Secondo la quarta edizione dell’indagine Coface sui comportamenti di pagamento delle imprese tedesche, condotta tra luglio e inizio agosto 2020 con la partecipazione di 753 società, le aziende del Paese cercano di incassare i pagamenti nel più breve tempo possibile.
Il COVID-19 e le conseguenti ripercussioni sull’economia globale e tedesca sono il tema centrale dell’indagine. Dallo studio emerge che le imprese tedesche sono diventate più caute nel concedere dilazioni di pagamento ai propri clienti; complessivamente, un numero inferiore di aziende concede dilazioni di pagamento, e queste ultime si sono abbreviate, in alcuni settori anche drasticamente.
I principali rischi per le imprese esportatrici sono cambiati notevolmente: il rischio più serio lo scorso anno, la guerra commerciale USA-Cina, è diventato trascurabile nell’ambito dei rischi del 2020. Tre imprese su quattro hanno indicato il COVID-19 e i suoi effetti sull’economia globale e tedesca come rischio principale, insieme all’interruzione delle filiere di produzione in seguito alla pandemia. Tuttavia, rischi come la Brexit – presente nell’indagine Coface del 2017 – non sono svaniti e potrebbero diventare ancora più pressanti con una “No-Deal-Brexit” che incombe sul 2021. Pertanto, anche con prospettive leggermente migliori per il 2021, la Germania è ben lontana dall’uscita dalla “modalità crisi”.
Termini di pagamento: la liquidità prima di tutto
• Solo il 62% delle imprese dichiara di aver offerto dilazioni di pagamento. Nei quattro
anni precedenti, la quota di imprese intervistate che offrivano dilazioni di pagamento
era oltre l’80%.
• I termini medi di pagamento sono diminuiti di 3 giorni, passando da 37 giorni nel 2019
a 34 giorni nel 2020.
• I termini di credito a breve termine (da 0 a 30 e da 30 a 60 giorni) dominano il panorama imprenditoriale tedesco: metà delle aziende ha richiesto pagamenti fra 0 e 30 giorni.
• Il 100% degli intervistati nel settore delle costruzioni ha dichiarato di aver offerto termini di pagamento fra 0 e 30 giorni, portando il termine medio di pagamento nel settore al minimo di 15 giorni.
• L’auto è il settore più generoso nel 2020, con un termine medio di pagamento di 43,8
giorni.
• La variazione maggiore si registra nel settore farmaceutico, in cui i termini di pagamento
hanno subito una riduzione di quasi 18 giorni, attestandosi a 31,7 giorni.
Ritardi di pagamento: le imprese incassano più velocemente
• Il 68% degli intervistati ha registrato ritardi di pagamento nel 2020, rispetto all’85%
nel 2019.
• Il tempo medio di ritardo dei pagamenti è diminuito di quasi 2 giorni, da 37,7 giorni nel 2019 a 35,9 giorni nel 2020.
• Le ragioni alla base dei ritardi di pagamento nel complesso sono principalmente legate a
difficoltà finanziarie (48% nel 2020).
• Il 9% degli intervistati ha indicato esplicitamente il COVID-19 come motivo principale dei
ritardi di pagamento.
• I tempi medi di incasso (DSO) si sono notevolmente accorciati di circa 9 giorni, da 65,8
giorni nel 2019 a 56,5 giorni nel 2020.
Prospettive economiche: 2020 – un anno di incertezza
• Anche se i rischi preesistenti non sono svaniti e minacciano ancora l’attività delle imprese
tedesche, il COVID-19 e suoi effetti sono un tema centrale in questo 2020, soprattutto per
le imprese esportatrici.
• Il 39% degli intervistati si aspetta migliori condizioni di business nel 2021 rispetto al 2020, mentre il 14% è pessimista per il 2021.
• Tre aziende su quattro hanno indicato il COVID-19 e le conseguenze sull’economia globale
o tedesca come il rischio principale, insieme all’interruzione delle filiere produttive in seguito alla pandemia.
• Il 91% degli intervistati ritiene che il mercato domestico offra le maggiori opportunità di
business (rispetto all’81% del 2019).
• Un’azienda su due ha beneficiato degli aiuti di Stato, in particolare la cassa integrazione.
“I dati dell’edizione 2020 dell’indagine Coface sui comportamenti di pagamento delle imprese ci rivelano importanti trend”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo e Africa. “Da un lato, lo stato di crisi dell’economia nazionale, anche dovuta agli impatti della pandemia in corso, con un ricorso maggiore a termini di pagamento brevi. Dall’altro, previsioni leggermente positive per il 2021 ma con una attenzione particolare a nuovi possibili rischi, come un No-Deal-Brexit che iniziano a farsi nuovamente strada”, aggiunge De Martinis.