Coface pubblica il suo primo studio sull’esperienza di pagamento delle imprese nei Paesi Bassi, realizzato – in prima battuta – tra febbraio e inizio marzo 2020 (1° trimestre 2020), su 301 imprese. Con il diffondersi della pandemia da COVID-19 – che ha sconvolto il mondo e cambiato drasticamente lo scenario economico – Coface ha voluto dare conto del nuovo contesto, effettuando un secondo sondaggio tra le imprese olandesi tra i primi di maggio e la fine di giugno (2° trimestre 2020), a cui hanno partecipato 114 aziende. I risultati differiscono notevolmente in questi pochi mesi: sia per il diverso panel di intervistati, sia per il nuovo status-quo economico.
I termini di pagamento a dilazione rappresentano un caso interessante nei Paesi Bassi. Solo il 42% degli intervistati nel sondaggio del 1° trimestre 2020 ha dichiarato di offrire termini di pagamento lunghi, mentre per il 2° trimestre 2020 il dato è aumentato solo leggermente per il48%. I termini di credito a breve termine dominano il panorama imprenditoriale olandese, con l’85% delle imprese che registra termini di pagamento entro i 60 giorni. Tra il primo e il secondo trimestre le preferenze delle modalità di pagamento sono cambiate; si assiste ad unincremento dei pagamenti a breve termine. Gli intervistati non mostrano fiducia sull’attuale contesto economico e preferiscono incassare il prima possibile. Tali preoccupazioni sono fondate. Il numero di partecipanti che ha dichiarato ritardi di pagamento è aumentato dal 71% nel 1° trimestre al 75% nel 2° trimestre 2020: ovvero, nel campione preso in considerazione tre aziende su quattro stanno registrando ritardi di pagamento. Le imprese hanno dichiarato che la durata media dei ritardi di pagamento è elevata: 66 giorni nel 1° trimestre, 58 giorni nel 2° trimestre. Il settore della vendita al dettaglio tessile-abbigliamento soffre i ritardi più lunghi. La percentuale di crediti a dilazione con ritardi di pagamento, scaduti da oltre sei mesi, rappresenta una questione preoccupante nei Paesi Bassi. Nel complesso, non sono elevati, ma la distribuzione è leggermente cambiata nella fascia più alta. Mentre nel 1° trimestre 2020 solo il 3,6% degli intervistati ha dichiarato ritardi di pagamento pari al 5% del proprio fatturato, il numero è aumentato al 9,6% nel 2° trimestre.
Le prospettive economiche sono cambiate completamente in pochi mesi. Nel 1° trimestre 2020, tutti i settori hanno mostrato fiducia ed aspettative di business positive per il 2020, con il comparto chimico-farmaceutico il più ottimista e le costruzioni il meno. Tuttavia, a giugno 2020, il 52% delle imprese intervistate stimava un trend di business negativo per il 2020. Questa contrazione economica sta minacciando la sopravvivenza di alcune delle aziende intervistate. Un terzo di esse ha chiesto o prevede di richiedere aiuti di Stato, mentre un altro 7% non è sicuro ma potrebbe ricorrervi se la situazione economica dovesse peggiorare. Di conseguenza, le priorità legate alle principali criticità per le prospettive aziendali sono cambiate: mentre a inizio 2020, la Brexit sembrava essere il problema più grande, ora sono gli effetti del COVID-19 sull’economia mondiale e le interruzioni delle catene di produzione globali a destare preoccupazione. Questo potrebbe essere uno dei motivi che spiega la perdita di fiducia delle imprese olandesi nei confronti della Cina e la loro preferenza nei confronti dell’Asia emergentecome destinazione con le maggiori opportunità.
“Il primo studio Coface sui comportamenti di pagamento delle imprese nei Paesi Bassi conferma come gli effetti della pandemia da COVID-19 continuino a rappresentare l’ostacolo più impattante per l’economia mondiale nel 2020”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa. “L’aumento dei ritardi di pagamento, la maggiore inclinazione verso i pagamenti a breve termine e le prospettive economiche poco rosee che le imprese locali mostrano per questo anno evidenziano come anche un’economia tradizionalmente forte quale quella olandese non sia stata esente da un rallentamento generale, in un contesto globale decisamente inedito e sfidante”, conclude De Martinis