di Anna Messia
Non si arrendono i soci dissenzienti, contrari alle scelte del management di Cattolica Assicurazioni. Questa volta hanno chiesto a Consob di valutare l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica d’acquisto da parte delle Generali. L’esposto, secondo quanto anticipato da milanofinanza.it, è stato presentato in Consob nel fine settimana, a firma del Patto di Sindacato delle Api presieduto da Paola Boscaini. Secondo i soci contrari all’operazione con il Leone, gli accordi che sono stati sottoscritti da Generali Assicurazioni – vale a dire l’impegno a sottoscrivere 300 milioni dei 500 complessivi d’aumento di capitale chiesto da Ivass a Cattolica – avranno l’effetto di trasferire valore a Trieste pari a quasi un terzo dell’aumento di capitale riservato. Tra i punti citati nell’esposto c’è ad esempio il fatto che i patrimoni che vengono oggi gestiti dalla struttura di asset management di Cattolica verrebbero trasferiti alla sgr del Leone, con flussi finanziari che i soci ribelli stimano in 9-18 milioni l’anno, così come il business salute che verrebbe coordinato da Welion, controllata del gruppo triestino, o ancora la riassicurazione e l’information technology, ambiti in cui le due compagnie hanno in programma di sviluppare sinergie. Secondo i soci dissenzienti si tratterebbe di un controllo di fatto di Cattolica, nonostante Generali arriverà a detenere solo il 24,4%. Per questo motivo, chiedono all’authority presieduta da Paolo Savona di «valutare l’obbligo per non esentare Generali dall’onere di offerta pubblica d’acquisto». A questo punto, la parola passa alla Commissione che dovrà verificare la validità del ricorso. Già nei mesi scorsi, Consob era stata chiamata in causa dal Patto di Sindacato Api che avevano denunciato irregolarità in assemblea, con la Procura di Verona che – a seguito delle dichiarazioni dell’ex ad Alberto Minali alla Commissione – aveva notificato avvisi di garanzia ai vertici di Cattolica (il presidente Paolo Bedoni, l’ad Carlo Ferraresi e il segretario del cda, Alessandro Lai) sull’ipotesi di reato di illecita influenza assembleare. A sua volta, nelle scorse settimane la compagnia veronese ha presentato un esposto contro CasaCattolica (che raccoglie i soci ribelli), per la disinformazione messa in atto ai danni della società e dei suoi azionisti, mentre nei giorni scorsi il Tribunale delle imprese di Venezia ha respinto la richiesta di sospensiva dell’assemblea che lo scorso 27 giugno aveva dato il via libera all’aumento di capitale da 500 milioni chiesto da Ivass, avanzata anche quest’ultima dai soci dissenzienti: per soddisfare in tempi brevi le richieste avanzate dall’autorità di controllo delle assicurazioni c’era bisogno di aprire il capitale a soci esterni alla compagnia, come appunto Generali, ha spiegato il giudice Lina Tosi, aggiungendo che il ricorso era stato presentato da 34 soci rispetto ai 18.617 iscritti a libro di Cattolica, e quindi «la stragrande maggioranza dei soci deve dunque ritenersi adesiva al progetto». Ora si apre una nuova puntata. (riproduzione riservata)
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