La maggioranza studia un pacchetto Innovazione. Si va verso il rafforzamento Sis e misure per favorire il trasferimento tecnologico
di Andrea Pira

Ancora prima della fine del monitoraggio, alla maggioranza giallorossa è chiara la necessità di rimettere mano ai Pir. E i correttivi non possono trovare spazio che in manovra Trascorsi nove mesi dall’introduzione di vincoli minimi di investimento sull’Aim e sul venture capital ai piani individuali di risparmio, lanciati nel 2016, lo strumento per incanalare attraverso incentivi fiscali il risparmio italiano verso le imprese si è inceppato.
Neppure i decreti attuativi varati in primavera sono riusciti eliminare le zone grigie. Il risultato è quindi l’aspettativa di una raccolta in rosso per 700 milioni di euro e la richiesta da più parti di tornare alla normativa precedente. A novembre intanto scadono i sei mesi di monitoraggio che il governo si è dato per valutare gli effetti della riforma prima di intervenire. Discussioni sono già in corso con l’Unione europea.
Nella manovra sui cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell’Economia, guidato da Roberto Gualtieri, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza potrebbe entrare anche una rivisitazione degli Eltif, i fondi chiusi europei a lungo termine che dal prossimo anno potranno contare su un esenzione fiscale del 26% sui redditi di capitale, come previsto dal decreto Crescita approvato a giugno.

Anche per questi interventi il governo attende l’autorizzazione di Bruxelles, mentre mancano ancora i decreti attuativi. Intanto però sono destinati a diventare ingredienti della prossima legge di Bilancio e degli eventuali collegati. Nello schema abbozzato dalla maggioranza, in manovra troverà spazio il rafforzamento di impresa Impresa 4.0. Come confermato dal viceministro all’Economia, Antonio Misiani, l’intenzione è prorogare sia il super sia l’iper ammortamento, ripensando le misure in ottica ecologica.

L’idea che prende corpo è di far rientrare i due strumenti, assieme alle agevolazioni della Nuova Sabatini sui beni strumentali, sotto l’ombrello della «ricerca e sviluppo», allargandone quindi l’azione. Un capitolo a parte riguarda gli investimenti privati in start-up e piccole e medie imprese innovative, ancora lontani dalla media europea.
Sono allo studio modifiche alle Sis, le società di investimento semplice introdotta nel nostro ordinamento dal decreto Crescita, con l’intento di offrire agli investitori uno strumento di investimento dedicato alla classe di attività del venture capital. In particolare si ragiona sulla possibilità di alzare il tetto massimo di patrimonio netto, oggi fissato a 25 milioni di euro.
Nel pacchetto manovra dovrebbero inoltre trovare spazio un nuovo registro delle pmi innovative, che permetta agli investitori, anche stranieri, di individuare quelle con reali prospettive di crescita, così come misure per favorire il trasferimento di tecnologia, con l’intento di dare una direzione politica che oggi manca. Tra domani e venerdì, intanto, il governo presenterà la nota di aggiornamento del Def. Da New York il premier Giuseppe Conte non ha mancato di sottolineare la «diversa sensibilità» della Ue rispetto alle politiche di austerità.
«La clausola di salvaguardia Iva da 23,1 miliardi per il 2020 e da 28,8 per il 2021 sarà il punto di partenza per la definizione della prossima manovra», ha sottolineato Misiani, ipotizzando p di chiudere il 2019 con deficit al 2%. Sull’Iva, come anticipato da milanofinanza.it e Italia Oggi, l’esecutivo sta lavorando inoltre a una misura per disinnescare l’aumento retroattivo dell’imposta sulle autoscuole, scattato per effetto di una sentenza della Corte di Giustizia Europea, recepita dall’Agenzia delle Entrate.

Sempre il viceministro ha teso la mano a commercialisti, tributaristi e tecnici uniti nella protesta contro gli indici sintetici di affidabilità. Sugli adempimenti, ha spiegato, sarà presto aperto un tavolo. «Come gruppo di Forza Italia abbiamo presentato numerosi atti di sindacato ispettivo per evidenziare tutte le criticità derivanti dall’immediata applicazione degli Isa», si è unito alla critiche il deputato forzista Sestino Giacomoni, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera, che ha presentato un’interrogazione, «la presunta semplificazione fiscale non è a vantaggio di chi paga le tasse, ma di chi le riscuote» (riproduzione riservata)

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