di Angelo De Mattia
La molto probabile designazione di Fabio Panetta, attualmente direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’Ivass, a membro dell’Esecutivo della Bce succedendo a Benoit Coeuré, il cui mandato scadrà a fine anno, premia l’eccezionale competenza nonché il prestigio di cui gode in Italia e all’estero l’alto dirigente di Palazzo Koch. Panetta potrebbe continuare nel suo attuale ruolo, che svolge con efficacia e determinazione, anche nella prospettiva di un possibile altro passo avanti, considerata l’anagrafe, quando, fra poco meno di quattro anni, scadrà il mandato del governatore Ignazio Visco. Ma l’incarico europeo che si prospetta é indubbiamente un avanzamento, un impegno ancor più prestigioso e stimolante.
Panetta non ha validi competitori per il curriculum che presenta, per gli scritti, per la sua notorietà a livello internazionale, per gli incarichi ricoperti nella stessa Bce, che ha iniziato a frequentare come «accompagnatore» del governatore alle sedute del Direttivo sin da quando al vertice della Banca era Antonio Fazio che lo aveva scelto pur essendo ai gradi iniziali della carriera dirigenziale, mentre gli altri «accompagnatori» erano almeno direttori generali. Egli ha lavorato con quattro governatori che si sono succeduti, riscuotendo da tutti i più favorevoli apprezzamenti. Il suo inserimento al vertice della Bce risponde al superiore interesse di quest’ultima e dell’area dell’euro, ma anche, e non secondariamente, dell’Italia per il fatto che egli si presenta come uno tra i maggiori esperti, a livello internazionale, nel campo della politica monetaria e dei sistemi bancari e finanziari. E’ probabile che, se la designazione, come sarebbe scontato, si consoliderà, Panetta potrà occuparsi in particolare dell’impostazione della politica monetaria, un settore che richiede competenze e capacità superiori anche a quelle del più recente passato, stanti i limiti ai quali va incontro, dopo il ricorso alle misure non convenzionali, il governo della moneta, limiti i quali, pur senza disconoscere l’importanza e tutto ciò che può la politica in questione, cominciano a essere oggetto di approfondite analisi a livello internazionale. Ma Panetta ha pure una riconosciuta competenza nella Vigilanza bancaria e finanziaria che a Francoforte sarà preziosa per i rapporti tra la Bce e il Supervisory Board della predetta funzione, ma anche per le relazioni con le Vigilanze nazionali. Insomma, l’aspetto nettamente positivo della probabile designazione (che mette in sicurezza pure l’assegnazione della carica all’Italia, in teoria non vincolata, in considerazione della notorietà e della credibilità del designato) può essere, ma solo lievemente, attutito dal fatto che egli lascia le cariche a Via Nazionale Qui, però, la successione al grado ora ricoperto da Panetta, pur non essendo un fatto indolore, non dovrebbe tuttavia creare gravi problemi, visto, fra gli altri, il curriculum di Daniele Franco rientrato a Palazzo Koch con il grado di vice direttore generale, dopo avere svolto con particolare competenza e onore l’incarico di Ragioniere generale dello Stato. Il nome di Franco era stato diffuso dalle cronache nella rosa dei possibili ministri dell’Economia, ma a questo incarico egli non si era mai candidato, tanto meno aveva stimolato l’azione di lobby varie, né aveva mostrato interesse a lasciare l’Istituto non appena ritornatovi.
D’altro canto, con l’incarico a Francoforte non si chiude di certo la carriera di Panetta, a favore del quale gioca anche l’anagrafe. Come risorsa della Repubblica, all’occorrenza potrà pur sempre essere ritenuto a disposizione per diverse alte cariche se ve ne fosse la necessità. Insomma, un’andata molto prestigiosa ha pur sempre immanente un ritorno altrettanto prestigioso. Alla fin fine, potremo constatare, se si formalizzerà l’incarico, che mai come per questa nomina si è determinata un’assai diffusa condivisione. (riproduzione riservata)
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