adesso di un recovery plan da attuare in caso di una massiccia seconda ondata del virus nei prossimi mesi.
In particolare, oltre 8 fleet manager su 10 segnalano che dopo la ripartenza post lock-down qualcosa è cambiato nella gestione della flotta della propria azienda: per il 53% la gestione è cambiata solo in parte, mentre per un terzo del campione il mutamento è stato più significativo. Ma cosa è mutato? La stragrande maggioranza degli intervistati (84%) dichiara che oggi i dipendenti fanno meno ricorso a trasferte e gli spostamenti sono ridotti al minimo, mentre il restante 16% afferma che è aumentato l’utilizzo dei veicoli negli spostamenti urbani e/o limitrofi, a scapito dei mezzi pubblici.
Se il numero dei veicoli assegnati in flotta per quasi il 90% degli intervistati, è rimasto identico rispetto a febbraio, il ricorso alle proroghe dei contratti di noleggio è stato massiccio: il 61% dei Fleet Manager lo ha concordato con le società di noleggio.
Per il 16% degli intervistati il noleggio a medio termine (della durata di alcuni mesi, il cosiddetto “mid- term”) si è rivelato un buon alleato in questa fase per soddisfare esigenze di mobilità limitate nel tempo, mentre il numero dei veicoli in pool e in car sharing è rimasto pressoché invariato. Più rilevante (26%) è la percentuale delle aziende che ha ridotto l’utilizzo dei veicoli operativi. Ennesimo segno che il Coronavirus e la limitazione degli spostamenti hanno avuto significativi effetti sulle attività.
La pandemia ha in qualche modo inciso sul processo di elettrificazione in atto anche nelle flotte delle imprese italiane? Alla prova dei fatti sembrerebbe proprio di no: il 12% degli intervistati dichiara di aver aumentato il numero degli EV nel parco e il 22% afferma di aver accresciuto la flotta di veicoli ibridi. Quasi nessuno ha scelto di ridurne l’incidenza sul parco.
Dunque, il trend elettrico/ibrido è vivo più che mai, affiancato però da un altro fenomeno “figlio” del Covid: la micromobilità. Il 16% dei Fleet Manager dice di aver già adottato soluzioni di micromobilità, soprattutto monopattini e scooter (42% del totale micromobilità), più gettonati rispetto alle biciclette. Un’alternativa di mobilità individuale che spesso va sostituire l’uso dei mezzi pubblici, percepito come maggiormente a rischio di possibile contagio.
La parola d’ordine anche nelle flotte è sicurezza, non solo su strada, ma anche all’interno dell’abitacolo. Non è un caso, d’altra parte, che quasi la metà (47%) dei fleet manager dichiari di aver ridotto l’utilizzo dei mezzi pubblici, per minimizzare i rischi di potenziali contagi.
Una delle priorità, in questa era post-Covid è senza dubbio la messa in sicurezza dei veicoli, attraverso la sanificazione (promossa dal 57% degli intervistati) e l’igienizzazione (adottata dal resto del campione. La frequenza di queste operazioni è diventata molto alta: il 24% le effettua settimanalmente, mentre il 39% addirittura dopo ogni utilizzo (per le auto in pool), ogni intervento riparativo/prima delle riassegnazioni (per le auto in fringe benefit).
Per quanto riguarda il futuro, sono tre i punti che emergono con chiarezza dallo studio.
- Il processo di elettrificazione continuerà: secondo il 71% degli intervistati, il Covid non ha avuto alcun impatto su questo aspetto e solo il 16% ha percepito un rallentamento.
- Lo smart working per molte aziende è una prassi ormai collaudata. Ben il 75% del campione dichiara che la propria impresa ha intenzione di proseguire anche nei prossimi mesi.
- E’ forte e decisa la volontà di non farsi trovare impreparati di fronte a una nuova ondata di Coronavirus. Il 65%, infatti, ha rivelato che, nel caso la pandemia tornasse a farsi sentire in maniera massiccia nel nostro Paese, è stato già predisposto un recovery plan aziendale. L’esperienza del lockdown, in altre parole, almeno in questo senso è servita per creare una maggiore consapevolezza e attenzione al rischio.