di Francesco Bertolino
Assieme a quella dei listini nel secondo trimestre è iniziata anche la ripresa degli asset manager europei. Stando a un’analisi di Bank of America sui gestori quotati e attivi nel Vecchio continente, fra aprile e giugno scorsi i flussi sono tornati positivi dopo il calo del primo trimestre e sono cresciuti in media del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Il rilancio è stato però diseguale: il 65% del campione ha registrato una crescita degli attivi, concentrata soprattutto fra le società statunitensi. Sul podio della classifica di BofA figurano infatti tre gestori a stelle e strisce: nell’ordine Morgan Stanley Investment Management (+18%), Cohen & Steers (+17%) e Artisan (+14%). Bene anche le italiane Banca Mediolanum (+10,9%), prima fra gli asset manager con passaporto europeo, e Azimut (+6,4%). Male invece, evidenzia l’analisi, l’americana Victory Capital (-38%), la svizzera Gam Investments (-22%) e Manning & Napier (-15%).
La ripresa sta proseguendo anche nelle prime settimane del secondo semestre: al 9 settembre nei veicoli dei gestori europei erano stati già conferiti oltre 69 miliardi di dollari, somma che arriva a 130 miliardi se si includono anche i flussi verso i fondi monetari. E questa non è necessariamente una buona notizia per i gestori. La preferenza degli investitori per la pronta liquidità nell’incertezza della crisi pandemica sta riducendo i margini per via delle minori commissioni esigibili. Nel primo semestre del 2020, calcola Bank of America sul campione scelto, i margini sono scesi di circa due punti base. A ciò ha contribuito anche il crescente favore degli investitori per i fondi passivi (Etf e indicizzati), a scapito soprattutto di quelli azionari. Il dato emerge con chiarezza confrontando l’andamento di Amundi e Dws, due fra i maggiori asset manager europei con prodotti attivi e passivi. La tedesca Dws ha registrato nel semestre flussi per 6,5 miliardi di euro (+5,8%) sui fondi passivi e per 2,2 miliardi su quelli attivi (+0,6%). Ancor più evidente lo squilibrio per la francese Amundi, i cui fondi passivi hanno attratto 5,5 miliardi di euro (+14,3%), mentre quelli attivi hanno subito riscatti per 6,2 miliardi (-1,8%).
A fronte di questa duplice pressione sui margini i gestori si sono concentrati sul taglio delle spese per salvaguardare l’utile. In media, nel campione analizzato, i costi sono scesi del 6% rispetto al primo semestre dell’anno scorso. Al risparmio ha contribuito fra l’altro il taglio (chissà quanto permanente) delle trasferte di lavoro e degli eventi promozionali dovuto alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria. Pur in un anno difficile, di conseguenza, Bank of America stima per fine 2020 una crescita media degli utili per azione del 5% guidata da Partners Group, Azimut e Standard Life Aberdeen. Ciononostante non tutti i gestori potranno remunerare i propri azionisti. Dws, Azimut, Partners Group e Julius Baer hanno confermato il pagamento integrale dei dividendi relativi al 2019, mentre Banca Mediolanum e Amundi lo hanno sospeso su richiesta della Banca Centrale Europea, che ne ha raccomandato il rinvio almeno fino a gennaio dell’anno prossimo.
Alla luce di queste analisi, fra i gestori quotati europei BofA consiglia le azioni di Amundi, Partners Group, Julius Baer, Mediolanum, Dws e Azimut, mentre suggerisce di stare alla larga dagli asset manager inglesi. (rirpoduzione riservata)
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